Prima con la trivella per carotare i terreni fino ad una ventina di metri, poi con l’escavatore per dissotterrare cumuli impressionanti di rifiuti. E’ così che l’Arpa e il Noe lavorano sulle bionde colline di grano ormai arato nei 255 ettari sequestrati in Valnestore. La prima parte del lavoro è quasi finita, ma nelle scorse ore, alla vista è parso chiaro, a chi avesse ancora dei dubbi, che sotto quella terra c’è finito di tutto. Strati di cenere e strati di rifiuti. Rifiuti pericolosi, con su scritto “veleno”, flaconi di solventi e sostanze tossiche. Candeggina. Poi ci sono pacchi di fiale e confezioni di medicine. Tanta, tanta plastica (naturalmente non biodegradabile) vetro e rifiuti ferrosi, rifiuti solidi urbani. La carta ormai si è dissolta, quello che è rimasto sotto terra è quello che nemmeno il tempo cancella.
Tutto mischiato, perchè ai tempi (probabilmente 30 anni fa) non esisteva la differenziata, tutto sotterrato abusivamente per ettari e ettari. Perchè il punto dove gran parte di questa roba è emersa non è mai stato censito come discarica, nemmeno con le meno ferree regole vigenti allora. Tutto coperto da migliaia di metri cubi di cenere. In luoghi dove il terreno è coltivato a grano, orzo e avena. Un terreno di proprietà di un ente pubblico oggi in liquidazione costituito dai Comuni di Piegaro e Panicale, dalla Regione, dalla Provincia di Perugia e dall’ex Comunità montana e prima di ciò di proprietà dell’Enel.
Questo è quanto emerso martedì dagli scavi nella discarica non autorizzata posta sotto sequestro nel terreno della Valnestore Sviluppo. Sondaggi disposti dalla procura della Repubblica per accertare il potenziale danno ambientale perpetrato negli anni. Dopo i primi cinque carotaggi con la trivella, la quantità di rifiuti provenienti dai Comuni limitrofi e altre “fonti” non ancora note e la mole di ceneri industriali di lignite e carbone trasportate dalla ex centrale Enel di Pietrafitta e in parte – si ipotizza – da altre centrali liguri, hanno indotto Arpa e Noe ad effettuare i sondaggi con un escavatore. Dato che più si scende a valle rispetto alla collina artificiale fatta di ceneri e rifiuti, più questi ultimi emergono a poca distanza dalla superficie del terreno.
Rifiuti anche di venti anni fa, o forse di più. L’”autopsia” dei rifiuti, con annessi controlli sugli agenti inquinanti, sarà ora effettuata dai laboratori dell’Agenzia di protezione ambientale e dell’Asl. I dati dovranno confermare o smentire quanto analizzato nella fase preliminare, ossia il superamento delle soglie di contaminazione per elementi pericolosi come il vanadio, il cromo, il manganese e l’arsenico sia nei terreni che nelle falde (con tre pozzi già chiusi) e in alcuni dei laghetti della zona.