Il Tar dà ragione alle fonderie: "Non risulta emergere alcuna situazione di emergenza sanitaria o pericolo attuale e imminente per la salute e l’incolumità pubblica". La legge regionale che non c'è
Il Tar dell’Umbria ha accolto il ricorso delle Fonderie di Assisi (ex Fonderie e Officine Meccaniche Tacconi Spa). E’ stata dunque annullata l’ordinanza che il Comune di Assisi aveva emanato ad agosto 2021 e che disponeva di adottare ulteriori misure per ridurre gli odori denunciati dai cittadini residenti nelle immediate vicinanze dell’impianto.
In realtà già a novembre il tribunale amministrativo regionale aveva concesso la sospensiva all’azienda, con l’ordinanza che dunque era stata messa in stand-by.
Fonderie: nessuna emergenza sanitaria o pericolo imminente
Ora è arrivata la decisione nel merito del ricorso, con i giudici (Raffaele Potenza, Presidente, Enrico Mattei, Consigliere, Daniela Carrarelli, Primo Referendario, Estensore) che hanno stabilito che l’ordinanza 217 del Comune di Assisi del 27 agosto 2021 non ha presupposti giuridici a suo fondamento perché “nel caso in esame dal provvedimento sindacale gravato e dagli atti nello stesso richiamati non risulta emergere alcuna situazione di emergenza sanitaria o pericolo attuale e imminente per la salute e l’incolumità pubblica“.
Oltre alla mancanza dei presupposti giuridici di emergenza sanitaria o pericolo attuale e imminente per la salute e l’incolumità pubblica, la sentenza del Tar – sottolineano dalle Fonderie – ha evidenziato un’anomalia legata alla proporzionalità, ovvero l’inadeguatezza tra i tempi concessi e la realizzazione degli interventi richiesti che peraltro avrebbe comportato l’adozione di una tecnologia di produzione completamente diversa da quella presente in F.A. spa e, più in generale, dalla totalità delle fonderie esistenti.
Nel mirino anche la normativa regionale assente
Tra gli aspetti analizzati dal Tar anche l’assenza di una normativa regionale in materia. Osservano infatti i giudici che “per le emissioni odorigene in base alla normativa nazionale vigente non è prevista la fissazione di limiti di emissione né di metodi o di parametri idonei a misurarne la portata”. “Il Codice dell’Ambiente, a seguito delle modifiche introdotte con d.lgs. n. 183 del 2017, prevede in questo ambito la possibilità di un intervento delle singole Regioni o delle Autorità competenti in sede di autorizzazione. […] In tale ambito possono essere stabiliti valori limite relativi alle sostanze odorigene, prescrizioni impiantistiche e gestionali e criteri localizzativi per impianti e per attività aventi un potenziale impatto odorigeno – incluso l’obbligo di attuazione di piani di contenimento -, specifiche portate massime o concentrazioni massime di emissioni odorigene.
La Regione Umbria non ha legiferato in materia; non sono pertanto rinvenibili a livello regionale né valori limite relativi alle sostanze odorigene, né specifiche portate massime o concentrazioni massime di emissione odorigena espresse in unità odorimetriche per le fonti di emissioni odorigene dello stabilimento”.
Non solo: l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) del 2015 della Provincia di Perugia ed i successivi aggiornamenti non prescrivono l’adozione di misure finalizzate al contenimento delle emissioni odorigene.
La soddisfazione delle Fonderie
“Si tratta per noi di un risultato atteso – ha sottolineato Alvano Bacchi, presidente di F.A Group – poiché l’azienda ha sempre agito e gestito gli aspetti ambientali in piena conformità alla norma ISO 14001 fin dal 2004 e alle disposizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale di cui è dotata”.
Nello stabilimento di Santa Maria degli Angeli F.A Group realizza pezzi meccanici, frutto del processo di fusione della ghisa e dell’acciaio, impiegati dalle principali case automobilistiche mondiali.
“La sentenza del Tar – ha aggiunto Bacchi – ha stabilito che l’attività della nostra azienda non pregiudica la salute dei lavoratori né quella dei cittadini. Siamo dispiaciuti che un’azienda del territorio, che si trova già in una situazione delicata tra la gestione del concordato, l’aumento del costo dell’energia e il caro dei materiali e delle materie prime, abbia dovuto fronteggiare anche l’ostilità delle istituzioni locali. Tre anni fa sono stato chiamato a gestire il risanamento di questa azienda vista la grave crisi in cui versava. Un’azienda che, attualmente, tra lavoratori diretti e indotto, occupa oltre 800 persone. Questa realtà dovrebbe essere considerata una ricchezza per il territorio sulla quale investire e che invece da questa vicenda ha subito anche gravi danni sul piano commerciale oltre che su quello dell’immagine.
L’impegno dell’azienda per limitare le emissioni odorigene
Tutto quanto accaduto – conclude Bacchi – non fa, tuttavia, venire meno l’impegno dell’azienda a migliorare e limitare ulteriormente le emissioni odorigene, come testimonia anche la partecipazione al progetto “LIFE-2021-SAP-ENV-ENVIRONMENT Circular Economy, resources from Waste, Air, Water, Soil, Noise, Chemicals, Bauhaus”, in fase di valutazione da parte della Comunità Europea, e la collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Perugia sul tema dell’Ecoefficienza produttiva. A breve convocheremo un tavolo istituzionale a cui saranno invitati i rappresentanti della Regione Umbria, del Comune di Assisi e dei Sindacati dei lavoratori per un confronto stabile sul presente e su futuro di una importante realtà economica e industriale nel nostro territorio e a cui, ad oggi, non è pervenuto alcun aiuto nonostante i fondi messi a disposizione dal Pnrr e nonostante le evidenti necessità di un’azienda in concordato”.
(modificato alle 20.50)