I dati portati in Regione dal Ctd in vista dell'ordinanza: incidenza alta nel Folignate e nell'Assisano, in Alto Tevere e tra il Trasimeno e l'Orvietano
E’ l’incidenza dei positivi al Covid sul totale della popolazione il parametro al quale le autorità guardano per vedere il livello di rischio di un territorio. Un comune, una provincia, un’intera regione.
Proprio l’indice dei 250 casi settimanali per 100 mila abitanti è quello che ha spinto la Regione Umbria ad auto “colorarsi” di rosso per tre settimane nella provincia di Perugia, con la chiusura delle scuole ed altre misure restrittive. Scelte che la Regione aveva condiviso con il Ministero della salute. E che sostanzialmente sono state riprese dal Dpcm Draghi, in vigore dal 6 marzo fino a Pasquetta.
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Il Dpcm prevede la chiusura automatica di scuole e asili per le zone rosse. In più indica la facoltà per i presidenti di Regioni e Province autonome di obbligare alla didattica a distanza in quei territori dove si raggiunge un’incidenza di 250 casi ogni 100 mila abitanti.
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Il Comitato tecnico scientifico umbro, che si è riunito giovedì pomeriggio, ha valutato prematuro riaprire le scuole. Perché la curva dei contagi in Umbria sta scendendo, ma ancora lentamente. E perché preoccupa la variante inglese, diventata prevalente. Che circola maggiormente tra i giovani, che, asintomatici, diventano veicolo del Covid nelle famiglie.
L’incidenza in Umbria: i comuni più a rischio
Nella settimana tra il 22 e il 28 febbraio in Umbria l’incidenza media è di 183,64 casi per 100 mila abitanti. Ma con una forte differenza tra la provincia di Perugia (221,27) e Terni (74,74).
Ma anche all’interno delle province la demarcazione non è così netta. Nel Perugino continua ad essere molto più alta l’incidenza, ma con alcuni comuni, a cominciare dal capoluogo, dove la situazione sta migliorando. E nel Ternano peggiorano invece i valori dell’Orvietano.
L’area che preoccupa di più è quella del Folignate e dell’Assisano. Foligno, Spello, Bevagna, Montefalco, Cannara, Assisi, Bastia, Valtopina e Nocera Umbra hanno un’incidenza settimanale di nuovi casi superiore a 300 rapportata a 100 mila abitanti. Sopra i 200 Spoleto, Trevi. A dimostrazione di come il Covid si propaghi tra le aree limitrofe, dove tra le quali è maggiore la circolazione di persone.
L’altra area che preoccupa è l’Alto Tevere. Un’incidenza superiore a 300 si registra a San Giustino, Città di Castello, Montone. Di poco inferiore a Umbertide.
Perugia è sotto la soglia dei 200 casi per 100 mila abitanti. Sopra a 200 Marsciano e Deruta.
L’altra zona con un’incidenza sopra i 300 casi rapportati ad una virtuale popolazione di 100 mila abitanti è quella tra il Trasimeno e l’Orvietano: Città della Pieve, Paciano, Monteleone di Orvieto, Parrano, Ficulle.
Orvieto non supera la soglia dei 200 casi, ma la confinante Baschi sì.
Terni resta sotto l’incidenza dei 100 casi per 100 mila abitanti, nonostante la vicinanza con Spoleto.
In Valnerina, alto indice di contagi nell’ultima settimana a Norcia, pur se in misura un po’ ridotta, a Cascia.
Il Cts e la nuova ordinanza Tesei
Questi i dati che il Comitato tecnico scientifico ha portato sul tavolo della presidente Tesei. Oltre, naturalmente, a quelli relativi ai contagi nelle scuole rimaste aperte ed alle persone che si sono infettate, per classe di età.
Il confronto con la settimana precedente, che vede diversi peggioramenti e lievi miglioramenti in alcuni comuni, dovrebbe comunque spingere a prevedere ancora nella nuova ordinanza della Regione oltre a misure valide su tutto il territorio regionale, provvedimenti provinciali, oltre ad eventuali ulteriori ordinanze dei sindaci.