Le parole di Claudio Cardelli alla chiusura della mostra allestita alla Rocca Paolina per raccontare il popolo tibetano e la sua storia
Si è chiusa a Perugia la mostra “Tibet cuore dell’Asia”. Una mostra sofferta, rimandata più volte a causa della pandemia, ma che è stata inaugurata il 30 settembre, tra l’altro da un ministro del governo tibetano in esilio, Norzin Dolma, dalla rappresentante del Dalai Lama in Europa Thinley Chukki e naturalmente dall’assessore alla cultura Leonardo Varasano, che Claudio Cardelli, autore degli scatti e presidente dell’Associazione Italia Tibet, ringrazia a nome della stessa associazione Italia-Tibet e della comunità tibetana in Italia.
“A giudicare dai tantissimi commenti lasciati nel diario esposto all’ingresso – è il bilancio di Cardelli – sembra proprio che la mostra sia stata apprezzata dal numeroso pubblico affluito in una delle strutture più spettacolari e uniche in Italia, ma forse anche oltre: la Rocca Paolina. Era stata concepita come una ‘mostra di suggestione’, selezionando immagino esteticamente spettacolari, senza però tralasciare tutta una serie di informazioni fondamentali per comprendere appieno questo gigantesco universo culturale e religioso e umano che fa capo al Tibet. Abbiamo voluto raccontare l’anima del popolo tibetano – spiega – attraverso le sue opere e i suoi paesaggi, il folklore, la religione e la società. Del Tibet occupato dal 1950 della Repubblica Popolare cinese abbiamo raccontato i momenti in cui si è aperto, all’inizio degli anni anni 80, ad un turismo che allora era entrato in punta di piedi e che oggi, soprattutto a opera di quello interno, sta letteralmente devastando il Tetto del mondo. Del ‘Tibet dal Tibet’ abbiamo invece voluto mostrare un mondo sfuggito per miracolo alle devastazioni dell’occupazione, soprattutto della rivoluzione culturale. A pochi chilometri da certi confini dell’India, del Bhutan, del Nepal si consumava una tragedia che veniva resa evidente dalle migliaia di profughi che scappavano dalle atrocità dell’esercito e delle guardie rosse cinesi. Quei profughi che poi hanno ricostruito, soprattutto in India, tutti gli elementi essenziali di quel mondo così affascinante così peculiare e così misconosciuto”.
Cardelli ringrazia quindi quanti hanno reso possibile l’allestimento della mostra a Perugia: “Un grazie sentito al nostro referente in Umbria Pier Francesco Quaglietti, vera anima dell’iniziativa, al Comune di Perugia e a tutto il personale che ci ha assistito con amicizia gentilezza e logistica. In questi ultimi anni l’Umbria ho avuto verso il Tibet numerosi segni di sostegno e simpatia anche attraverso le sue istituzioni. Speriamo che questa mostra – conclude – non sia un punto di arrivo, ma di partenza per nuove significative iniziative sul Tibet e la sua vicenda umana, storica e politica”.