Francesco Balucani
Girlfriend in a Coma – discussa produzione angloitaliana politicamente attaccata nonché culturalmente elogiata – approda al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. La Sala dei Notari è stata nuovamente presa d’assalto per questo nuovo, stimolante incontro. Ad un anno dalla prima, sconvolgente, proiezione londinese, il pubblico italiano può finalmente assaporare i frutti del lavoro portato avanti da Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, e Annalisa Piras, giornalista e regista. Per chi ancora non lo sapesse, il lungometraggio, realizzato poco dopo la caduta dell’ultimo governo Berlusconi, analizza con spirito critico la situazione politica e sociale italiana dell’ultimo ventennio. Philippe Ridet, di Le Monde, ha definito la pellicola “una disperata lettera d’amore all’Italia”.
Bill Emmott, celebre per il sofferto e giuridicamente difficile rapporto con Silvio Berlusconi, ha metaforicamente raffigurato l’Italia come una sorta di fidanzata che da troppo tempo versa in uno stato comatoso. Da qui la genesi del titolo. Sostenendo come il declino socioculturale del paese sia dovuto ad uno specifico collasso morale che non trova validi riscontri in altre nazioni occidentali, la trama del documentario ripercorre il tortuoso percorso intrapreso dal popolo italiano negli ultimi vent’anni, identificando i mali e – perché no – i pregi del paese come una dantesca sortita negli Inferi di Lucifero e nel Paradiso del Signore. Emmott, protagonista del lungometraggio in prima persona, discende con quieta lentezza le scale del Pozzo di San Patrizio di Orvieto, cantando la Divina Commedia e riflettendo le sorti di una nazione che da decenni declina inesorabilmente verso il fondo del pozzo. Una sorta di barriera tematica si eleva allora tra estremismo politico, consorzi mafiosi, corruzione dilagante, ipocrisia, terrorismo brigatista e quella che Vittorio Sgarbi definirebbe l’Italia delle Meraviglie: arte, cultura, giovialità mediterranea, creatività intellettuale e bellezza paesaggistica.
Attraverso molteplici interviste a personaggi di rilievo, tra i quali spiccano Mario Monti, Umberto Eco, Roberto Saviano, Elsa Fornero, Marco Travaglio, Giuliano Amato, Nanni Moretti, Matteo Renzi, Sergio Marchionne e molti altri, Emmott e Piras hanno tentato di scrutare nelle oscurità del Bel Paese ed illuminare i lati in ombra del tessuto sociale italiano. Interessante notare come tutti guardassero con ammirazione e speranza un uomo – Mario Monti – che ad un paio d’anni di distanza non riceverebbe forse le stesse parole di stima e rispetto. Da quest’osservazione, una riflessione: non tutto è sempre come sembra. La salvifica venuta del Governo tecnico apparì a suo tempo come l’ultima, epica occasione di redenzione, salvo poi notare come l’operato dei professori abbia deluso, frammentato e incendiato l’apparato sociale del paese. Eppure, i primi giorni sembravano colmi di nuova luce, come a preannunciare un profondo cambiamento infine avvenuto. Non tutto è sempre come sembra. La fede ortodossa nei confronti del pareggio di bilancio ha calato l’economia italiana nei meandri di una fossa dalla quale emergerà con nuove, qualitativamente mutate sembianze. La stessa riflessione può verosimilmente essere applicata al documentario nel suo complesso: per quanto affascinante e incisiva, l’analisi portata a compimento dalla produzione angloitaliana manca forse di unicità e rispecchia una voce – per quanto importante possa essere.
In ogni caso, l’atteggiamento di ostilità di cui la pellicola è stata vittima in Italia, vessata e minacciata da più parti, rimarca con estrema chiarezza la bassa condizione riservata alla libertà di stampa in un paese dove le cose sono effettivamente più intricate e condizionate di quanto molti potrebbero pensare. In un contesto siffatto, il lungometraggio prodotto dalla Springshot Productions va certamente accolto con fervore e interesse. L’affollato incontro è stato moderato da Bruno Manfellotto, direttore dell’Espresso. “E’ come guardarsi allo specchio – afferma Manfellotto – e l’impressione che se ne ha ti atterrisce. Ma siamo davvero così? Aspro, duro, sincero, questo documentario vi farà vedere qualcosa al quale i media nazionali non vi hanno abituato”.
La pellicola è scaricabile dal sito web del gruppo editoriale Espresso.
Un’ultima osservazione che potrebbe portare molti a riflettere: a Bill Emmott è stato chiesto il perché abbia con così tanto entusiasmo voluto sobbarcarsi un carico di lavoro preponderante e per certi versi pericoloso. “Avevo molte domande alle quali non riuscivo a trovare una risposta – ha risposto il giornalista britannico – una delle quali mi assillava con costanza: perché un uomo come Sergio Marchionne, così elogiato a livello internazionale, viene continuamente demonizzato nel suo stesso paese?”.
modificato alle 20.31 del 26/04/2013