Il museo malacologico di Città di Castello apre al pubblico sabato 26 giugno con tante novità
Riaprirà al pubblico sabato 26 giugno con nuovi spazi espositivi e un nuovo laboratorio “Malakos”, il museo malacologico di Città di Castello con oltre 3000 conchiglie provenienti da tutti i mari del pianeta, custodite in 40 teche nel complesso di Villa Cappelletti.
La collezione privata più grande d’Europa e il professor Bini
Si tratta della collezione privata di conchiglie più grande d’Europa (oltre 600 mila gli esemplari catalogati in una banca dati a portata di click) appartenente al professor Gianluigi Bini, ex “cercatore di conchiglie in tutto il pianeta” e luminare del settore, che gestisce da anni il museo con uno staff qualificato di esperti, tra cui la dottoressa Debora Nucci, biologa, responsabile della direzione operativa del museo e di tutte le iniziative didattiche, e la dottoressa Beatrice Santucci (naturalista e biologa dell’evoluzione) che da circa un anno si occupa della ricerca.
L’idea di questo vero e proprio “paradiso terrestre”, un museo malacologico, nasce nel 2005 quando Gianluigi Bini, 70 anni, biologo fiorentino trapiantato da oltre 20 anni a Città di Castello, un’autorità in materia (Aubry, noto malacologo di fama mondiale gli ha dedicato una specie, “Cinguloterebra binii” per il grande contributo apportato alle scienze malacologiche) inizia a progettare assieme alla moglie Wanna un’esposizione di tutte le conchiglie raccolte nella sua decennale esplorazione dei fondali marini a bordo di navi oceanografiche.
Ha raccolto e studiato circa 15mila specie diverse, provenienti da ogni angolo del mondo, dal Polo Nord al Mare Adriatico. Ne espose un primo nucleo nei locali a piano terra della Pinacoteca comunale, che presto diventano stretti per un patrimonio di esemplari che sfiora i 600 mila reperti. Il Comune di Città di Castello gli ha affidato parte di Villa Capelletti per sviluppare un vero centro di Educazione Ambientale aperto a tutti, dove è possibile ospitare anche mostre temporanee di ogni disciplina naturalistica e dove gli studenti potranno avere a disposizione microscopi e altre attrezzature per fare esperienza.
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L’incontro con gli squali
Biologo, appassionato della natura, degli animali e di tutti gli esseri viventi che popolano la terra il professor Bini qualche volta ha superato situazioni a dir poco pericolose riuscendo però oggi a raccontarlo. “Fra deserti, foreste e oceani me ne sono successe diverse – racconta – ma fortunatamente mai così gravi da rischiare la vita”.
“Due volte però me la sono veramente ‘fatta addosso’ con gli squali. Quando studiavo Biologia Marina in Australia, nei pressi di una fantastica barriera corallina mi apparve un grosso tigre a meno di due metri: ho ancora impressa nella mente la sua possente dentatura bianca. Una paura tremenda. Un’altra volta eravamo all’interno di una gabbia, nella Baia di Melbourne, per testare dei repellenti per squali e arrivò una grossa femmina di squalo bianco che, per disgrazia, s’impigliò con la coda in una delle catene di discesa della gabbia. Era lunga più di quattro metri ed il suo peso doveva essere vicino ai 7-800 kg. Una tempesta di botte, morsi alla gabbia, ma per sua e nostra fortuna dalla nave appoggio sganciarono la catena e lo squalo scomparve in un attimo; feci in tempo a recuperare questo grosso dente che si era spaccato mordendo la gabbia”.
Le conchiglie…nella Regione senza mare
Il professor Bini non si scompone più di tanto quando qualcuno gli fa notare la mancanza di collegamento fra una collezione record ed unica come quella del museo e il luogo dove si trova, l’Umbria, Città di Castello, entrambe senza mare. “La cultura non può avere limitazioni o costrizioni territoriali, come ben dimostra il Museo Egizio di Torino che, dopo quello de Il Cairo, è il più importante al mondo. Con questo, ovviamente, non voglio fare paragoni assurdi tra Malakos e il Museo piemontese ma voglio solo dire che qualsiasi luogo è idoneo per dar vita ad un’iniziativa culturale. Quello che io ho fatto mettendo a disposizione di tutti la mia collezione, è solo il primo mattone di progetto molto più ampio: nel giro di un paio di generazioni spero che si possa venire a creare una collezione di riferimento mondiale per gli studi della Malacologia”.
Nuovi spazi e…
Domenica 20 giugno si è svolta l’inaugurazione ufficiale con le istituzioni e la presentazione del nuovo laboratorio didattico e nuove sale e corner espositivi all’interno del museo, grazie al contributo del Lions Club di Città di Castello Host, al Lions Club di Umbertide ed il Leo Club. Sabato 26 giugno alle ore 16 ci sarà il taglio del nastro per bimbi, famiglie e tutti coloro che vogliono visitare il Nuovo Malakos. Ora il museo possiede un luogo dove accogliere anche i numerosi studiosi, che da tempo chiedevano di venire a lavorare con le preziose collezioni.
L’Associazione Malakos ODV inoltre, che si occupa della gestione del Museo, ha contribuito a rinnovare alcuni corner espositivi con aggiornamenti e rivisitazioni. È stata creata una nuova sala di Etnomalacologia con reperti rarissimi e provenienti da ogni parte del mondo, verrà esposto per la prima volta a Città di Castello un autentico chiocciolaio del Mesolitico Siciliano, risalente a circa 10.000 anni a.C. Sono stati inoltre restaurati gli spazi comuni di accoglienza e la sala relax: un Exhibit interattivo che fonde storytelling e cultura marinara renderà la pausa più ricca e stuzzicante.
Tutte le info
Il polo scientifico, Museo Malacologico, “Malakos”, è aperto al pubblico dal martedì al venerdì: 10-12,30 e 15-17, nei weekend e festivi fino alle 18. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e 1 gennaio. Info: 349.5823613 – 075.8552119 o www.malakos.it oppure info@malakos.it, FB e IG: Museo Malakos. Il Museo è su Google Arts and Culture ed è possibile fruire di foto ad alta risoluzione dei fotografi Anna Fabrizi ed Enrico Milanesi.