Smaltimento scorie, polveri e contaminazioni: il 'Caso Cremona'. Arvedi al tavolo col Prefetto per 'questione Cesio137'
Un asse quello tra Terni e Cremona che sono legate al colosso dell’acciaio prodotto dalle acciaierie di Arvedi, a doppio filo. Doppio perché è innegabile che il colosso dell’acciaio Arvedi costituisce una risorsa in ambito economico e di offerta di lavoro fondamentale per le due città, ma, al tempo stesso bisogna fare i conti con una serie di ‘effetti collaterali’ che possono mettere a rischio anche la salute dei cittadini. Da tempo Tuttoggi.info si sta occupando di quello che abbiamo iniziato a chiamare ‘Caso Terni’, ma, proprio in questi giorni, abbiamo scoperto che esiste anche un ‘Caso Cremona’ e molto più attenzionato rispetto a quello ternano, per un fatto di cronaca che ha portato a due interrogazioni parlamentari, una del M5S e una della Lega: ma andiamo con ordine.
Container radioattivi Arvedi da Cremona a Cagliari
Il 12 maggio scorso alcune testate giornalistiche hanno battuta la notizia secondo la quale al porto sarebbero arrivati nel porto di Cagliari 20 container da 36 tonnellate ciascuno contenenti scarti di lavorazione dell’acciaieria Arvedi di Cremona; si sarebbe dovuto trattare di normali polveri industriali destinati allo stabilimento Portovesme S.r.l. del gruppo Glencore International, che è attualmente l’unico produttore di Zinco e Piombo in Italia. “Durante il trasporto Il presidio radiometrico ha segnalato un’anomalia in un primo container, che è comunque arrivato a Portovesme, rilevando la presenza di sostanze radioattive e attivando le procedure di sicurezza per il sospetto che l’intero carico dei venti container possa essere contaminato da sostanze radioattive come il Cesio 137 – si legge nell’interrogazione a firma dei pentastellati, Emiliano Fenu, Ilaria Fontana e Sergio Costa – A seguito dell’intervento dei tecnici dell’Arpas e del “Nucleo NBCR”, Nucleare – Biologico – Chimico Radiologico, dei Vigili del Fuoco è emerso che ben 8 container su 20 risulterebbero contaminati da sostanze radioattive. In base a quanto riportato dalla testata on line si tratterebbe di cesio 137, un vero e proprio pericolo biologico-radioattivo a medio termine, dato che la sua “potenzialità” è di circa 30 anni. Una sostanza dagli effetti devastanti che si concentra nei muscoli e che comporta un aumento del rischio di incidenza del letale cancro del pancreas;
a quanto risulta non sarebbe il primo caso di rifiuti radioattivi giunti in Sardegna in assenza di adeguati controlli prima dell’invio”. “I container e il materiale negli stessi contenuto non rimarranno sull’isola” aveva poi dichiarato a “L’Unione Sarda” il prefetto di Cagliari, Giuseppe De Matteis. Dunque, dopo una serie di operazioni di messa in sicurezza i container verranno inviati in un centro specializzato. “La Portovesme s.r.l. – conferma il Prefetto all’Unione Sarda – sta già concordando la restituzione parziale del carico (i sei container interessati) con la Arvedi Spa“.
L’interrogazione della Lega sui container contaminati
Sulla vicenda è intervenuta anche la Lega, tramite Dario Giagoni, deputato sardo, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta “sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro pubblici e privati”. “La Sardegna non è terra di discarica, ma un prezioso patrimonio ambientale da tutelare. I container contenenti rifiuti pericolosi (si ipotizza cesio 137, una sostanza dagli effetti devastanti, indiziata numero uno nell’aumento di incidenza del letale cancro del pancreas) – si legge nella nota di Giagoni – sarebbero sbarcati, senza alcun controllo adeguato, nel territorio sardo, mettendo a rischio la salute pubblica e l’ecosistema naturale della regione. Ben si comprende lo stato di allerta scattato immediatamente nel porto di Cagliari. Si chiede pertanto se siano a conoscenza della grave questione esposta in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire che la Sardegna non sia più sfruttata come destinazione per lo smaltimento silenzioso di rifiuti pericolosi per la salute pubblica e l’ambiente”.
Arvedi, il ‘Caso Cremona’
Lo scorso 24 maggio, nella Prefettura di Cremona, si è tenuto un tavolo tecnico presieduto dal Prefetto della Provincia di Cremona, Corrado Conforto Galli, appositamente attivato al fine di analizzare la situazione relativa alla presenza di contaminazione da Cesio 137 all’interno dello stabilimento dell’Acciaieria Arvedi, su una quantità di polveri di abbattimento fumi. Alla riunione del Tavolo di coordinamento hanno preso parte tutti i rappresentanti degli enti interessati: Vigili del Fuoco, ARPA, ATS Val Padana, Comune di Cremona, Comune di Spinadesco, Amministrazione provinciale, nonché Acciaieria Arvedi. Si parla dunque di una questione affine alle ‘famose’ polveri di Prisciano che aveva allarmato le istituzioni locali di Cremona e spinto a mettere in atto una serie di controlli stringenti. In particolare, dopo varie rilevazioni, si è osservato che le “misurazioni quotidiane sui campioni di polvere di processo rilevate sulle linee di produzione ha confermato, anche ad avviso degli organi preposti al controllo (Vigili del Fuoco e ARPA), un progressivo decremento dei valori di concentrazione di Cesio 137” – così come si legge in una nota della Prefettura di Cremona.
Le polveri di Cremona
“È stato inoltre rilevato come le polveri attualmente stoccate nei container ubicati all’interno del perimetro aziendale siano confezionate in modo tale da garantire adeguate condizioni di sicurezza – si legge sempre nella nota del Prefetto – Contestualmente, l’acciaieria Arvedi ha presentato agli organi preposti un piano di intervento e sicurezza per le attività di bonifica del materiale contaminato, redatto da una ditta specializzata. Il prefetto ha disposto l’esame congiunto del predetto piano da parte degli organi tecnici, per valutarne l’idoneità nell’ottica di un suo tempestivo avvio; l’effettiva data di inizio delle operazioni di bonifica sarà concordata la prossima settimana, successivamente all’esame esame collegiale in sede di tavolo tecnico”. L’11 giugno scorso si è svolta una nuova riunione in Prefettura, nell’ambito della quale sono stati illustrati risultati positivi: “Dopo la precedente riunione sulla problematica, il 21 maggio scorso, l’azienda ha avviato un’attività di monitoraggio costante e implementato le misure già individuate a maggio – informano dalla Prefettura di Cremona – Dalle misurazioni quotidiane sui campioni di polvere di processo verificate sulle linee di produzione emerge, inoltre, una progressiva diminuzione dei valori di Cesio rilevati. Valutato positivamente, inoltre, il piano di intervento e sicurezza per la bonifica del materiale contaminato stoccato in azienda, messo a punto da una ditta specializzata incaricata dall’acciaieria Arvedi, e il relativo cronoprogramma delle attività, al via nelle prossime settimane”.
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