“Se la mafia è un'istituzione antistato che attira consensi perché ritenuta più efficiente dello Stato, è compito della scuola rovesciare questo percorso perverso, formando giovani alla cultura dello stato e delle istituzioni”. Con queste parole Paolo Borsellino indicava il modo e il metodo con cui far conoscere la legalità, considerando i giovani la base da cui partire per un percorso rispettoso della legge e capace di infondere e promuovere consapevolezza nelle giovani generazioni. L'incontro tenuto da Giovanni Impastato nell'Auditorium della Scuola di Polizia il 13 febbraio scorso, a cui hanno partecipato oltre 350 studenti delle scuole medie inferiori e superiori, è stato un'importante occasione di confronto sul tema della legalità e sulla storia di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia a Cinisi nel 1978. Organizzato dall'Assessorato all'Istruzione, Formazione e Lavoro del Comune di Spoleto insieme alla ASL 3 e al Centro Territoriale Permanente l'incontro ha visto la partecipazione dell'Assessore Patrizia Cristofori, del vice direttore della Scuola di Polizia Redauby Pilolli e del Procuratore della Repubblica di Spoleto Gianfranco Riggio e la Dirigente Scuola Media Pianciani dott.ssa Smacchi. Molte le domande poste dagli studenti a Giovanni Impastato, soprattutto al termine della proiezione del film di Marco Tullio Giordana “I cento passi” che racconta la vita, l'attività politica e l'impegno contro la mafia di Peppino Impastato nella Sicilia degli anni '60 e '70. “Un appuntamento che abbiamo fortemente voluto insieme al Centro Territoriale Permanente – ha tenuto a sottolineare l'assessore Cristofori – inserendolo in un percorso educativo e di formazione interamente rivolto ai giovani che come assessorato stiamo portando avanti con le scuole del territorio”. Formazione e conoscenza, un binomio da cui è impossibile prescindere se si vuole infondere nei più giovani il rispetto delle regole. “La mafia, anche alla luce delle notizie che quotidianamente vengono riportate dai giornali – ha aggiunto la Cristofori – non è un fenomeno che interessa solo una parte del Paese, ma è un male endemico che è possibile sconfiggere solo attraverso la cultura della legalità, la consapevolezza e il rispetto delle regole, regole e leggi che possono anche non essere condivise, ma che devono essere discusse, valutate ed eventualmente cambiate all'interno delle dinamiche e attraverso gli strumenti che la nostra democrazia garantisce”.