L'ASSOCIAZIONE " AMICI DI SPOLETO" PRESENTA UNA PUBBLICAZIONE SU " VILLA REDENTA" ( foto) - Tuttoggi.info

L'ASSOCIAZIONE ” AMICI DI SPOLETO” PRESENTA UNA PUBBLICAZIONE SU ” VILLA REDENTA” ( foto)

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L'ASSOCIAZIONE ” AMICI DI SPOLETO” PRESENTA UNA PUBBLICAZIONE SU ” VILLA REDENTA” ( foto)

Gio, 13/11/2008 - 11:38

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Giovedì 20 novembre 2008 alle ore 16,00, nella Sala Monterosso di Villa Redenta a Spoleto, si svolgerà la conferenza di presentazione del sesto volume della “Collana della Memoria” dal titolo: “Villa Redenta. Genesi, arte, documentazione relativa all'acquisizione alla mano pubblica della residenza spoletina” della professoressa Giovanna Silvestri.

Con questa pubblicazione, realizzata dall'Associazione “Amici di Spoleto” in collaborazione e con il sostegno della Provincia di Perugia, si inaugura anche una serie speciale, all'interno della stessa collana editoriale, dedicata alle ville dello Spoletino, luoghi di agio e di svago della nobiltà locale, spesso diventati di proprietà e di utilizzo pubblici.

Il volume su villa Redenta, con più di 60 fotografie e circa 200 pagine che si aprono con una dedica al pittore informale Filippo Marignoli, approfondisce la genesi e la storia dei passaggi di proprietà del complesso monumentale.

L'attenta e documentata ricostruzione storica di Giovanna Silvestri, che si spinge dall'epoca romana agli anni recenti, permette di ripercorrere le varie fasi di costruzione e di ampliamento dell'edificio, soffermandosi sull'ampio contesto socio-culturale della Spoleto pontificia, strettamente legata all'Italia centrale e al mondo romano in particolare.

Interverranno alla presentazione, che sarà a cura di Bruno Toscano (professore emerito dell'Università Roma Tre): l'autrice, il presidente della Provincia di Perugia Giulio Cozzari, il sindaco del Comune di Spoleto Massimo Brunini, Mariarosaria Salvatore soprintendente per i beni archeologici dell'Umbria, la coordinatrice della Collana della Memoria Liana Di Marco e il presidente della Associazione Amici di Spoleto Loreto Luchetti.

Sarà presente all'iniziativa anche Duccio K. Marignoli, erede della famiglia che fu proprietaria della villa fino al 1957, oggi presidente della Fondazione Marignoli e autore della “Prefazione” al libro.

Villa Redenta, senza dubbio uno dei più bei complessi architettonici di Spoleto, sorge alle porte della città, lungo la Via Flaminia, poco lontano dalla Porta S. Gregorio.

I numerosi resti e frammenti di marmi, l'esistenza di un pavimento romano in cotto a spina di pesce ancora oggi visibile nei pressi dell'ex scuderia ed altri reperti archeologici rinvenuti nella zona, testimoniano che il luogo fu sede di importanti ville patrizie suburbane e forse anche di terme e bagni, oltre che di luoghi di culto.

Notizie dell'edificio si hanno dal 1603, anno in cui esso identifica un perpulchrum palatium la cui proprietà passò nel 1693 al Capitano Gerolamo Pianciani Martorelli, membro di una delle più antiche ed importanti famiglie spoletine. Ai Martorelli la Villa appartenne fino alla metà del 1700 e, sul finire del secolo, passò, per eredità, a Fabrizio Locatelli, fratello del vescovo di Spoleto Francesco Maria, cui si debbono le opere di rinnovamento che portarono alla nuova configurazione della Villa, che vide aggiungere al corpo principale la vicina dependance e il refettorio; furono anche effettuati in quel periodo i lavori di risistemazione del parco, il rifacimento della facciata esterna della cappella di famiglia, la realizzazione della serra e dell'altra facciata simmetrica, che racchiudono al loro interno il giardino segreto. Dal tono generale della Villa si distacca la Café-house, realizzata in stile tardo rococò, riccamente decorata all'interno con stucchi dorati a foglia e dipinti che ne riempiono le pareti.

Le alterne fortune dei Locatelli portarono ad ipotecare la Villa, che venne messa all'asta ed acquistata nel 1823 dal Marchese Francesco Marignoli, probabilmente per conto di Papa Leone XII (al secolo Annibale dei Marchesi della Genga, spoletino) il quale ne divenne effettivo proprietario un anno dopo. La Villa, ereditata dai Conti Fiumi Sermattei di Assisi, fu riacquistata alla fine dell'Ottocento da un membro della famiglia Marignoli, il Marchese Filippo, senatore del Regno e discendente di Francesco, il quale le impose il nome di «Redenta», per indicare il riscatto della medesima e la sua riacquisizione al patrimonio familiare. La Villa continuò comunque per un certo periodo ad essere chiamata «Villa della Genga» in onore a papa Leone XII. Nel 1957 fu venduta ai PP. Minori Conventuali che ne fecero la sede del Collegio Missionari di S. Antonio e nel 1973 è stata acquistata dalla Provincia di Perugia che, nel 1995, ha iniziato i lavori di restauro conservativo, consolidamento e riqualificazione funzionale.

Presso la Villa ha oggi sede la Fondazione «Scuola di Alta Cucina Villa Redenta», nei locali del corpo principale, Café-house, dependance e limonaia.

Nel 2003 è stato completato il restauro del parco-giardino, che è stato fatto oggetto, da parte della Provincia di Perugia, di un progetto globale di recupero storico-filologico.

Il Parco

Lo splendido parco conserva ancora oggi, nonostante le trasformazioni subite nel corso degli anni, un eccezionale valore culturale ed ambientale. Il patrimonio arboreo ed arbustivo si configura come un'associazione costituita da leccio, alloro e bosso a cui si aggiungono altre specie autoctone come l'orniello, l'acero campestre, la roverella, il carpino nero, l'olmo, il corniolo ed altre immesse per la costruzione del sito, quali il tiglio, le conifere ed alcune specie esotiche.

L'impianto del parco-giardino, così come si presenta ancora oggi, fu probabilmente realizzato da Fabrizio e Giuseppe Locatelli verso la fine del XVIII secolo, seguendo il gusto in voga in Italia in quel periodo, che prevedeva uno schema di impostazione romantica e neoclassica, recependo nel contempo le formule paesistiche inglesi, tendenti a ricreare artificialmente le forme naturali.

Questa ricerca del «naturalismo» è ottenuta attraverso l'uso sapiente delle essenze, con la creazione di elementi naturali artificiali come laghetti, vialetti sinuosi ecc. e con l'inserimento di costruzioni neoclassiche all'interno della vegetazione.

Il giardino di Villa Redenta può essere suddiviso in alcuni elementi organici fondamentali:

Un giardino formale impostato su componenti di assialità e simmetria; lungo il viale principale, ortogonale alla Villa, si incentra la fontana dell'obelisco (realizzata probabilmente da Giuseppe Fabbri nella seconda metà del 1700) che si dispone in posizione centrale e simmetrica rispetto alle aiuole geometriche circostanti. Più avanti una balaustra funge da ingresso al piazzale antistante il teatrino. Quest'ultimo, collocato come scenario prospettico alla fine del viale, fu realizzato alla maniera degli edifici classici (con mura in rovina che inglobano autentici frammenti di epoca romana) e costitutiva il fondale per le rappresentazioni che si svolgevano nel parterre antistante.

C'è poi il parco di impostazione romantica, disegnato in maniera non formale seguendo schemi naturalistici, che è attraversato da tortuosi sentieri che ritagliano aiuole di forma irregolare e che accompagnano il visitatore alla scoperta di grotte, rocce artificiali ed altri componenti collocati con l'intento di dare l'idea di «naturalità». All'interno del bosco vi sono elementi che rendono suggestiva ed interessante la passeggiata: la fontana rupestre, composta da rocce da dove sgorgano le acque che si raccolgono in un laghetto di forma irregolare alla base della stessa; la meridiana, costituita da uno gnomone posto su di una colonna classica, che proietta l'ombra su una platea in cotto dove sono incisi i segni dello zodiaco; la neviera, realizzata in un pozzo scavato nel terreno, munito di scale per l'accesso e la risalita, all'interno del quale veniva, in inverno, costipata della neve che si manteneva ghiacciata anche nel periodo estivo e veniva usata per servire gelati e granite agli ospiti del tempo.

Il boschetto dei lecci è ubicato nella zona ovest del parco e si integra perfettamente con i finti ruderi realizzati nell'angolo del muro di cinta, i quali simulano le pareti di un edificio classico in cui si mescolano sia elementi tipici di un interno ad altri che ne caratterizzano l'aspetto esterno, in modo da creare una sorta di ambiguità prospettica.

Il giardino segreto, collocato sulla sinistra della villa, è ricompreso fra la cappella e l'altra facciata simmetrica in adiacenza della limonaia ed è separato dal resto del parco da una balaustra in pietra.

Nella zona est del parco, in adiacenza delle ex Scuderie, a circa due metri e mezzo sotto il livello delle zone a prato, è possibile ammirare un tratto di pavimentazione romana, realizzata in elementi di cotto posato a spina di pesce. Sempre nella stessa zona, nei pressi del «falso» tempietto dorico e della Café-house, sorge uno degli esemplari arborei più interessanti del giardino, un imponente cedrus libani riferibile all'impianto originario, di oltre duecento anni di età.


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