Sara Minciaroni
“Ho avuto una visione e non ricordo più niente”. Oggi nell'aula del tribunale di Terni dove si è svolto il processo (con rito abbreviato) per l'uccisione del diciassettenne Ovidio Stamulis, il reo confesso Pietro Cesarini ha dichiarato al Gup Pierluigi Panariello di aver visto “una donna che urlava riflessa nello specchio”, poi più nulla. Un vuoto totale, dal quale mancano completamente quei dieci minuti di “orrore” nei quali Ovi è stato massacrato a colpi di mattarello in testa. Florentina, la madre del ragazzo, non è riuscita a trattenere le lacrime e in più di un'occasione nell'aula sono risuonate le sue parole “bugiardo, sono bugie”. Bugie per la donna e per le parti civili sono anche le parole con cui il Cesarini ha negato di aver mai abusato di lei sessualmente, la stessa notte in cui era appena stata dimessa dall'ospedale.
La violenza – Ma sotto il fuoco incrociato delle domande Cesarini qualche ammissione l'ha fatta, ha ammesso di aver minacciato il ragazzo con un coltello e di aver alzato le mani su di lui più di una volta, compresa la volta in cui lo ha picchiato nel camion, quando lo aveva portato con lui (che di professione faceva il camionista) in un viaggio.
Reo confesso – Sul fatto che sia stato Cesarini a commettere l'altroce delitto non esistono dubbi. E' stato lui stesso la sera del 5 ottobre del 2012 ad ammettere le proprie responsabilità ai carabinieri che per primi arrivarono sul posto. Ma le sue dichiarazioni di oggi hanno lasciato molte lacune nella ricostruzione di quei minuti. Cesarini, arrivato in aula molto provato e con almeno 25 chili in meno rispetto al giorno dell'arresto, ha raccontato di una “visione onirica” che gli è apparsa e di ricordare solo quella dal momento in cui è rientrato in casa, fino a quando si è seduto sul divano con ancora addosso il sangue di Ovidio. “Ho visto una donna riflessa nello specchio, che urlava, poi del fumo e poi ho visto un coltello a terra e l'ho nascosto sotto il divano”. Anche del matterello (arma del delitto) Cesarini ha detto di non ricordare nulla.
Il processo alla vittima – La difesa condotta dall'avvocato Francesca Massi si è concentrata piuttosto sul voler far emergere la situazione familiare nella quale si viveva in “casa Cesarini”. Quasi a voler delineare un quadro di “esasperazione”. “Ci è sembrato che si stesse facendo un processo alla vittima e non al suo carnefice”, spiegano gli avvocati Luca Maori e Donatella Donati che tutelano Florentina, nella parte del processo relativa alle presunte violenze nei suoi confronti, e la stessa donna come esercente potestà del fratellino minore di Ovidio.
Le assistenti sociali. Oggi sono state sentite anche l'assistente sociale, chiamata a deporre dal pubblico ministero e la psicologa citata dalla difesa. Dalle loro dichiarazioni sono emersi particolari che non escludono un proseguimento di indagini da parte della procura, con eventulale iscrizione al registro degli indagati per falsa testimonianza. Spunta infatti una relazione, redatta proprio al fine di richiedere l'allontamento del ragazzo dal tetto familiare, della qualle almeno uno degli operatori sarebbe stato presumibilmente a conoscenza, documento che smentirebbe precenti dichiarazioni.
La sentenza. Si tornerà in aula il 28 gennaio con le arringhe conclusive di accusa, difesa e delle parti civili. Nella stessa giornata verrà emessa la sentenza.
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