“CAPUCOLLOCCHJ” = è questo il nome tradizionale, in uso nel territorio folignate, per indicare la cosiddetta ‘zucca di Hallowen’. Una storia ben più antica e affascinante della moderna moda del ‘carnevale americano’.
Altro che ‘zucche di Hallowen’ e mode consumistiche importante dalla bizzarra America, la tradizione dei ‘capucòllocchj’ nell’area del folignate affonda le sue radici nella notte dei tempi, e a mantenerla viva ci pensa – con un’iniziativa degna di nota – la Pro Loco di Capodacqua, guidata dal presidente Marco Alessandri, membro dell’Accademia Lu Tribbiu.
Negli anni scorsi, un’apposita giuria valutava le varie composizioni proposte dai bambini del paese che davano sfoggio a tutta la loro creatività e capacità di modellare le zucche, creando veri e propri capolavori artistici.
‘Lu capucollócchj’ (il capo con gli occhi) non è altro che una grossa ‘ciucca ghjàlla’ (zucca gialla) alla quale viene accuratamente tolta la polpa interna per poi intagliare ‘occhj, nasu e vvócca’, (occhi, naso e bocca).Da tali fessure fuoriesce la tremula luce di un lumino che viene posto all’interno della zucca cava.
Alle Puelle (storico quartiere del centro storico di Foligno ricompresto tra l’area dell’ex Ospedale e ed il fiume Topino) tanti anni fa, nella notte di ‘Tutti i Santi’, numerosi ‘capucollócchj’ venivano disposti in fila sopra le storiche mura urbiche. Mentre alcune famiglie usavano collocare ‘le ciùcche’ sopra i davanzali, i balconcini o sulla soglia delle porte.
Un’usanza arcaica, con la quale s’intendeva esorcizzare in qualche modo la morte, evocando gli spiriti. Si tratta di antichi riti celtici? Cristiani? O semplicemente di tradizioni popolari tramandate da generazione in generazione?
Una cosa è certa, non si può banalizzare e decontestualizzare il tutto con una sorta di ‘carnevale fuori stagione’. Recuperiamo lo spirito ‘de lu Capocollòcchi’ dove i bambini non si limitano a comperare anonime e standardizzate zucche di plastica al supermercato, come vittime del consumismo e del marketing ma sono protagonisti della festa, senza inseguire mode, ma recependo tramandando la tradizione dei loro nonni, magari proprio insieme agli stessi.