Maxi-truffa da 2mln | 13 indagati tra Perugia, Ascoli, Fermo, Chieti e Pescara | Soldi in Albania - Tuttoggi.info

Maxi-truffa da 2mln | 13 indagati tra Perugia, Ascoli, Fermo, Chieti e Pescara | Soldi in Albania

Redazione

Maxi-truffa da 2mln | 13 indagati tra Perugia, Ascoli, Fermo, Chieti e Pescara | Soldi in Albania

Email false a fornitori | Truffato anche un noto istituto bancario | L'operazione Ocean della Polizia Postale
Lun, 27/02/2017 - 19:21

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Una maxi-truffa che ammonta a quasi 2 milioni di euro, se si calcolano in totale i danni economici di cui sono caduti vittime vari fornitori in Italia, in particolare del comparto alimentare. Un giro di denaro, account e e-mail false, società di comodo rivelatesi scatole vuote, per un’indagine che ha portato a 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere (tutte eseguite) e 6 obblighi di dimora (di cui 2 non eseguiti in quanto i destinatari non sono stati ancora rintracciati), tutti emessi dal G.I.P. del Tribunale di Perugia. L’operazione denominata ‘Ocean‘ ha visto impegnati gli uomini della Polizia Postale di Perugia insieme agli agenti di Pescara, Ancona e Roma, coordinati dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni della capitale e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia.

Tutto è cominciato a novembre 2015, quando un’attività commerciale impiegata nella grande distribuzione di alimentari ha sporto denuncia per una transazione fraudolenta. Le indagini all’epoca furono avviate dagli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Perugia. Alla base delle truffe c’era l’invio a vari fornitori di email false e apparentemente riconducibili a nomi di manager di aziende della media e grande distribuzione, italiana ed estera, reperiti attraverso il ‘social engineering‘, una tecnica di persuasione usata per ottenere o compromettere informazioni riguardanti un’organizzazione o il suo sistema informatico.

Nella email, questi presunti manager effettuavano degli ordini di generi alimentari di vario tipo per conto di aziende con le quali abitualmente avevano rapporti commerciali. Tutti ordini di importi rilevanti, che riportavano anche i contatti e i recapiti di telefoni cellulari usate dal gruppo criminale, che sono poi risultati essere intestati a persone inesistenti.

La merce veniva poi regolarmente consegnata: ad entrarne in possesso erano però i malviventi. Gli ordini venivano dunque generalmente stoccati in un magazzino affittato fittiziamente dalla banda, prima di essere subito ed immancabilmente trasferiti senza pagarne il prezzo. Gli uomini della Polizia Postale si sono dunque trovati di fronte all’ipotesi di una associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

Attraverso le indagini si è poi scoperto che le e-mail, nonostante fossero inviate da account anonimi, con l’utilizzo del browser TOR, erano tracciate grazie all’individuazione di un identificativo I.P. italiano. Dall’analisi dei tabulati telefonici è emerso la presenza di quattro componenti della banda coinvolti, a vario titolo, nell’illecito “giro d’affari”.

Sono così scattate le intercettazioni da parte degli investigatori. Il gruppo, costituito da tredici indagati, tutti cittadini italiani residenti nelle province di Ascoli Piceno, Fermo, Chieti e Pescara, aveva messo in piedi un’articolata organizzazione creando “ad hoc” tre società di comodo, rivelatesi delle vere e proprie scatole vuote, la cui solvibilità era falsamente certificata. Gli artefici delle frodi risultavano avere la propria base operativa all’interno di un’attività di pesca sportiva presso un lago artificiale nelle Marche. La sede è stata perquisita durante l’attività investigativa.

Molti i colpi messi a segno dal sodalizio criminale impegnato, oltre che nelle frodi commerciali, finalizzate anche ad ottenere finanziamenti, mutui e ʺcessioni del quintoʺ mai onorati. In particolare, attraverso la collaborazione di due associati, liberi professionisti operanti nel ramo finanziario e della consulenza del lavoro, dopo aver confezionato per una delle aziende di comodo falsi bilanci aziendali e business plan inesistenti, la banda è riuscita ad ottenere un mutuo ed un finanziamento di 320.000 euro ingannando così un noto istituto bancario. Successivamente, tramite una serie di operazione di giroconto, alcune delle quali dirette su un conto corrente aperto in Albania, risultato intestato ad uno dei leader del gruppo, il denaro è stato “ripulito” e ripartito tra i sodali.

La ricostruzione delle varie transazione fraudolente è avvenuta grazie alla collaborazione con gli istituti bancari e con l’INTERPOL, il cui Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia ha attivato l’omologo servizio di polizia nel paese delle Aquile. Una parte del bottino è stata inoltre impiegata per lavori di ampliamento e miglioria della struttura di ristorazione presente presso il lago di pesca. Il danno complessivo arrecato alle varie parti truffate ammonta, come detto, a 2 milioni di euro.

©Riproduzione riservata

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