di Ivano Bruschi
Non riesco a comprendere l’enfasi con la quale alcuni media hanno accolta l’edizione della “fiera dei Soprastanti” tenutasi domenica.
Trovo che questa manifestazione collaterale, partita agli inizi con i migliori intenti,quelli di ricreare uno spaccato storico artistico della Foligno del 1600, si stia avvitando, da qualche edizione, in un declino qualitativo e quantitativo sempre più imbarazzante.
Più che un “mercato” seicentesco, che dovrebbe trasmettere emozioni a chi lo fa, ma soprattutto ai folignati ed ai turisti che partecipano, la fiera mi è apparsa ridotta ad una via di mezzo tra una sagra culinaria ed una carnevalata mal riuscita.
Passeggiando tra i banchi , spesso con discutibilissimi addobbi, ho potuto assistere con stupore ad “offese” macroscopiche alla manifestazione stessa.
Popolani in abbigliamento misto tra il moderno ed un improvvisato seicentesco, spesso con occhiali da sole ed improbabili cappelli, esposizioni con variopinte scritte a pennarello, vini ed alimenti ( ormai vero tema centrale della festa! ) serviti su bicchieri e piatti di plastica.
Artigiani, mestieri ed accuratezza storica di fatto ormai spariti o quasi.
Dov’è finita, mi chiedo, l’idea di una manifestazione che attraverso la rievocazione accurata di alcune pagine di storia del nostro territorio, aveva tra i suoi obbiettivi quello di ridurre le distanze tra folignati e quintanari, che doveva esaltare le tante energie creative e competenti all’interno dei Rioni?
Ed a tale proposito dove sono finiti quei controlli atti ad impedire – come tra l’altro, giustamente, avviene per il corteo storico – di assistere a certe brutture constatate domenica?
Continuando così, temo che la “Fiera dei soprastanti” , da qui a qualche anno, oltre che perdere credibilità tra i quintanari e banalizzare il suo fascino dal potenziale ancora inesplorato, oltre che perdere i visitatori che non hanno più nulla da vedere, finirà per essere depennata dal programma dell’Ente e trattata così come si trattano le estemporanee e continue novità che riguardano la Quintana e spesso subiscono i quintanari.
La forza e la bellezza di una manifestazione sta al contrario nella passione, nella continuità, nel suo perpetrarsi nel tempo.
Per altre manifestazioni collaterali, vedi gareggiare dei convivi, assai più esclusive e meno alla portata del popolo, si cerca spasmodicamente la cura del dettaglio, la perfezione storico artistica, tanto da fare addirittura corsi di comportamento. Al contrario una bellissima manifestazione popolare alla portata di tutti è in balia delle improvvisazioni folkloristiche e lasciata a se stessa.
Non si riduca ora la questione in termini economici, perché se cosi è, ma non ne sono per nulla convinto, meglio non fare tali eventi piuttosto che farli scadere in tal modo.