Mentre Catiuscia Marini stava predisponendo la “pec” da inviare a Palazzo Cesaroni per esplicitare la propria volontà di dimettersi definitivamente, la Prima Commissione dell’Assemblea
legislativa dell’Umbria incontrava il portavoce della “Associazione ex consiglieri regionali dell’Umbria con diritto ad assegno vitalizio”, Andrea Lignani Marchesani, e il presidente della “Associazione ex consiglieri della Regione Umbria”, Pino Sbrenna, in merito alla proposta di legge dei consiglieri Donatella Porzi e Marco Vinicio Guasticchi (Pd) relativa alla rideterminazione dei vitalizi, prevista dalla legge ‘145/2018’ (Bilancio dello Stato 2019).
L’obiettivo della Commissione, che si riunirà nuovamente mercoledì, è di portare l’atto in Aula entro il 30 maggio, limite entro il quale approvare il provvedimento sui vitalizi per non incorrere nel taglio dei trasferimenti statali.
Lignani Marchesani ha parlato di “una riforma equa e di un sacrificio sostenibile”. Essa consentirebbe inoltre di garantire un trattamento equo a chi già percepisce il vitalizio e a chi lo percepirà in futuro. La normativa precedente, ha evidenziato, presentava una distorsione per chi aveva svolto una sola legislatura, che viene in parte corretta con questo nuovo testo. Il risparmio potrà essere inferiore a quanto è stato stimato, ma questo perché la situazione umbra era più equilibrata rispetto ad altre Regioni.
Nell’audizione successiva, Sbrenna, ha invece sottolineato che su questa proposta di legge c’è stata la convergenza del Governo, della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza delle Assemblee legislative. Si tratterebbe però di una materia di esclusiva competenza regionale, sulla quale si sarebbe dunque verificata una ingerenza del Governo nazionale.
Sbrenna ha infine presentato tre ipotesi di modifica al testo, che propongono di: prestare attenzione alle categorie che subiranno una riduzione più significativa dei vitalizi (coloro che hanno svolto una sola legislatura, nelle prime due Legislature regionali); confermare il regime esistente per ex consiglieri divenuti invalidi; chiarire definitivamente che il montante contributivo individuale è costituito dall’insieme di tutti i contributi versati (per l’assegno vitalizio e per eventuali reversibilità).
Le nuove norme
La proposta di legge, denominata ‘Disposizioni per la rideterminazione degli assegni vitalizi in attuazione dell’articolo 1, commi 965, 966 e 967, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021)’, ricalca il documento di indirizzo del 17 aprile scorso della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni che contiene uno schema comune di testo di legge attuativo dell’intesa raggiunta il 3 aprile tra il Governo e la Conferenza permanente
per i rapporti tra lo Stato e le Regioni. L’obiettivo della legge è un contenimento della spesa pubblica attraverso la rideterminazione dei trattamenti previdenziali e dei vitalizi già in essere secondo il metodo di calcolo contributivo.
Il testo prevede cinque scaglioni per il riconteggio, ma contiene anche delle clausole di salvaguardia per evitare eventuali riduzioni eccessive degli assegni, come il fatto che l’assegno non possa essere inferiore a due volte il trattamento minimo Inps, a meno che l’assegno non fosse già inferiore a questa soglia. Inoltre viene previsto che l’assegno vitalizio a seguito della rideterminazione non possa comunque superare l’importo dell’assegno attualmente percepito.