Seicento tra donne e bambine oggetto di mutilazioni genitali. E’ la stima emersa da una ricerca che la Regione Umbria ha commissionato alla Fondazione ‘Angelo Celli’ per la cultura della salute su “Mutilazioni genitali e salute riproduttiva della donna immigrata in Umbria”, i cui risultati sono stati presentati oggi, a Perugia. Lo studio, condotto tra il 2011 e il 2013, ha coinvolto sia le donne residenti in Umbria provenienti da Paesi con alta diffusione di mutilazioni genitali femminili, sia gli operatori socio-sanitari che operano nella regione, con il preciso obbiettivo di verificare la consistenza e il carattere del fenomeno, la presenza di donne già sottoposte alla pratica nel Paese d’origine, i livelli di informazione che risultano averne gli operatori socio-sanitari.
Se è difficile quantificare il fenomeno in maniera precisa, per le ovvie difficoltà di rilevazione, partendo da una ricognizione delle presenze delle donne immigrate in Umbria provenienti dai Paesi dove secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, sono maggiormente diffuse le pratiche di manipolazione dei genitali femminili, si stima che oltre 600 tra donne e bambine residenti in Umbria abbiano subito una qualche forma di mutilazione genitale. “Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili – ha detto la vicepresidente della Regione Carla Casciari -, che risulta ancora per la maggior parte sommerso, va approfondito nei suoi aspetti culturali, ma anche per la tutela della salute in termini di assistenza sanitaria e psicologica. Abbiamo voluto conoscere – ha spiegato la vicepresidente – quanto sia diffuso e quale sia il carattere del fenomeno nel nostro territorio, dati utili anche alla programmazione degli interventi di sensibilizzazione e formazione degli operatori sanitari e socio-educativi. La Regione Umbria – ha concluso Casciari – vuole rafforzare le azioni per la tutela della salute e del benessere delle donne anche attraverso la costituzione di un Centro regionale di riferimento che funga da polo formativo, ma anche con compiti di supporto e consulenza per la mediazione socio-culturale fra le donne e i servizi del territorio”.