Luca Biribanti
Alexei Nabiouline, siberiano nei suoi 34 anni, è uno dei più grandi interpreti della musica classica e promettente maestro. All'associazione “Araba Fenice” va il merito di aver portato a “Palazzo Gazzoli” Nabiouline, nell'ambito della stagione concertistica 2012-2013. Il musicista russo, da pochi giorni è stato nominato docente presso il conservatorio “Tchaikovsky” di Mosca, incarico che conferma doti fuori dal comune, unite alla disciplina dello studio. Nabiouline ha vinto il premio “Casagrande” di Terni nel 1998, per poi iniziare una carriera sfolgorante e precoce. Il ventenne siberiano con i soldi vinti al concorso musicale si fece costruire un bagno in casa e fece installare il telefono, circostanze che restituiscono un personaggio umano, umile e dignitoso; tutte peculiarità della sua musica.
È raro oggi ascoltare un grande interprete misurarsi con i capolavori della musica classica, per intenderci quelli che ogni appassionato conosce ed è in grado di apprezzare anche senza una preparazione specifica. Presentarsi al pubblico con qualcosa di molto sofisticato e sfuggente sembra essere il mantra per ogni buon musicista, ma Nabiouline sfata il mito.
Al Gazzoli la sala era gremita per ascoltare un programma che prevedeva Beethoven e Chopin, come quasi mai accade a Terni, visto che in occasione di eventi e concerti, alcuni interpreti locali non sono all'altezza, anche se più pubblicizzati del formidabile Nabiouline.
Le due grandi sonate beethoveniane presentate in apertura, “Patetica” ed “Appassionata”, lungi da ogni banalizzazione o leziosaggine, restituiscono un'immagine dell'autore mai scontata: estrema chiarezza e coerenza danno corpo alla struttura musicale e sono tese a mettere in evidenza ogni voce, ogni elemento caratterizzante la tessitura, mentre una cura timbrica fuori dal comune esaltano le dinamiche; per chi ascolta, è facile intuire ogni dato nascosto nella partitura. Talmente semplice che si ha quasi l'impressione di sfogliarla, pagina per pagina. E forse il dato più singolare e stupefacente è che nelle esecuzioni di Nabioulin tutto ciò avviene nella massima spontaneità: il controllo e l'enorme chiarezza mentale non influiscono minimamente sulla naturalezza del fraseggio. Il Beethoven che ne esce è virile, pieno di dignitosa fermezza, ben lontano dal cliché del romantico sfortunato che ancora oggi qualcuno prova a proporre. Dopo i due capolavori, l'interprete russo colloca la sonata op.90, spesso snobbata in quanto, a torto, considerata semplice; brilla invece per cantabilità e perfezione.
Seconda parte dedicata al poeta del pianoforte: i notturni op.27 n.1 e 2 avvolgono il pubblico in un'atmosfera sognante, fatta di sfumature raffinate ed eleganti, dove nulla è concesso a quell'idea isterica e borghese che spesso vorrebbe uno Chopin effeminato, efebico, sguaiato. A chiudere il concerto. la grande esplosione della ballata op.23, dove la tecnica ferrea di Nabioulin spiega tutto l'amor patrio, tutto l'ardore che il genio polacco ha tradotto in musica; parte il presto con fuoco e la sala è piena di quei cannoni nascosti sotto i fiori che da due secoli parlano dell'unicità di Chopin. Due bis regalati ad un pubblico emozionato e soddisfatto confermano infine un dato poco usuale: si può essere grandi nell'umiltà, senza cedere al gusto dell'eccentrico, ma ponendo il proprio talento al pieno servizio della partitura, dell'autore, della Musica, prima che del proprio autocompiacimento.
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(ha collaborato Martina Ciucci)