di Giovanni Guidi, pianista
“Molte persone mi scrivono per sapere cosa accade a Foligno in questi giorni. Perché io sono di Foligno e perché mi conoscono come persona che si interessa molto alle cose che sono accadute e che hanno fatto tornare la mia città sotto i riflettori.
Non lo so se è vero che me ne interesso, ma quando nella vita ti trovi di fronte alle difficoltà e agli spettri devi ricorrere ai ricordi di un bambino. Quindi è vero, mi sto occupando molto di ciò che non ricordavo, ciò che ho rimosso e ciò che accadeva quando ero bambino.
Ero amico di Gabriele e del suo mondo. Non l’ho mai saputo se lui si sia interessato al mio. O se l’abbia riconosciuto.
Ma se volevamo una cosa, avevamo la stessa insistenza, ero cattivo come sanno essere cattivi i bambini e un’ora a settimana uscivo dalla classe durante l’ora di religione. Non avrei mai scelto di rimanere, ma neanche di uscire.
A volte aspettavo dopo la campanella, a volte sapevo tutto quello che gli altri imparavano molti anni dopo ed ero colto.
Per lo stesso motivo. Quando ti devi occupare di te, da adulto, devi scavare molto in fondo e trovare quella volta che non hai detto. Quella volta che hai taciuto. Quella volta che hai guardato altrove. Quella volta che hai sentito e hai finto di non capire. Quelle parole che non hai saputo dire.
A Foligno abbiamo una scuola meravigliosa, una scuola che si prende cura di menti raffinate e sottili. Una scuola dove i bambini hanno saputo dire che piangevano senza vergognarsi, dove una sorella aspetta un fratello, e scientificamente sa distinguere un tentativo maldestro da una consuetudine inadeguata.
A Foligno c’è una classe, che per se stessa esige il massimo dell’insegnamento e che si prende cura dell’essere classe. C’è una classe di bambini adulti. Questi bambini già conoscono la complessità delle relazioni. Relazioni tra fratello e sorella, tra figli e genitori, tra figli di tanti genitori, e tra figli di genitori che non sono nati a Foligno. Conoscono quale deve essere la relazione tra studente e insegnante.
A Foligno è accaduta una storia bella. C’è il dolore di due fratelli, che però non avranno un giorno quella cosa che non hanno detto. C’è lo sgomento di altri bambini, che non avranno mai però il senso di colpa dell’essere stati omertosi. C’è l’inesperienza e l’incompetenza di un uomo a cui è stato permesso di non andare oltre. E’ stato tutelato. Ci sono genitori che devono proteggere i loro figli, ma che hanno scoperto di essere in una comunità di genitori.
A Foligno ancora non si è soli. C’è la legge Italiana che è stata più forte del silenzio. Dei giorni che sono passati. Chi vuole restare uguale a se stesso, chi invece vuole ancora il silenzio, chi questa storia la vuole raccontare dal punto di vista dei bambini senza avere l’audacia dei bambini, chi non garantisce un insegnante che non ha saputo fare il suo lavoro, chi è stanco e i bambini non li sa neanche più seguire, per favore resti in silenzio, lasci i colori ai bambini e li lasci liberi di essere spregiudicati. Chi non è più bambino nell’anima e nelle azioni da così tanto tempo da non capirne le parole, si metta alla finestra da oggi. La apra e guardi la Bellezza di una città, che è non si mai voluta guardare veramente. Bella, Bellissima.
C’è la città che della saggezza dei bambini si fida. E’ stata una storia di vita, una storia di formazione, di formazione come i romanzi che dopo che li hai letti ti lasciano diverso.
L’insegnante bravo è quello che alcune volte dalla finestra, ti ci lascia sognare”.