Duecento i presenti, tra i palchi e parterre, al teatro Pavone. Tutti ancora in questo luogo, che solo un anno fa aveva accolto il premier Renzi, ad aspettare questa volta il ministro Maria Elena Boschi. Un’attesa di quasi un’ora, l’arrivo era previsto per le 18, colmata da una musica giovanile, “da Leopolda” come dicono alcuni dai palchetti: Boschi è infatti salita sul palco dello storico teatro cittadino alle 18:57, senza ballerine, ma con tacchi e tailleur pantalone nero. Prima di arrivare nell’Acropoli, Boschi ha fatto visita agli stabilimenti di Cucinelli accompagnata dal presidente di Confindustria Umbria Ernesto Cesaretti.
Una visita a Perugia mossa dal lancio della campagna referendaria e la costituzione di comitati per il sì in tutti i territori dell’Umbria. Una riforma costituzionale, sottolinea il ministro Boschi, “che non è la mia o di quelli che qualcuno ha chiamato ragazzi spregiudicati. Questa è la vostra riforma“. Sul palco insieme a lei il segretario Giacomo Leonelli, la presidente Catiuscia Marini, il presidente di Anci Umbria Francesco De Rebotti e i professori universitari Luca Castelli, che a Terni ha già fondato un comitato per il Sì, e Francesco Clementi, da tempo sostenitore del premier.
I presenti. Nelle prime file il presidente dell’assemblea legislativa Donatella Porzi, il sottosegretario al ministero degli Interni, le senatrici Valeria Cardinali e Nadia Ginetti, la vice presidente della Camera Marina Sereni, l’onorevole Giampiero Giulietti, gli assessori regionale Cecchini e Bartolini, e Carlo Emanuele Trappolino, coordinatore del Pd di Terni e il deputato Walter Verini. Guasticchi e Ascani le assenze più rilevanti, giustificata la non presenza dell’assessore Paparelli che si trova in Cina. E ancora il Pd giovane di palazzo dei Priori: Tommaso Bori, Sarah Bistocchi e Leonardo Miccioni. Poco prima dell’arrivo del ministro, ha fatto il suo ingresso nel teatro anche l’imprenditore Brunello Cucinelli. Molta politica, come è giusto che sia, poca società civile.
Le proteste. Quattro i gruppi di contestazione che hanno accolto l’arrivo del ministro. In Piazza Italia si sono radunati un gruppo di attivisti della Lega nord, con manifesti e palloncini verdi. In piazza della Repubblica, proprio davanti al teatro Pavone, ad attenderla una rappresentanza di Rifondazione comunista, in piazza IV Novembre Casa Pound e a suonare fischietti durante il comizio del ministro, una gruppetto che chiedeva risposte riguardo al caso Banca Etruria.
Il segretario. “Contro quell’Italia che dice sì, – parla il segretario Leonelli – abbiamo un fronte che dice no ma anche una parte di quelli che, per pigrizia, non ha detto niente. Dobbiamo fare arte uno sforzo per rendere comprensibile questo referendum. Daremo via subito ai comitati promossi dal Pd in tutti i comuni dell’Umbria che lavoreranno già insieme ai comunicati referendari sorti nel territorio”. Il Partito democratico – continua Leonelli – dovrà aprire le sue port alla società civile”.
La presidente. “Con la riforma costituzionale del Titolo 5 – commenta Marini – si superano le criticità del passato, cambiando in positivo, il rapporto tra governo centrale e amministrazioni locali. In passato su molte materie centrali come governo del territorio, ambiente, energia, paesaggio una legislazione concorrente tra Regioni e parlamento aveva bloccato l’azione di governo ed è quindi indispensabile avere oggi organi delle istituzioni rafforzati per affrontare le sfide moderne”. “Il nostro compito – continua la governatrice dell’Umbria- , in un percorso lungo e impegnativo del referendum costituzionale, è di spiegare l’importanza che la riforma ha per i cittadini. Un altro compito, ha sottolineato inoltre, è anche quello di basare la campagna referendaria “non su elementi ideologici ma sul fatto che la riforma è necessaria per rendere efficace quello che viene fatto dentro le istituzioni e sempre nell’interesse della comunità“.
Il ministro. Secondo Boschi, da qui fino ad ottobre, agli iscritti al Pd spetterebbe una battaglia referendaria dura e complicata, senza sottovalutare gli avversari: “Siamo noi, il Pd, la maggioranza contro tutte le opposizioni schierate”. E ancora: “Siamo chiamati in causa tutti noi insieme per una sfida vera, da qui a ottobre, perché è quella decisiva– prende la parola la Boschi -. Ci giochiamo un gran pezzo del futuro del nostro Paese, quello che vogliamo costruire nei prossimi anni. Perché la scelta di decidere tutti insieme se questa modifica la vogliamo o no, è una scelta che abbiamo fatto dal primo giorno come Governo di maggioranza. Non basta andare a votare ad ottobre, occorre che ci si informi e si discuta. Finisce il lavoro nel Parlamento e si va nelle piazze”. Insomma, una scelta unitaria che darà i suoi frutti solo se dietro ci sarà un lavoro forte e compatto. “Dobbiamo proiettarci – conclude il ministro Boschi – nella dimensione dei nostri sogni e del futuro che vogliamo costruire“.