Concludere entro 60 giorni i lavori di realizzazione del Museo delle armi o restituire la struttura al Ministero della Difesa. E’ quanto chiede il Centro studi Malfatti che ha diffidato il municipio ternano a completare i lavori. Ecco il testo del comunicato diramato dal Centro: “Sull’onda del grande successo riscosso dalla mostra sul centenario del fucile 1891, organizzata dall’allora Maggiore Aldebrano Micheli, Capo dell’Ufficio organizzazione e metodi industriali della xx Règia fabbrica d’armi, nacque la volontà di dar vita a un museo delle armi a Terni, e allo scopo fu costituita una ONLUS denominata Museo Internazionale delle Armi Leggere. Attraverso vicissitudini che non è indispensabile ricordare qui l’associazione ha avuto in gestione fiduciaria dal Ministero della Difesa le armi della raccolta tecnica delle ex Règia Fabbrica d’Armi. Allo scopo nel 1999 il Ministero ha ceduto con vincolo di realizzazione museale al Comune di Terni alcuni locali dismessi della Fabbrica D’Armi, una superficie complessiva di 4.000 m2, che da allora il Comune non ha reso idonei alla esposizione, nonostante la disponibilità di fondi, stanziati per lire 2.500.000.000.
Dopo due decenni recentemente è stato redatto un programma di lavori di ristrutturazione che, ancorché apprezzabile per la modernità, a causa gli spazi esigui previsti per le esposizioni consentirà di esporre solo poche centinaia di armi a fronte delle migliaia disponibili, degradando un potenziale museo di valenza internazionale al livello di una collezione privata.
Il Centro studi Malfatti il 12 agosto scorso, con una lettera indirizzata al Sindaco del Comune di Terni, al Ministero della Difesa e al Prefetto di Terni, ha formalmente diffidato il Comune di Terni a rispettare il contratto di acquisizione dei locali il quale, all’art 6 impone al comune di realizzare il museo entro tre anni dalla data di acquisto (termine ampiamente decorso), ovvero a concludere l’allestimento del museo delle armi entro 60 giorni dal ricevimento della diffida o, in alternativa, a restituire i locali al Ministero della Difesa prima che la Corte dei Conti la costringa a farlo imponendole anche di restituire i soldi ricevuti per la ristrutturazione degli stessi, causando un danno ancora maggiore ai ternani ed alla Nazione, dopo circa un ventennio di annunci e di “scherzose” inaugurazioni.
Ci pare che anche questa esperienza, dopo venti anni, si possa considerare conclusa. La cultura e la salvaguardia dei beni culturali non sembrano essere nelle corde di chi amministra questi territori. Prendiamo atto che vi è più interesse per argomenti come i piani regolatori e le distruzioni, purtroppo”.