Sold out per lo spettacolo di Marco Travaglio “I migliori danni della nostra vita”, andato in scena nella serata di ieri, 28 luglio, nell’ambito della rassegna del “Baravai” all’anfiteatro romano de “La Passeggiata”. Una retrospettiva e un’analisi del presente che si intrecciano con i poteri forti, il ruolo dell’informazione, della Nato, dell’Europa, fino alla Russia, passando per le croniche debolezze dell’Italia dal ventennio di Berlusconi fino a Giorgia Meloni. Travaglio racconta come dal Presidente Giorgio Napolitano si siano preparate le base per l’ascesa di Fratelli d’Italia, come Renzi abbia distrutto il Pd, e come le destre abbiano capito che la coalizione premia alle elezioni: manco ci volesse un genio per capirlo. Vittima designata il Movimento 5 Stelle che, tra le righe, si capisce essere il punto di riferimento politico di Travaglio che difende a spada tratta l’operato di Conte e dei suoi governi. Contro di lui, dal periodo della pandemia Covid, secondo il racconto di Travaglio ci sarebbe stata una campagna di discreditamento per arrivare al governo Draghi che per Travaglio è un po’ come parlare del ‘diavolo’ e, in fine dei conti, anche di Monti.
Nelle tre ore di monologo serrato, solo un leggio in scena, Travaglio ripercorre le tappe e le cause che hanno portato alla guerra tra Russia ed Ucraina, sostenendo posizioni ‘pacifiste’ e l’inutilità degli armamenti all’Ucraina, utili solo all’industria bellica e agli Stati Uniti e ai poteri forti della Nato, vista come spauracchio e istituzione ‘marcia’ che aleggia sui destini dell’Europa e delle questioni internazionali. Per arrivare, anche se è iniziato tutto da lì, alle questioni della nostra nazione. Come è sia nato il governo Meloni e chi siano i ministri: chi è figlio di chi, chi è cognato di chi, chi è amico di chi, tutti sistemati in poltrona in quella o l’altra società o in quel ministero. Il pubblico ha apprezzato lo stile sempre ironico e tagliente, tipico del giornalista del Fatto, che non si è tirato indietro nell’evidenziare come il suo giornale sia ‘indipendente’ rispetto a quelli che ha definito ‘giornaloni’, beccati in contraddizione e spesso smentiti da se stessi. Occasione per riflettere su un’informazione ‘marcia’, imboccata dal potere e nutrita, spesso, anche dai rubli, da capitali stranieri. Il tutto per un poltrona in più.
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