Si aprirà l’11 settembre davanti alla Corte d’assise di Terni il processo a carico di Erjon Behari, il 43enne accusato dell’omicidio del 28enne Stefano Bartoli, avvenuto il 20 luglio di un anno fa in via II Giugno a Spoleto. L’uomo, di origini albanesi, è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare di Spoleto Luca Cervola. Dovrà rispondere del reato di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Costituiti parte civile nel processo la madre ed i fratelli del giovane ucciso, rappresentati dall’avvocato Andrea Bellingacci.
Davanti al gup Behari, difeso dall’avvocatessa Maria Donatella Aiello, ha voluto rendere spontanee dichiarazioni. “Non volevo ucciderlo, ma solo spaventarlo” ha ribadito, come ha sempre sostenuto sin dai primi momenti. Respinta la richiesta della legale di riqualificare il reato in omicidio preterintenzionale, così come quella di una nuova perizia psichiatrica sul 43enne, ritenuto invece capace di intendere e di volere. Questo nonostante in passato, nell’ambito di altri procedimenti, fosse stato ritenuto non imputabile.
Secondo quanto ricostruito, Stefano Bartoli era stato ucciso da una coltellata al torace fuori casa dell’albanese, al culmine di una lite per pochi soldi avvenuta di sabato sera intorno alle 21. Il 28enne albanese si era poi trascinato per alcune decine di metri lungo via II Giugno, nel quartiere Casette, chiedendo aiuto. I soccorsi si erano però rivelati vani e “biffo”, come lo chiamavano gli amici, era morto poco dopo.