Chi non ha mai avuto modo di capire a fondo cosa fosse il fermento musicale italiano tra la fine degli anni’60 e i primi anni ’70 ha modo oggi di avere a disposizione la summa di quello straordinario movimento, incarnato dal gruppo Napoli Centrale. Propulsore e leader indiscusso di questa esperienza, che molta letteratura racchiude nel grande contenitore del genere progressive, è sin dalla sua formazione Gaetano-James Senese.
Tuttoggi.info lo ha incontrato ieri pomeriggio (3 dicembre ndr.) a Perugia al Teatro Morlacchi per una breve chiacchierata in occasione della tappa umbra del ‘O Sanghe Tour 2016. Abbiamo inoltre avuto la possibilità di assistere all’intero sound check che con James Senese diventa una lezione tecnica preziosa. Senese è un artista deciso e molto esigente e dopo oltre 40 anni di esperienza sui palcoscenici sa bene come e cosa della dazione tecnica va sistemato per far uscire suono e voce alla perfezione. Al termine dell’operazione, che per gli amanti del genere a volte rappresenta anche più del concerto stesso, Senese si è concesso cordialmente al nostro microfono per uno scambio di battute tra l’amarcord, la riflessione critica e sopratutto sul trionfale ritorno di Napoli Centrale.
Il ritorno di NC- Su questo tema Senese ci ha detto parole molto interessanti, “Ho voluto far rivivere Napoli Centrale, che sarebbe in parte la mia creatura, perchè i mass media volevano metterla un pò da parte. Io invece mi sono detto ma perchè deve mettersi da parte? NC è la mia creatura che ho fatto tanti anni fa è andata alla grande, un gruppo d’avanguardia che in tutti i posti è riuscita a tirare fuori questa musica che oggi come oggi tutti i gruppi imitano. Se non c’eravamo noi non c’era niente del genere ancora a quell’epoca. I mass media mi volevano far fare ancora ‘James Senese’, ma non hanno capito che io sono Napoli Centrale, sono l’autore di NC, il leader, un pò tutto. L’abbiamo rimessa fuori e sta andando alla grande, stiamo girando un sacco e abbiamo un riscontro molto positivo”.
Quando nacque il progetto Napoli Centrale, Senese prese a piene mani alcune frasi classiche del linguaggio jazz e ci mescolò dentro i suoni mediterranei, specificamente quelli dei vicoli e dei quartieri di Napoli. Ne uscì una cosa nuovissima e “devastante” nel panorama musicale degli anni ’70. “Sembravamo dei pazzi…” ricorda Senese in una sua vecchia intervista in cui raccontava delle sue origini. Figlio della guerra, si è sempre definito, lui che è stato uno dei primi neri italiani, anzi decisamente nero napoletano, in una società che fino ad allora non era mai stata così multietnica come ora. Gaetano-James infatti è figlio naturale di James Smith soldato della 92° divisione dell’esercito americano conosciuta come Buffalo Soldiers, cioè i soldati di colore che sbarcarono a Salerno e raggiunsero Napoli che era appena riuscita dopo le gloriose quattro giornate a liberarsi dall’occupazione nazifascista.
A 12 anni scopre il fascino del sassofono e da li sarà tutto un crescendo, dopo la prima sua formazione di rilievo, gli Showman, fino ad arrivare all’illuminata fondazione di Napoli Centrale uno dei gruppi fondamentali della storia musicale italiana.
Erano davvero poche le band nate sulla base dell’esperienza progressive che usando a mani piene gli accordi del jazz nuotavano a grandi bracciate nel mare della sperimentazione. Al pari di NC forse solo gli Area di Demetrio Stratos hanno usato una struttura del linguaggio musicale che racchiude in se le stesse caratteristiche stilistiche, a parte l’onnipresente dialetto napoletano che per James Senese è imprescindibile.
Chi ricorda o ha la possibilità di ascoltare dischi come Napoli Centrale o Mattanza si potrà subito rendere conto di cosa fosse la potente struttura di quel suono che a volte può essere assimilato e forse anche confuso con il jazz rock alla Weather Report. Non che il paragone possa suonare come dispregiativo ovviamente, ma va riconosciuta l’originalità creativa assoluta del progetto di Senese e del suo storico amico Franco Del Prete. Del Prete, batterista della prima formazione, segnerà momenti fondamentali della storia dei Napoli Centrale, come la base ritmica epica del brano Campagna (CLICCA QUI). Ancora oggi ineguagliata per forza espressiva e rapidità esecutiva. Deliziosamente mostruosa.
Capitolo a parte, ma non meno importante, quello della super band del 1981, Pino Daniele, Rino Zurzolo, James Senese, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Tony Esposito, vista poi anche a Perugia in un tour trionfale dove la mano di Senese si sentirà tutta intera. Senese ricorda spesso come Pino Daniele ebbe proprio da lui il suo primo ingaggio di livello in una band. Daniele fu il bassista dei Napoli centrale nel 1976. Ed è da li che nascerà tutto.
Oggi Senese ci racconta di come Napoli Centrale non sia mai finita e come la band sia un tutt’uno con la sua storia personale. Nella formazione del concerto al Teatro Morlacchi ci sono musicisti con più di 40 anni di carriera alle spalle e una freschezza di esecuzione ed entusiasmo che fanno invidia a qualsiasi altra band in circolazione. Oltre Senese, ci sono il M° Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi De Rienzo al basso e Agostino Marangolo alla batteria. Qualche maldestro commentatore in rete li ha definiti “straordinarie maestranze italiane”, facendo intendere che aldilà della perfetta esecuzione di uno spartito musicale o della maestria tecnica con gli strumenti non c’è capacità creativa o innovativa. Una forzatura assoluta che non tiene conto di cosa è fatta Napoli Centrale e di come Senese l’ha condotta per mano in più di 40 anni di storia.
‘O Sanghe- L’ultimo lavoro presentato ieri al Teatro Morlacchi ne è una prova evidente. ‘O Sanghe Tour è la perfetta sintesi di una esperienza che partita dai vicoli napoletani, passando dai palcoscenici delle manifestazioni popolari e dai concerti negli stadi è ora approdata nei teatri in una dimensione lirica, fatta di parole importanti e suoni raffinati. Un sound affatto stanco ma senza dubbio misurato, adatto alla caratura degli artisti sul palco. C’è il tempo del pugno, del balzo, della corsa e infine c’è il tempo della conoscenza e della ponderazione. Questo è ‘O Sanghe. Un lavoro compiuto con la consapevolezza della propria storia. Chi ama questa band non desidera altro perchè l’altro è in altri luoghi e dimensioni musicali.
L’intervista da non fare mai a Senese- Infine, come si potrà sentire anche nella breve ed amichevole chiacchierata con Senese, non potevamo non fare un riferimento alla indimenticabile scena dell’intervista mancata nel film No grazie il caffè mi rende nervoso, con Massimo Troisi, Lello Arena (nel film il giornalista Michele autore dell’intervista) e lo stesso James Senese nella parte di se stesso con i Napoli Centrale durante un Sound Check burrascoso (CLICCA QUI).
Potremmo definirla “la madre” di tutte le interviste sbagliate da non fare mai ad una star musicale. Il terrore per la sindrome da impappinamento o da domanda non pertinente, ogni volta che ci si trova al cospetto di mostri sacri come è appunto il musicista napoletano. In quel caso si trattava di aver osato disturbare l’artista proprio in una pausa burrascosa delle prove con NC dove Senese si impunta su come suonare un break (due misure e mezzo ndr.) alla batteria nel brano Aro Vaje. Una scena indimenticabile dove Senese urlando in dialetto strettissimo, fa strage del povero Lello Arena-Michele. Quando lo ricordiamo a Senese, non senza un attimo di terrore anche noi, James invece da saggio Maestro ci spiega la ragione della litigata sulle due misure e mezzo, “Guarda che li quella era una battuta molto forte sul nostro vederci ‘dietro’. Io l’ho fatta uscire fuori in quel modo li perchè è una pura verità. Avevamo dei piccoli problemi, come ci sono un pò da tutte le parti, ed è uscita fuori la battuta.”
Alla fine non siamo stati divorati, perchè oggi James Senese è davvero molto meno ‘Nagazzate Nire di una volta, anche se la sua musica ti taglia in due come sempre.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)
Video: Nicola Palumbo