Continua l’incertezza sul futuro del forno crematorio di Perugia, l’unico della regione. Guasto dal 28 gennaio, le famiglie dei defunti si sono ritrovate a doversi rivolgere alle strutture di Lazio e Toscana per cremare i propri cari. Ma la trasferta comporta prezzi più cari, quasi il doppio, e tempistiche più lunghe. Mercoledì mattina, Nilo Arcudi, capogruppo dei Socialisti Riformisti, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta per conoscere la tempistica di esecuzione dei lavori urgenti per rimettere al più presto in funzione il forno crematorio attualmente non funzionante e le strategie che il Comune intende adottare per ridurre al minimo il disagio arrecato ai familiari dei defunti, nonché, più in generale, per far fronte alla crescita costante di richieste di cremazione.
Al momento non ci sono notizie sui tempi di ripristino del forno di Perugia, risalente ai primi anni ’90 e non più conforme alle attuali normative. Il capogruppo Arcudi, inoltre, spiega come “da alcune settimane si è dato corso a procedure aperte con un “dialogo” preliminare con le poche ditte che si occupano della realizzazione di strutture di questo tipo, con successiva indizione di una gara pubblica”.
“A giunta e a sindaco – continua la nota – si chiede di fare chiarezza sulle tempistiche di esecuzione per il ripristino del forno di Perugia e di eventuali strategie da parte del Comune per ridurre al minimo il disagio arrecato ai familiari, magari con lo stanziamento di un fondo comunale a sostegno dei cittadini che si devono recare fuori Perugia per la cremazione”.
In Umbria niente cremazioni “Forno rotto, andate in Toscana o nel Lazio”