Nel pomeriggio di ieri, 26 settembre, due agenti di polizia si sono presentati nella sede del Partito Comunista di Foligno, dove i militanti erano intenti a realizzare striscioni per la manifestazione del 12 ottobre, una iniziativa già preavvisata secondo le norme vigenti. A renderlo noto sono gli stessi membri del partito.
Alla responsabile locale del Fronte della Gioventù Comunista sarebbe stato chiesto dapprima di fornire il documento e successivamente intimato, di recarsi nei locali del commissariato per – testualmente – “il riconoscimento di alcuni militanti che mancano tra le persone già schedate nel sistema”.
In qualche modo l’operazione, subito contestata dai vertici locali del Partito Comunista, formazione politica mai uscita dall’ambito dei movimenti cosiddetti di natura democratica e parlamentare, sembra riproporre tempi di frizione sociale con le Forze dell’Ordine che ormai solo alcune generazioni possono ricordare con chiarezza.
Il Partito Comunista nel denunciare l’accaduto, ha ulteriormente specificato in una nota odierna inviata alla stampa, “Lo riteniamo a tutti gli effetti un puro atto intimidatorio. Chiediamo che il Questore e al Prefetto forniscano immediate spiegazioni sull’accaduto. In particolare ci chiediamo per quale ragione agenti della polizia si sono recati in una sede di partito senza alcun mandato, intimando di presentarsi a fare riconoscimenti, intimazione anch’essa priva di qualsiasi mandato della procura. Chiediamo infine in virtù di quale legge i militanti comunisti siano schedati in quanto tali, prassi evidentemente contraria ai principi stabiliti nella Costituzione. Evidentemente queste sono le nuove disposizioni del Ministero dell’Interno oggi”.
“Ogni intimidazione- conclude il Partito Comunista– non fermerà la lotta dei comunisti”.