Qualcosa non ha evidentemente funzionato nella vicenda di M.W., profugo tunisino accolto a Perugia, finito dall'ala protettiva della protezione civile al carcere di Capanne, a un Cie dal quale verrà rimpatriato i prossimi giorni.
La storia del 29enne tunisino scarcerato ieri e accompagnato in un Cie racconta di come a volte si possano inceppare gli ingranaggi dell'accoglienza e dell'integrazione nel capoluogo umbro.
Il giovane è arrivato lo scorso anno in Italia ed è stato assistito dalla Protezione Civile nel programma nazionale di emergenza umanitaria, affidato alla Regione Umbria. Insieme ad altri profughi è stato alloggiato per alcuni mesi nei locali delle associazioni di volontariato in provincia di Perugia.
Un limbo dove è rimasto per qualche tempo, fino a quando non è arrivato il permesso di soggiorno e si è allontanato dagli alloggi in cerca di qualche attività. Le tracce di M.W. si sono avute a maggio scorso, quando è stato identificato durante un controllo nella zona della Stazione Fontivegge e poi di nuovo poco tempo dopo in zona Ex Piselli, a Madonna Alta, dove la Questura ha scoperto che aveva preso dimora in uno stabile abbandonato.
Dalla vita precaria in strada, priva di qualsiasi integrazione, al passo della droga: in autunno il giovane è stato sorpreso a Ponte Felcino mentre cedeva stupefacenti ad una tossicodipendente agli arresti domiciliari. Arrestato per spaccio, è finito nel carcere di Capanne.
Qui M.W. è rimasto fino a ieri, quando è stato scarcerato, per essere accompagnato all’Ufficio Immigrazione della Questura che gli ha revocato il soggiorno e notificato il provvedimento di espulsione dal Territorio Nazionale. La storia di M.W. in Italia ha così avuto il suo epilogo ieri pomeriggio, quando è stato scortato ad un Cie da dove verrà rimpatriato nei prossimi giorni .