Lascito Mariani, citati a giudizio in 14 | Tesei "Eredità mai utilizzata" - Tuttoggi.info

Lascito Mariani, citati a giudizio in 14 | Tesei “Eredità mai utilizzata”

Davide Baccarini

Lascito Mariani, citati a giudizio in 14 | Tesei “Eredità mai utilizzata”

Mer, 01/03/2023 - 11:52

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Oltre a presidente, assessore Coletto ed ex sindaco tifernate Bacchetta, ci sono anche tutti gli assessori regionali, l’ex direttore Usl Umbria 1 Gentili, l’ex direttore della Sanità regionale Dario e altri funzionari dell'Ente

Un caso di “eclatante mala gestio” del Lascito Mariani. Per questo motivo la Procura della Corte dei Conti ha citato in giudizio ben 14 persone, tra cui oltre alla presidente Donatella Tesei, l’assessore Luca Coletto e l’ex sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, ci sono anche tutti gli assessori della giunta regionale (Agabiti, Fioroni, Melasecche, Morroni) l’ex direttore dell’Usl Umbria 1 Gilberto Gentili, l’ex direttore della Sanità regionale Claudio Dario e altri funzionari della Regione.

Cosa contesta la Procura

La Procura erariale contesta loro la presunta violazione del vincolo di destinazione dell’eredità delle sorelle Olga e Clara Mariani (nella foto) – che nel testamento del 1984 avevano lasciato quella somma al Comune per “alleviare le sofferenze e soccorrere quanti si trovino nel bisogno di cure e vivono nel dolore” e, specificatamente, a favore dell’Ospedale Civile di Città di Castello – e di non aver utilizzato le risorse per riqualificare l’ex ospedale San Florido con la Casa della Salute al primo piano, com’era stato stabilito nel 2020 dal protocollo d’intesa tra Comune e Regione. Un danno erariale scaturito e quantificato proprio in 3,8 milioni di euro, tanto quanto ammonta il lascito Mariani.

Dal parere pro veritate al trasferimento all’Usl, il danno al Comune

Dopo il parere pro veritate del legale che vinse la causa sul Lascito Mariani per il Comune (contro gli eredi delle sorelle benemerite che rivendicavano per loro la somma), nel 2021, tramite una delibera di giunta regionale, arriva poi il trasferimento dell’eredità dal Comune di Città di Castello alla Regione Umbria, e quindi nella disponibilità della Usl Umbria 1.

Questo per la Procura, che oltre a giudicare “inopportuno” l’intervento dell’avvocato (in passato legale dell’Usl nel giudizio civile sul testamento ) è il vero danno subito dal Comune tifernate. La violazione sul vincolo di destinazione avverrebbe infatti esattamente con questo passaggio, anche in considerazione del fatto che – come riferiscono i giudici contabili – l’azienda sanitaria avrebbe speso 200 mila euro per il nuovo Centro Alzheimer e 1 milione per l’acquisto di una risonanza magnetica per l’ospedale.

Regione respinge ogni accusa

La Regione proprio ieri (28 febbraio) ha respinto ogni accusa, sottolineando in primis – anche tramite le parole della stessa Tesei – come “la somma del lascito trasferita dal Comune di Città di Castello sia tuttora interamente nelle casse della Asl 1 e mai utilizzata“.

E’ stato inoltre aggiunto come “il lascito esprima unicamente la volontà delle sorelle Mariani che se ne faccia uso per ‘alleviare la sofferenza dei malati’ della Comunità tifernate, senza riferimento alla ristrutturazione dell’ospedale, struttura del patrimonio regionale (non della Asl) e priva della destinazione d’uso sanitaria. Sulla creazione della Casa della Salute, infine, da Perugia evidenziano come “questa non sia stata valutata fattibile dai tecnici regionali, in quanto non si può utilizzare un solo piano senza interventi di consolidamento generale, tanto è vero che ad oggi la valutazione tecnica degli uffici per la sistemazione della struttura è quantificabile in oltre 32 milioni“.

In aula a settembre

Tutti e 14 i citati in giudizio compariranno davanti al collegio a settembre. Per la Procura Tesei, Coletto, Bacchetta, Gentili e un funzionario avrebbero responsabilità dolosa mentre per gli altri si parla di titolo gravemente colposo. La Corte dei Conti chiederà il risarcimento, in favore del Comune, dei 3,8 milioni del Lascito. Le difese sono invece pronte a dare battaglia, ritenendo di aver agito legittimamente.

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