“L'abito non fa il monaco”. Così recita un antico e noto proverbio che forse non fu mai tanto vero come nel caso dei Lupi di Monteluco, motociclisti dall'aspetto trasgressivo innamorati della propria motocicletta e animati dallo spirito di libertà e di avventura. Gli spoletini, ma non solo, ricorderanno certamente il motoraduno o, per dirla con loro, il “Blue Bullet”, che, per dieci anni, ha animato le serate primaverili nei pressi di Pontebari diffondendo musica, allegria e voglia di stare insieme. Un appuntamento che, dal primo arrangiato esperimento del 1995 ha conosciuto un successo di pubblico sempre maggiore, giungendo nelle ultime edizioni a richiamare a Spoleto migliaia di persone, tra bikers, familiari, curiosi e semplici visitatori. In quei giorni trovare una camera libera a Spoleto era un'impresa non da poco, anche grazie alla presenza di musicisti di fama internazionale come James Thomson, Mimmo Mollica, Nick Becattini e Jenny B. Ordine, pulizia, professionalità e rispetto hanno da sempre contraddistinto il motoraduno dei Lupi di Monteluco, tanto da richiamare l'attenzione della stampa e della TV nazionale. Nel 2001 il quotidiano La Repubblica ha dedicato alla manifestazione sei pagine del suo settimanale del venerdì, mentre l'anno successivo è stata Rete4 ad interessarsi all'evento spoletino con un servizio in seconda serata preceduto da frequenti stacchi pubblicitari. Forse non tutti sanno che questi motociclisti hanno fatto tanto per promuovere non solo lo spirito e la filosofia del loro gruppo, ma anche e soprattutto “la voglia di divertirsi e di aiutare il prossimo”, per citare le loro stesse parole. Ogni anno buona parte del ricavato della manifestazione è stato infatti devoluto in beneficenza, per l'acquisto e il potenziamento di mezzi e risorse per le associazioni di volontariato locali. Ma non solo: interesse dei Lupi è stato anche quello di incoraggiare l'economia locale attraverso l'acquisto in aziende del luogo di tutto ciò che era necessario per l'organizzazione del raduno come pane, carni, vini, bibite, snack, attrezzi da lavoro, pezzi di ricambio e molto altro, per un fatturato di decine di migliaia di euro. Inoltre, la promozione di iniziative collaterali a scopo beneficiario e promozionale ha permesso la sopravvivenza di organizzazioni locali sull'orlo del fallimento, primo tra tutti il club di boxe spoletino. Per finire, notevolissimo l'impegno rivolto al lancio di giovani band musicali grazie all'indizione, dal 2001, del “Lupi Music Festival” che ha permesso a gruppi emergenti, spesso senza risorse economiche, di esibirsi in un palcoscenico da star, di fronte ad un pubblico numerosissimo. Ma tanto successo è stato anche la causa della fine del Blue Bullet: troppi i partecipanti, troppe le moto, troppa la mole di lavoro richiesta per un'organizzazione eccellente, troppa la burocrazia cui dover sottostare a fronte di uno spazio inevitabilmente insufficiente, incapace di gestire una richiesta di pubblico sempre maggiore. Il 2004 ha segnato l'ultima edizione del motoraduno dei Lupi di Monteluco, che pure avrebbero desiderato continuare ad impegnarsi per salvaguardare i risultati ottenuti. Può sembrare strano, ad oggi, ripercorrere le tappe di una simile manifestazione e rendersi conto che nulla è stato fatto per sostenere e promuovere un'iniziativa così importante per l'economia locale e che non è stato possibile allestire o destinare un'area adeguata, in termini di strutture e di spazio, per non lasciar morire un'opportunità di crescita e di sviluppo che aveva già dato prova di potenzialità enormi. E' così che, dopo cinque anni, i Lupi di Monteluco hanno deciso di prestare la loro esperienza e professionalità ai ” cugini” di Assisi, che quest'anno organizzeranno un loro raduno, il “Motor Wolf”. Seppur fieri di appartenere alla storia e alla tradizione spoletina, non hanno esitato a collaborare con una realtà che è loro estranea pur di tornare a vivere quell'atmosfera di divertimento, di allegria, di amicizia e di fratellanza che era propria del Blue Bullet. Certo, una nota di amarezza appare sul loro volto quando gli chiediamo di tornare a Spoleto: “Ci piacerebbe molto, sarebbe un sogno riallestire il nostro motoraduno e certamente l'entusiamo non ci manca, ma da soli non ce la possiamo fare. Abbiamo bisogno di sentire la vicinanza e la collaborazione delle istituzioni per non fallire ancor prima di cominciare”, commentano. Ma la passione, trattenuta a stento, brilla nei loro occhi, in attesa che una seppur piccola scintilla possa scatenare l'incendio e dare nuove speranze per il futuro. Amanti della motocicletta siete avvertiti: i Lupi di Monteluco hanno ancora voglia di far parlare di sè.
Valentina Bocali