Una situazione di crisi, ma dalla quale l’università, incluso l’Ateneo di Perugia, si sta riprendendo. E’ un messaggio chiaro quello che il Rettore dello Studium, Franco Moriconi, ha voluto lanciare durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Perugia. Presente, insieme alle cariche istituzionali più importanti dell’Umbria, agli studenti e personale amministrativo, il neo presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), Pier Camillo Davigo, consigliere di Cassazione. La cerimonia si è svolta all’interno dell’affollata Aula Magna dell’Ateneo, in piazza dell’Università. L’inaugurazione in Aula Magna è stata inoltre preceduta, nella Chiesa dell’Università, dalla Santa Messa presieduta da S.E. Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve.
Un messaggio, quello del rettore Franco Moriconi, scevro di retorica e ben chiaro. Per il Magnifico, infatti, la posizione nella quale versa “colpevolmente” il sistema universitario nazionale è stata causata “da tanti anni di politica sconsiderata“. “Le ferite inferte al sistema universitario – ha aggiunto – appaiono trasversali alle varie componenti e in alcuni casi perfino oltraggiose”. Per questi motivi, ha aggiunto Moriconi, “è ora di dire basta, di porre fine a un vaniloquio politico che maschera un’azione sconsiderata nei confronti dell’intero sistema universitario nazionale“.
Per Moriconi, non si tratta solo di mettere in campo e di investire “una quantità maggiore di risorse sull’Università, che pure appare un fatto fondamentale, ma anche di riassegnare dignità a un sistema vitale per il Paese“. Passando alla situazione dell’Ateneo perugino, “non scindibile dall’andamento del contesto nazionale“, Moriconi ha affrontato soprattutto le due questioni “più dolorose e urgenti“, vale a dire lo sforamento dell’indicatore economico ministeriale dell’80% e la questione del personale precario, presente in Aula Magna per una ‘manifestazione silenziosa’.
Di fronte a queste “due reali emergenze – ha sottolineato il rettore – l’Università ha reagito. In relazione ai lavoratori precari – ha detto – stiamo analizzando tutte le eventualità possibili al fine di garantire le opportunità di lavoro, mentre per quanto riguarda lo sforamento dell’indice dell’80%, gli organi di governo dell’Ateneo hanno assunto una serie di misure volte a far rientrare le spese entro il limite previsto dal Ministero. In questo senso – ha proseguito il rettore – abbiamo agito in varie direzioni e prima di tutto in quella della razionalizzazione dei costi fissi e dell’offerta didattica“.
Dopo l’intervento del rettore, hanno preso la parola anche Adriano Ferranti (rappresentante del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario) e Martina Domina, Presidente del Consiglio degli Studenti, è intervenuta e ha portato la voce degli Studenti nell’inaugurazione dell’Anno Accademico in corso. Rappresentanza, didattica, obiettivi raggiunti e sfide per cui impegnarsi ancora, ruolo ed importanza della Cittadinanza Studentesca e delle sue istanze sono alcuni dei temi toccati nel corso del suo discorso.
Poi è giunto il momento del tanto atteso intervento di Pier Camillo Davigo, il quale ha comunque deciso di non commentare con i giornalisti quanto detto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi sul tema delle intercettazioni, non avendo ancora potuto riunire la giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati. Poi il suo intervento si è concentrato soprattutto sul tema della corruzione, come “causa principale delle tensioni tra sistema politico e mondo giudiziario. Per far scendere queste tensioni basterebbe che si smettesse di rubare“. Senza fare distinzione tra destra e sinistra, Davigo si è affidato alla validità di “alcuni studi che dimostrano che i Paesi più corrotti sono quelli che spendono meno in istruzione e cultura. L’Italia è da troppo tempo nelle posizioni più basse di questa graduatoria“. La corruzione, ha aggiunto, “non viene denunciata mai e si scopre o per caso o facendo indagini su altro”. Una “piaga diffusa, seriale, perché “chi si vende non si vende una sola volta”.
“C’è crimine organizzato – ha aggiunto Davigo – dove si creano mercati illegali e quindi per combattere il crimine la miglior cosa e’ non avere mercati illegali“. Contro il fenomeno della corruzione, l’impianto legislativo anticorruzione è tuttavia “inefficiente, e non serve a niente“. Per il magistrato, in passato la politica si è distinta “non per il contrasto alla corruzione ma nel contrasto alle indagini sulla corruzione. Basta leggere le leggi che sono state approvate dal ’94 al 2000 circa e ci si rende conto di questo”. Nonostante per il presidente dell’Anm queste cose siano cambiate di recente, le leggi per combattere la corruzione, così come l’aggiornamento dato dalla legge Severino, sono ancora blande e poco incisive, “perché sembrano non tener conto della realtà della corruzione che è del tutto diversa da come sembra immaginarsela il legislatore“.
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