” La CISL apprezza l'elaborazione compiuta e molte proposte contenute nel Piano. Nel contempo rileviamo anche alcune criticità, rispetto alle quali, vogliamo sperare che la discussione in Consiglio Regionale contribuisca a chiarire e superare:
La prima riguarda l'obiettivo indicato di aumentare al 2013 fino al 65% la raccolta differenziata. Il traguardo è ambizioso ma affinché sia anche verosimile è bene rendere più robusto il sistema premiante per incentivare davvero comportamenti virtuosi di cittadini, imprese e comuni, accompagnato anche da sistemi sanzionatori che scoraggino “cattivi” comportamenti applicando non solo il principio di “chi più inquina più paga” ma anche di quello di “chi meno produce rifiuti e più differenzia meno paga” finalizzando a questi principi le stesse risorse derivanti dalle sanzioni applicate ai trasgressori affinché si renda davvero anche conveniente “per il cittadino ciò che è “giusto” per la comunità.
Le esperienze più avanzate in Italia e in Europa, ci dimostrano che c'è un rapporto molto diretto fra l'aumento della raccolta differenziata e la stessa politica di riduzione dei rifiuti quest'ultima è più evidente là dove più avanzata è la cultura della differenziazione e del recupero.
La seconda riguarda il completamento del ciclo e le soluzioni impiantistiche da adottare. Rispetto ai quattro scenari delineati dal Piano va maturata una scelta chiara, praticabile e condivisa. Per la CISL, mentre è impraticabile il modello discariche, è opportuno che siano sciolti i nodi critici rispetto agli altri tre scenari che sono essenzialmente quelli riconducibili alla “certezza di continuità” nel caso delle opzione cementifici e centrali elettriche, quello dei sistemi di combustione, impatto ambientale, localizzativi e smaltimento di ceneri e scorie per il sistema della termovalorizzazione, quello della ragionevole attuabilità per il sistema misto.
La terza riguarda gli assetti istituzionali e la governance del sistema. Per la CISL è davvero centrale l'esigenza di tenere insieme il ciclo integrato dei rifiuti e non “spezzettare” le varie fasi del sistema con il rischio che le fasi “ricche” (combustione) divengano un business e paradossalmente un disincentivo stesso all'aumento della raccolta differenziata e quelle “povere” (raccolta/spezzamento) divengano semplicemente un costo da comprimere con gestioni polverizzate e conseguenze facilmente immaginabili sulla qualità, tutele dei lavoratori interessati alla gestione di questi servizi. Vanno inoltre sciolti i nodi relativi alle competenze subregionali (ATO – ATI – Province).
La quarta riguarda la industrializzazione del sistema e la necessità di ricomporre intorno alla/e presenza/e industriali più significative della regione l'attuale polverizzazione gestionale (16 soggetti gestori) per garantire qualità del servizio, contenimento dei costi e quindi delle tariffe ai cittadini. Il Piano non può per legge unificare i gestori ma può favorire e incentivarne l'aggregazione.
La quinta e ultima riguarda l'esigenza di prevedere, come previsto dalla legge naz. 152, adeguate clausole sociali relative all'applicazione dei CCNL e alle garanzie di continuità di lavoro e di occupazione nei sistemi di affidamento a gara e nei possibili cambi di gestione del servizio.
Chiediamo che su queste gestioni ci sia una discussione vera in Consiglio regionale e delle soluzioni appropriate e condivise affinché il Piano regionale dei rifiuti sia davvero lo strumento per continuare a governare positivamente in Umbria una questione critica e delicata come quella dei rifiuti che in altre parti d'Italia sta, al contrario, trasformandosi in una vera e propria emergenza civile, ambientale e di ordine pubblico come è quotidianamente sotto gli occhi di tutti.”
Il segretario regionale CISLClaudio Ricciarelli