Le squadre cinghialisti: obiettivi difficili, senza le nostre richieste, pronta la protesta

Le squadre cinghialisti: obiettivi difficili, senza le nostre richieste, pronta la protesta

Massimo Sbardella

Le squadre cinghialisti: obiettivi difficili, senza le nostre richieste, pronta la protesta

Ven, 29/09/2023 - 13:05

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Il Coordinamento umbro ribadisce le proprie richieste su regolamento 34, cacciatore singolo, girata e numero componenti compresi gli "ospiti"

Il Coordinamento delle squadre cinghialisti dell’Umbria torna a porre l’attenzione sulle varie criticità legate a questa attività venatoria praticata in braccata, ribadendo quanto già espresso nel mese di marzo e luglio.

Il mancato incontro sul tema cinghiali

I cinghialisti avevano apprezzato il contenuto della nota dell’assessore Morroni, che il 6 agosto annunciava confronto sulle singole questioni in argomento nei primi giorni di settembre. Ma registrano, con rammarico, una dilazione dei tempi, che porta a ridosso dell’apertura della caccia in braccata alla specie cinghiale, con tutte le problematiche segnalate a cui dare risposte ancora concrete al fine di ridurre la presenza dei cinghiali che causano gravi danni alle colture oltre ad essere un pericolo per l’incolumità delle persone e per i rischi sanitari.

“Questo Coordinamento – scrivono le squadre cinghialiste in una nota – considerato il protrarsi di una situazione di stallo, convocherà nei prossimi giorni un incontro con tutti i rappresentati delle 180 squadre operanti in Umbria nel quale si deciderà di condividere ed intraprendere azioni di protesta, nella consapevolezza della nostra compattezza e determinazione, che ci porteranno a manifestare civilmente le nostre ragioni fino anche a non ritirare le autorizzazioni per la caccia in braccata”.

Il Coordinamento ricorda quindi le proprie proposte, già presentate a Regione Umbria (Assessorato e Giunta), associazioni venatorie, agricole, cinofile, Atc.

Modificare il regolamento 34-1999

Innanzi tutto, modificare fin da subito il regolamento regionale 34-1999, “prevedendo battute congiunte tra le squadre, senza richiesta di autorizzazione, magari una semplice comunicazione all’ATC fissando quale limite il solo numero minimo e massimo dei cacciatori partecipanti. Prevedendo tale opzione nella giornata del giovedì per tutta la stagione venatoria e disponendo un pacchetto di 4/5 eventualità tra il sabato e la domenica”.

Ogni anno il numero dei cacciatori in braccata – viene ricordato – diminuisce e con loro il numero delle squadre, “perdendo così la specificità, le conoscenze, la loro attività di presidio che le lega al territorio, che risulta dato determinante al fine di un più efficace prelievo del cinghiale”.

“Le battute congiunte così nuovamente disciplinate – scrive il Coordinamento – consentiranno di migliorare sensibilmente i dati degli abbattimenti rendendoli ancora più efficaci soprattutto nei territori molto esposti ai danni alle colture agricole. Come si è visto anche quest’anno dai numeri degli abbattimenti, il metodo della caccia in braccata è risultato il più adeguato, al contrasto della problematica cinghiale/danni alle produzioni agricole”.

Cacciatore singolo

“Ad oggi – è l’altro aspetto su cui si chiede di intervenire – una puntuale disciplina sull’attività del cacciatore singolo alla specie cinghiale e la possibilità di praticare questo tipo di caccia anche nelle zone assegnate alle squadre, rappresenta un ostacolo al prelievo e alla pressione venatoria sulla specie cinghiale”.

“L’attività del singolo – scrive ancora il Coordinamento – resta limitata nei numeri del prelievo pur producendo un inevitabile allontanamento dei cinghiali dalle zone vocate, disperdendo i selvatici sul territorio prima che le squadre possano intervenire contribuendo ad aggravare la problematica in una area ancora più vasta sempre a scapito e danno alle colture”.

È inoltre inevitabile che le attività del singolo cacciatore al cinghiale nelle zone assegnate produca tensioni con la comunità dei cacciatori in braccata. “Pertanto – scrive il Coordinamento a questo proposito – riteniamo che questa forma di caccia deve essere abolita, in subordine vietare l’attività venatoria al cinghiale da singolo nelle zone assegnate alla braccata peraltro allineandoci così ai disciplinari in materia delle confinanti Regioni Lazio e Toscana”.

La girata

Il Coordinamento delle squadre cinghialisti dell’Umbria interviene poi sulla girata. “Il metodo della girata di cui si parla da tempo, qualora introdotta, – viene specificato – dovrà essere opportunamente disciplinata nel solo territorio non settorializzato per interventi puntuali laddove la presenza di insediamenti antropizzati o attività rurali non consentono un intervento più esteso”.

“Altresì la girata è ottimamente applicata nelle aree protette – viene evidenziato – in cui la gestione di questa specie con altissima proliferazione risulta di difficile pratica con il metodo della braccata rispetto sia alla tutela e dell’altra fauna e sia in ordine alla disciplina e controllo considerato il numero di partecipanti e di ausiliari che vengono utilizzati. La stessa girata consente nelle zone predette come già dimostrato dai dati di prelievo, di diminuire sensibilmente la pressione della specie cinghiale sulle coltivazioni limitrofe. Alla girata vanno applicate le attuali norme in vigore”.

Componenti le squadre

Per il Coordinamento sarebbe importante ed anche vitale rivedere il numero minimo di cacciatori per iscrivere una squadra al registro provinciale tenuto presso gli ATC, al fine di consentire nei Comuni più piccoli il mantenimento di questa forma di caccia e conseguentemente consolidare un presidio sul territorio ed una forma di socialità che potrebbe scomparire.

Così pure elevare la percentuale degli “ospiti” (cacciatori non iscritti alla squadra), che attualmente è pari al 20% dei partecipanti alla battuta si potrebbe portare almeno al 30%, 35% sempre per cercare di raggiungere gli obbiettivi dei piani di gestione.

Nella Confinante Toscana, si ricorda, non c’è percentuale per gli ospiti; nel Lazio addirittura la percentuale è pari al 30% degli iscritti alla squadra.

Silenzio sulle proposte

“Le proposte avanzate – spiega il Coordinamento – sono finalizzate a rendere la braccata più penetrante ed efficace. E coincidono con le esigenze di contenimento della specie cinghiale, visto che il metodo di caccia in questione risulta di gran lunga il più adeguato di tutti quelli consentiti e quello che fornisce in termini di abbattimenti i numeri più consistenti (75- 80% del totale complessivo)”.

“Ad oggi, con nostra sorpresa, – rilevano – nessuno dei soggetti interessati ha fornito una risposta anche parziale, non diciamo positiva, ma neanche negativa, a queste concrete proposte che tendono ad una collaborazione attiva alla grave problematica che la specie cinghiale causa alle colture agricole”.

“Per la verità da qualche associazione venatoria – aggiungono – erano arrivate prima del nostro documento delle richieste di modifica al RR. 34/99”.

“Ad avvalorare le nostre proposte – scrive ancora il Coordinamento delle squadre cinghialisti dell’Umbria – ci sono i recenti piano di gestione del cinghiale inviati in Regione dagli ATC, che prevedono sostanzialmente un incremento degli abbattimenti in alcuni distretti del 30%. Raggiungere tali obbiettivi – concludono – appare oggettivamente difficile e lo sarà ancora di più qualora le proposte da noi avanzate non vengano accolte”.

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