Claudio Bianchini
“Questa notte non sono proprio riuscito a chiudere occhio, hanno risuonato in continuazione le sirene dell’FBI, con tantissimi uomini e mezzi impegnati a Watertown nelle operazioni di cattura ed uccisione di Tamerlan Tsarnaev, uno dei fratelli ritenuti responsabili degli attacchi di Boston”. E’ questa la drammatica testimonianza che ci giunge in diretta da Stefano Andreani, il giovane ingegnere di Montefalco, che lavora all’università di Harvard e che attualmente vive in un appartamento a Cambridge. Basti pensare che dalla sua terrazza, si vede benissimo il centro di Boston, dove s’è consumato l’attacco terrorista alla maratona. “Sono ancora barricato in casa – ci ha fatto sapere tramite facebook, nel primo pomeriggio di ieri – praticamente mi trovo a circa quattro chilometri dal luogo della sparatoria. In queste ore, di primo mattino, stanno ancora cercando il secondo attentatore – fa sapere Andreani – è in atto una gigantesca caccia all’uomo qui intorno. Mi informo dalla tv e dal computer, ma sono gli stessi responsabili dell’università a mandarci costantemente mail di aggiornamento. Oggi infatti non ci hanno fatto nemmeno andare a lavoro, abbiamo ricevuto l’ordine tassativo di non uscire dalle nostre abitazioni”. Scampato dalla tragedia delle bombe di Boston, ora il trentenne montefalchese, è suo malgrado nell’occhio del ciclone. E nella lunga nottata, ha dovuto pure fare i conti con un allarme bomba proprio sotto il suo alloggio. “Harvard è stata chiusa, qui è considerata un obiettivo sensibile – spiega – e dopo la sparatoria all’MIT mi sono pure ritrovato gli artificieri nella strada di fronte al mio edificio. Per fortuna alla fine si è trattato soltanto di un falso allarme. Ma quegli attimi di terrore – prosegue l’ingegnere – li ricorderò certamente per tutta la vita”. Nonostante si sentano letteralmente assediati, Stefano Andreani ha subito rassicurato familiari ed amici tramite social network e skype. Ed anche tramite il nostro sito, vuol far sapere che la situazione è sotto controllo, ed inviare un affettuoso saluto da oltre oceano, a quanti lo hanno contatto in questi terribili giorni di tensione, facendolo sentire più sicuro e sollevato.