Fabio Barbini, Francesco Fioriello, Maura Mauri, Andrea Pellegrini, Pierluigi Piccirilli, Umberto Ricci e Nicola Zingarelli. Il terremoto che ha fratturato Sel di Terni ha nomi e cognomi. La causa scatenate del sisma che ha portato alle dimissioni di massa dagli organismi direttivi comunali di Sinistra Ecologia e Libertà è ben spiegata nel comunicato inviato alle redazioni e sembra avere anche un suo ‘perché’ di coerenza con i principi del partito. Un po’ meno comprensibili appaiono i tempi e lo ‘scatto di reni’ del gruppo ternano, quando mancano solo 15 giorni al voto per il rinnovamento ella Giunta regionale e i risultati non appaiono affatto così scontati.
Mai con la Marini – “Siamo un gruppo di iscritti al circolo SELFrattura di Terni – scrivono i secessionisti ternani – , impegnati attivamente nella realtà locale del nostro partito, come semplici iscritti o con incarichi di direzione nel coordinamento cittadino, incarichi da cui ci siamo dimessi a seguito della decisione presa dall’assemblea regionale di partecipare alle elezioni regionali nella coalizione a sostegno di Catiuscia Marini nella lista “Umbria più Uguale”, una scelta che riteniamo fortemente sbagliata”. Non va. Volevano dell’altro. Ma i tempi proprio non tornano. Perchè ora? A giochi fatti. E poi, a sorpresa, “restiamo dentro Sinistra Ecologia Libertà, con tutto ciò che questo implica, rispettando le decisioni della maggioranza del partito nella regione e reputando, al contempo, la nostra scelta coerente con la linea portata avanti a livello nazionale e in altre regioni volta alla costruzione di una Sinistra sociale e politica più ampia”. Giusto uno scossone d’assestamento, insomma. E un passaggio in minoranza nel partito? Non esattamente. Il fronte bellico che si apre da Terni coinvolge molto.
“Soffocati dal Pd” – Il manipolo del “no Marini, grazie” resta e attacca. Dall’interno. “E’ con rammarico – dicono – che constatiamo come Sel Umbria abbia scelto di rinunciare ad assumere un ruolo autonomo, forte ed incisivo, ad avviare un confronto serio con gli altri soggetti della sinistra, e a fare scelte sicuramente più difficili, ma anche più coraggiose e coerenti. Non possiamo condividere la partecipazione di Sel alla coalizione a sostegno della Marini, priva di qualsiasi vero carattere di innovazione e rinnovamento a sinistra, tanto più se effettuata dall’interno di una lista plurale, “Umbria più Uguale”, dove Sel rischia di non riuscire a fare valere una propria autonoma iniziativa. Riteniamo complicato pensare di potere incidere realmente, e condizionare da sinistra le scelte di una futura Giunta Marini, con una risicata, stando ai numeri attuali, rappresentanza in consiglio regionale di fronte ad un Pd umbro che ha dimostrato di non farsi scrupolo, se lo ritiene utile, come sulla legge elettorale regionale, a fare ricorso ad alleanze variabili”.
Legge elettorale “su misura” – Come a dire che l’inginocchiamento più o meno cerimonioso al centrosinistra uscente non è andato giù. Per niente. Detto in politichese suona così: “Non ce la sentiamo di fare campagna elettorale, facendo giusta polemica e opposizione al Pd sulle politiche nazionali, e sostenendolo invece a livello regionale”. E ancora: “SEL Umbria, in vista delle elezioni regionali, aveva intrapreso un interessante cammino di ascolto della società umbra, nelle sue varie articolazioni, tramite l’iniziativa ‘Cento sguardi sull’Umbria della crisi’, per avviare in seguito un confronto, senza pregiudizi, con gli altri soggetti e partiti di sinistra e centrosinistra. Purtroppo, complice la pessima legge elettorale, ritagliatasi su misura dal Pd insieme al voto compiacente dell’opposizione, al confronto programmatico è stata preferita, a nostro avviso, la scelta di provare a condizionare l’azione del Pd restando all’interno della coalizione della Marini”.
Riciclati e immobilismo nel Pd – Un piano che, a dirla con i dissidenti, ha una falla. E imbarca acqua secondo dopo secondo: “A nostro giudizio, non esiste più alcuna coalizione di centrosinistra, composta da forze politiche di pari dignità, ma soltanto un rassemblement eterogeneo, con al centro il Partito Democratico umbro, distintosi in questi ultimi anni per il suo tasso di trasformismo e immobilismo, esteso anche alla presunta lista ‘civica’ della Presidente ben popolata di ‘riciclati’ trasversali, che ben incarna l’interiorizzazione delle larghe intese che sta alla base del concetto di partito della nazione”.
Approvata a maggioranza – Non ci sta però il coordinatore provinciale di SEL Giuliano Granocchia, oggi candidato di punta della lista “Umbria più Uguale” e al telefono con TuttOggi.info commenta di non comprendere, al di là dei contenuti, i modi e la tempistica dell’intervento. “La decisione di partecipare ad un unica, forte coalizione di centrosinistra era l’unica alternativa credibile” al fronte che si è compattato a sostegno di Claudio Ricci. “La scelta di partecipare ad una lista civica a supporto della candidatura di Catiuscia Marini Presidente è stata dibattuta, ragionata e votata a stragrande maggioranza dal Comitato regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, dopo innumerevoli consultazioni”. E poi ancora “Si può essere in disaccordo e discutere, ma una volta presa una decisione democraticamente, si prosegue insieme nella stessa direzione”. Certo è che su così breve distanza e su un risultato affatto scontato ogni frattura, ogni pezzettino che si stacca mina la tenuta dalla coalizione, cedendo spiragli di ‘recupero’ ad un centro destra agguerrito e sempre più presente sulla terra della rossa Umbria.