La parola “Umbria” non è stata pronunciata dal segretario Zingaretti nel suo intervento dal palco dell’Ergife. Ma tra quelle “realtà territoriali feudalizzate” dominate da “gruppi di potere” contro cui ha tuonato il segretario del Pd in tanti hanno localizzato anche l’Umbria, dove a qualcuno le orecchie saranno fischiate. Dove di certo non manca quel “regime correntizio che soffoca tutti“, per dirla ancora con le parole con cui Zingaretti ha annunciato la volontà di cambiare il Partito democratico, affidando a Maurizio Martina il ruolo di coordinatore del gruppo di lavoro che dovrà cambiare lo Statuto e soprattutto la gestione del partito.
Che il Pd “così non va” se ne sono accorti anche in Umbria. Per quanto emerso con lo scandalo sulla Sanitopoli perugina. E per quanto avvenuto dopo, con il commissariamento “ad interpretazione” che rischia di trascinare il partito nelle aule di Tribunale, anche se in sede civile questa volta.
L’adunata di lunedì
Lunedì alle 19 il commissario umbro Walter Verini si consulterà con sindaci (in carica ed ex), segretari cittadini, consiglieri regionali, parlamentari e membri degli organismi nazionali per avviare la discussione sulla linea (e sulle candidature) in vista delle regionali d’autunno. Il commissario non decide da solo, anche se poi spetta a lui, sulla base del mandato ricevuto da Roma, fare la sintesi, ha spiegato più volte lo stesso Verini illustrando il percorso che intende seguire per arrivare a fine luglio ad avere ben definiti programma e candidature. Definendo anche il rapporto con il movimento civico di Fora e Ferrucci.
Fora e Ferrucci in campo: ecco chi sono i 226 sostenitori
La maggioranza dell’Assemblea (sui numeri effettivi del gruppo dei “104”, tra ripensamenti e nuove adesioni, ci sono varie stime) sempre lunedì depositerà la richiesta di autoconvocazione per la quale sono state raccolte venerdì le firme del 10 per cento dei membri. Quell’Assemblea che Verini, sulla base delle lettere ricevute da Roma, intende commissariata. Ma che invece i “ribelli-resistenti”, proprio in virtù di quelle lettere in cui si annuncia l’avvio della procedura per il commissariamento, ritengono ancora nel pieno delle sue funzioni.
Raccolte le firme, l’Assemblea Pd si autoconvoca
Da lunedì Verini avrà 20 giorni di tempo per convocare l’Assemblea. Oppure, come appare probabile, ignorerà quella richiesta firmata da membri di un organismo che ritiene decaduto. Ed a quel punto, i “104” sono pronti a portare il caso davanti al giudice.
Pur con qualche incomprensione sull’invito all’incontro di lunedì, per il loro incarico istituzionale ci saranno alcuni degli esponenti (bocciani soprattutto, ma non solo) contrari alla linea Verini. Anche se non si sono esposti firmando l’appello di giugno ed ora l’autoconvocazione che sarà consegnata lunedì. Il loro dubbio è se provare ad aprire il fronte o tentare di accostare per far riprendere le trattative saltate giorni fa.
Bori all’attacco
Tra i rappresentanti umbri all’Assemblea nazionale Pd c’era anche Tommaso Bori. Che si è dovuto accontentare di consegnare al segretario Zingaretti il suo intervento su “sanità, politica e Umbria“, viste le troppe persone iscritte a parlare. Bori affida invece a social il suo giudizio sull’iniziativa dei “104”: “Leggo ora l’ennesima e ridicola provocazione, quella di autoconvocare un’assemblea che é stata sciolta per l’arresto del segretario regionale. Evidentemente per qualcuno la situazione è grave, ma non è seria. Per me non é così e si sta continuando a tenere in ostaggio una comunità. Lunedì avrò modo di riproporre queste riflessioni nella riunione convocata dal Commissario Verini: qualcuno deve segnare un limite, quello della decenza“.