Festival di Spoleto, danza e concerti di Mezzogiorno sorpresa | Manifesto ufficiale cult | Presentato Spoleto67 - Tuttoggi.info

Festival di Spoleto, danza e concerti di Mezzogiorno sorpresa | Manifesto ufficiale cult | Presentato Spoleto67

Carlo Vantaggioli

Festival di Spoleto, danza e concerti di Mezzogiorno sorpresa | Manifesto ufficiale cult | Presentato Spoleto67

Mer, 13/03/2024 - 18:23

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Debutto per i concerti del nuovissimo Jazz Club, e poi la musica elettronica e la realtà immersiva di Adrien M & Claire B. Omaggio a Ferrara

Quando tutto fa pensare che non ci sia più nulla da scoprire e che ci si avvii verso una soporosa routine artistica, basta un semplice colpo di genio e l’attenzione si riaccende come se nulla fosse accaduto negli ultimi 4 anni di kermesse festivaliera a Spoleto.

Bobbu o Spantacchio?

Ci ha pensato il frizzantissimo Saverio Verini, Direttore dei musei di Spoleto, in collaborazione con la direzione artistica del Festival a scegliere Chiara Camoni per la realizzazione del manifesto di Spoleto67, aggiungendo alla lista anche una mostra dell’artista da tenersi a Palazzo Collicola durante la manifestazione. “Burning Sister” il nome dell’opera, che ha un vago sentore arcimboldesco con utilizzo di materiali naturali, ma che soprattutto materializza una sorta di dualismo filosofico tra antropomorfismo e natura imperitura e circolare. Il Sindaco di Spoleto, Andrea Sisti, nonché Presidente della Fondazione Festival, ci andrebbe “a nozze” per la sua evidente sostenibilità.

A noi, che come è noto siamo i soliti buffoni con la penna in mano, Burning Sister fa venire in mente un altro tipo di dualismo, quello favolistico-noir a metà tra “‘U Bobbu” e “Lu Spantacchio”, entrambi assimilabili alla figura dello Spauracchio. Sebbene, a nostro gusto, propendiamo di più per “Lu Spantacchio” che fa meno paura, visto anche lo sguardo tenerone di Burning Sister. Sarà la cosa più cool di Spoleto67, ci scommettiamo la carriera.

Il programmone di Spoleto 67, corto!

Ammettiamolo serenamente: mai vista una conferenza stampa più ordinata e cronometrata di quella di oggi, 13 marzo, data attesissima della presentazione ufficiale della 67^ edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Il dubbio che ci rimane è se siano state fatte le prove prima, cronometrando gli interventi e le cose da dire, o se invece sia proprio poco quello che c’era da raccontare.

In effetti, la presentazione ufficiale era stata preceduta da una abbondante semina di anticipazioni che hanno così consentito di non ripetere dettagli degli spettacoli già noti da tempo. Quando poi non si è trattato di articoli di stampa, come quelli di Tuttoggi, che super-anticipavano spettacoli già dai primi mesi del 2023 (Vedi Jeanne Candel e Leonardo Lidi).

Ma a dirla tutta l’offerta di spettacolo si è concentrata ed è meno dispersiva, in rivoli di artigianato artistico che spesso non è nemmeno novità, ma rimasticamento.

Presenti, il Direttore Artistico, Monique Veaute, il Direttore Organizzativo, Paola Macchi, l’Assessore regionale alla Cultura, Paola Agabiti, e il sindaco di Spoleto, nonché Presidente della Fondazione Festival, Andrea Sisti. Assente giustificato, con tanto di letterina di commendevole dispiacere per l’assenza, il Sottosegretario Gianmarco Mazzi. Del Ministro Sangiuliano invece si è perso il domicilio già da qualche anno.

Opera

Piatto ricco per l’Opera che torna a mettere in scena due titoli come spesso si faceva sin dai primi anni di Festival. Inaugurazione con Le bourgeois gentilhomme / Ariadne auf Naxos con la musica di Richard Strauss e la direzione orchestrale di Ivan Fischer che firma anche la regia insieme a Chiara D’Anna. E meno male, perché Fischer è decisamente un ottimo Direttore d’Orchestra. E qui ci fermiamo ricordando il famoso detto Ofelè fa el to mesté !

A seguire Orfeo ed Euridice di C.W. Gluck, con la regia di Damiano Michieletto. Non mancheranno chiacchiere a profusione sulla messa in scena dell’acclamato regista italiano, anche se il lavoro è già noto. Si tratta infatti di una coproduzione con il Komische Oper, già andato in scena nel 2022 a Berlino.

Musica

Se c’è un settore che ha preso forza più di altri a Spoleto67, questo è decisamente quello della Musica, che sfodera una serie di “geometrie” programmatiche che saranno di sicuro interesse, o perlomeno attireranno la curiosità anche di chi non è proprio un addetto ai lavori.

I Concerti di Mezzogiorno (che molto avevano sofferto negli ultimi anni) sembrano essere promettenti, inclusa qualche prima assoluta. Musiche di Georg Friedrich Händel, Igor Stravinskij, Ruth Crawford Seeger, Gabriella Smith, George Lewis, Amy Williams, Purcell, Edvard Grieg, Felix Mendelssohn Bartholdy, Ottorino Respighi, Claude Debussy, Salvatore Sciarrino, Benjamin Britten, Jacques Ibert, Philippe Hersant, Henri Tomasi, François Couperin, Claudio Monteverdi, Attilio Ariosti, Orazio Vecchi, Joseph Bodin de Boismortier. E scusate se è poco.

Merito, per questa edizione, di Marco Ferullo, consulente musicale e noto ai più come responsabile dell’Ufficio Stampa del Festival. Lo zampino nel settore musica lo mettono anche l’American Academy in Rome, la Mahler & LeWitt Studios e la prolifica Fondazione Carla Fendi che presentano uno spettacolo intrigante, Scenes from the Post-Diaspora del compositore Baldwin Giang e messa in scena con l’Ensemble Garage. Senza spoilerare troppo, ci si immerge nel mondo della street art e della street music, dell’hip hop e dell’esperienza urbana. Senza dimenticare l’importanza delle generazioni di immigrati.

Per la celebre rivista Rolling Stone è la “bestia nera dell’elettronica contemporanea”, Daniel Lopatin, aka Oneohtrix Point Never, arriva a Spoleto in esclusiva per l’Italia al Festival dei Due Mondi.

A chi è piaciuto Le Bal de Paris di Blanca Li, quest’anno potrà riprovare con l’esperienza immersiva di Piano Piano dell’artista multidisciplinare Adrien Mondot, del duo Adrien M & Claire B, che crea un dispositivo inedito mescolando la giocoleria digitale al delicato universo sonoro dell’eclettico musicista BABX.

Jazz à gogo

Tra le file degli invitati alla conferenza stampa di Roma sedeva anche un gongolante Carlo Pagnotta, ormai figura imprescindibile del Jazz a livello internazionale. La reputazione del Patron di Umbria Jazz ha varcato da tempo i confini italici per aver trasformato la kermesse umbra in una delle 4 più famose manifestazioni jazzistiche del mondo. Spoleto è diventata, come Orvieto e Terni, una delle ancelle di Sir Charles che, grazie alla collaborazione con Monique Veaute (che stravede per il barbaro perugino), ha seminato talmente bene da creare per Spoleto67 un Jazz Club (quasi come il progenitore perugino) nuovo di pacca. E che nomi in programma!

Si va dal Trio di Alessandro Lanzoni con special Guest, il funambolico Francesco Cafiso, al sostanzioso Micah Thomas Trio. E se non vi basta c’è anche il “fighissimo” Trio con Dado Moroni, Eddie Gomez & Joe La Barbera con un progetto sulla musica di Bill Evans. Da leccarsi i baffi. Unico appunto, la location di Sant’Agata, che non ha una grande capacità ricettiva. I nomi valgono molto di più e speriamo ci sia proprio la fila. Sarebbe un bel segnale!

Barbara Hannigan, arieccola…

Ci ha preso gusto anche Barbara Hannigan, che, diciamolo francamente, non piace proprio a tutti. Ma in dubis (latino maccheronico per i precisini), è meglio che ci sia.

La “nostra” artista multitasking si cimenterà come cantante al Teatro Romano in un concerto dedicato alle musiche di John Zorn (ancora una replica) con il Jack Quartet eseguite in formazione strumentale classica e moderna. E, infine, la Hannigan sarà il Direttore D’orchestra del Concerto finale con un programma che, tra gli altri autori, torna a far risuonare in Piazza Duomo le note di George Gershwin (Girl Crazy Suite). Sorta di omaggio sentimentale al compianto visionario e temerario Giorgio Ferrara che scelse (spinto dal fido Alessio Vlad) il famoso compositore americano per un Concerto finale indimenticabile nel 2009, quando era diventato necessario rompere un tabù della manifestazione, quello della sacralità inviolabile “alla Menotti” del programma nello spettacolo di chiusura. Indimenticabile.

E per chiudere il larghissimo spazio musicale di Spoleto67, c’è anche il concerto (made in Umbria Jazz) di Lizz Wright che con la sua voce inimitabile è stata definita, dal blasonato New York Times, “un contralto morbido e scuro, dotato di qualità che si potrebbero associare al bourbon invecchiato in botte o alla pelle morbida come il burro”. Il tutto per dire che con Lizz si prosegue l’esperimento musicale etnico e storico-sociale iniziato lo scorso anno con Rhiannon Giddens.

Teatro

Non ci dilungheremo molto su questo settore. Molto è stato già detto in anticipo come sul lavoro di Leonardo Lidi che mette in scena la trilogia di Cechov o il ritorno di Liv Ferracchiati o il tradizionale spettacolo al Carcere di Maiano di Spoleto con la Compagnia dei detenuti Sine Nomine.

Segnaliamo il lavoro di Davide Enia, Autoritratto, e il reading con Isabelle Adjani (e che Dio ce la mandi buona!). Molto interessante invece tutto il programma messo in scena dai ragazzi dell’Accademia Silvio D’Amico, una splendida consuetudine festivaliera che a Spoleto67 avranno come nume tutelare, oltre Luca Marinelli, anche Antonio Latella nel lavoro originale Uffa che barba!

Ci saranno anche 3 incontri con Alessandro Baricco dal titolo “Breve ed eretica Storia della Musica classica” con La curiosa eredità di Orfeo, sul filo del legame fra Mitologia e Musica che caratterizza Spoleto67.

Confessiamo tutta la nostra emozione per il ritorno dell’osannato Teatro Musicale di Jeanne Candel, che tante soddisfazioni ci diede due anni fa a Spoleto65. In scena al Due Mondi ci sarà Baùbo / sull’arte di non essere morto. Il titolo è tutto un programma in effetti, perchè se siamo qui a scrivervi ancora è esattamente per aver imparato a non dipartire durante il debutto spoletino di Demi Veronique con la celeberrima scena della fuga di una fetta biscottata dal palcoscenico. Capirete dunque l’attesa nel segno della “eccezione che conferma la regola”. Senza fetta biscottata!

E infine si danza…

La danza, con l’Opera, a Spoleto è da sempre il tipo di spettacolo che può riempire un teatro e trasformare il Festival in un evento o in un vero e proprio trampolino di lancio per le compagnie. Nel solco della ricerca e della sperimentazione in questi ultimi 3 anni di direzione artistica si è cercato di fare qualcosa di valido, non sempre con esiti positivi. Cose buone (Sharon Eyal) e cose da far precipitare velocemente nell’oblio (Fernando Montano), che si sono succedute nel tempo.

Quest’anno la lista “ballerina” ha in sé delle proposte di sicuro interesse. Mehdi Kerkouche, tanto per cominciare, che prosegue la sua ricerca sulle forme di gruppo in un ritratto di famiglia in bianco e nero.

Poi, la performance di Friedemann Vogel che torna a collaborare con l’artista visivo e coreografo Thomas Lempertz, questa volta per cimentarsi nella coreografia di un’opera completa: Die Seele am Faden/Soul Threads.

Avremo anche il pluripremiato coreografo inglese Wayne McGregor, direttore della Biennale Danza e “coreografo residente” del Royal Ballet di Londra, che presenterà al Festival dei Due Mondi un dittico coreografico che porta la sua trentennale ricerca coreografica verso una nuova e radicale frontiera.

Ed in più, oltre il tradizionale trittico di proposte, il funambolico Yoann Bourgeois torna a Spoleto dopo il successo di Tentative approaches to a point of suspension con una nuova creazione spettacolare e poetica  che indaga la caduta umana.

Per finire, le acrobazie coreografiche di Wanda Moretti con il collettivo Il Posto e il Marco Castelli Ensemble in una doppia proposta LoveBar e Variazioni Verticali.

Miscellanea, progetti speciali… e una foresta urbana

Spoleto67 è molto altro ancora, con il programma sempre interessante di La MaMa Spoleto Open, la doppia mostra dedicata alla direzione di Giorgio Ferrara e ai momenti particolari della vita artistica del compianto Direttore Artistico artefice della rinascita della manifestazione.

Non può mancare il momento “sostenibile”, che vista la frequenza ripetitiva è come il prezzemolo tanto da trasformarsi in un momento “sospensorio” più che sostenibile. Torna, complice la RAI per la Sostenibilità, il demiurgo Stefano Mancuso con Plant Revolution#2. E per non farsi mancare niente, avremo il piacere di vedere realizzata una Foresta Urbana in Piazza Garibaldi. S’odono nella valle spoletana echi di pittoreschi insulti di natura arborea.

E come sempre i programmi collaterali della Fondazione Carla Fendi, di Casa Menotti della famiglia Monini, e della Mahler & LeWitt Studios.

Saranno ben due i concerti delle bande militari, quello della Guardia di Finanza e infine quello dell’Aeronautica Militare.

Il tutto ampiamente visitabile ovviamente nella pagina ufficiale del Festival (clicca qui)

Il Festival, e Lu Spantacchio naturalmente, vi aspettano a Spoleto dal 28 giugno al 14 luglio.

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