Festival Spoleto, nuovo traguardo | Al Romano il "più imbarazzante" spettacolo di danza degli ultimi anni - Tuttoggi.info

Festival Spoleto, nuovo traguardo | Al Romano il “più imbarazzante” spettacolo di danza degli ultimi anni

Carlo Vantaggioli

Festival Spoleto, nuovo traguardo | Al Romano il “più imbarazzante” spettacolo di danza degli ultimi anni

Lun, 03/07/2023 - 11:20

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Situazione incerta per musica e luci. Danza non all'altezza del Festival. Montano splendido ballerino ma fuori luogo. Il premio patacca

Sappiamo di gettarci senza rete e “gnudi” in un ginepraio con questo articolo non necessario. Potevamo anche far finta di nulla e starcene in silenzio stampa usando una gentilezza di maniera e raccontando semplicemente che il Teatro Romano si era riempito come nelle grandi occasioni, per una festa della danza il cui ospite preventivamente osannato e celebrato, il Solista del Royal Ballet di Londra, Fernando Montano era il protagonista indiscusso con il suo Buena Ventura

Fernando non ha colpa

Avremmo salvato l’indifendibile, senza per questo sembrare osservatori che vanno a teatro per raccontare ciò che gli altri vorrebbero far apparire conto terzi, ma poi non è. E sia chiaro che la cosa si è rivelata imbarazzante soprattutto per il superbo ballerino Fernando Montano che di titoli e successi ne ha a iosa da vantare e non per finta. Dottorato Onorario delle Arti, Università di Bath (2019) e sensibile ai temi della salvaguardia ambientale, dal 2020 è Ambasciatore della Marine Conservation Society UK, oltre che organizzatore dell’Ocean Voices.

Tuttavia siamo al cospetto di un artista che ha 37 anni e che potremmo dire oggettivamente, si avvia verso il termine della carriera, intesa come ruoli più impegnativi nei balletti tradizionali (Ci viene in mente il Grand Pas de Deux de Le Corsaire ad esempio). Per avere una pietra di paragone, Roberto Bolle ne ha 48 di anni, e l’ultima volta che lo abbiamo visto a Spoleto in un Gala di danza, dunque su un programma limitato a pochi ruoli, fu nel 2017 per Spoleto60. Poco più degli anni di Montano ad oggi. E Bolle in quell’occasione non fu propriamente performante.

Ma siamo consapevoli che queste riflessioni si prestano a mille confutazioni e diverse sfumature interpretative. Ne prendiamo atto e raccontiamo i fatti oggettivi.

L’impensabile al Romano

Lo spettacolo inizia con il regista di Buena Ventura, Alejandro Buchelli e la ballerina Carolyn Rose Ramsay fondatrice del Ballet d’Jèrri, presentatori appena farfuglianti (che in un misto di italiano e inglese tradotto alla meno peggio) ci spiegano che il maltempo della sera precedente non ha consentito di svolgere regolarmente le prove necessarie, annunciando al pubblico del Romano che i tecnici per il disagio bestemmiavano. E vorrei ben vedere!

Una sorta di giustificazione preventiva male augurante. A cui segue l’apertura con un pezzo solista di Montano su musiche della tradizione colombiana, amato paese d’origine dell’artista, che viene illuminato da una luce fissa al centro e ogni qual volta il ballerino si spostava sui lati del palcoscenico rimaneva al buio totale, con le bestemmie (queste necessarie) del pubblico più lontano.

Non sarà piovuto, ma la maledizione della nuvola fantozziana rimane aleggiante sul Romano.

Fanno poi la loro comparsa in scena i ballerini della Compagnia di appoggio a Montano, il Ballet d’Jèrri, della Rose Ramsay, danzatrice che nel corso della sua carriera ha lavorato per il Ballet Nacional de Cuba, Les Ballets de Monte Carlo e il Norwegian National Ballet

Tutti ragazzi giovani e… molto giovani. Ma, fatta qualche eccezione, tutti titubanti per usare un eufemismo. Per esperienza evidentemente poco adatti ad una ribalta come il Festival di Spoleto.

Ma anche se questo è un aspetto importante ma non decisivo nel complesso di uno spettacolo, quello che peggiora l’impressione generale di qualcosa non “montato” con la dovuta attenzione nella regia di Alejandro Buchelli sono la scelta delle luci frastornate, la mancanza di una regia musicale corretta (interruzione improvvisa dei brani con i ballerini ancora in scena, in luce o al buio mentre escono) ed anche alcune scelte nei costumi come approccio alla coreografia. Troviamo sempre fastidioso e discordante osservare balletti di matrice “contemporanea” per musiche ed intenzioni, ballati poi con una infarcitura deludente di passi classici con tanto di scarpette ai piedi. Una sorta di vorrei ma non posso che irrita. Diremmo che si era in presenza di un saggio di fine corso della scuola di danza de la qualunque.

Abbiamo trovato francamente inutile il video su Montano proiettato con esiti incerti di visibilità sulla parete di pietre del Museo Archelogico che fa da fondale al Romano. Come sappiamo bene da esperienze precedenti, l’effetto che se ne ricava è di un bel marmorizzato indecifrabile con colori ammosciati.

Come nella peggiore delle tradizioni dei precedenti Gala di danza visti a Spoleto, il pubblico si agita e urlicchia con applausi non appena Montano compie qualche passo spericolato come il Brisè, i Fouettés en tournant i Jetè o il citato Gran Pas de Deux. Il Circo Barnum insomma. Anche se ne eravamo consapevoli (ne abbiamo scritto in abbondanza negli anni precedenti), perchè in presenza di una grande star in un Gala, quella è la fine e la nemesi di un balletto. Ma certi spettacoli fanno cassetta, e il Romano era pieno! Tutto qui.

C’erano anche in scena diverse coreografie scritte dallo stesso Montano, oltre Pedro Lozano Gomez, Garrett Smith. Si fa eccezione per il Rhapsody Pas de Deux‍ di Sir Frederick Ashton su musica di Sergej Rachmaninov‍, che rimarrà forse una delle poche cose guardabili di questa serata maldestra.

E poichè al peggio non c’è mai fine, una occasione di grande visibilità come questa non poteva sfuggire a chi della presenza in ogni dove fa sistema e metodo.

Al termine dello spettacolo, con il pubblico che non capisce se tutto è davvero finito per la solita interruzione canaglia di musica e luci senza misura, dopo gli applausi generosi, salgono sul palco a mo di trenino Monique Veaute, Ada Spadoni Urbani (Spoleto Festival Friends) e il sindaco Andrea Sisti, senza fascia questa volta.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!

L’occasione è assolutamente ghiotta per consegnare a Fernando Montano, davanti a un migliaio di persone, un premio di fresca invenzione e alla sua primissima edizione, quello dell’ormai celebre Associazione ectoplasmatica Spoleto Festival Friends. E fin qui una patacca premiosa non si nega a nessuno come alcune frasi di circostanza della direttrice artistica sulla bellezza dello spettacolo. Boh!

Ma la maledizione fantozziana colpisce quando meno te l’aspetti e se a questa si somma anche la maledizione della Beata Quartina (quella che ne Il Marchese del Grillo, seccava le rose), allora come diceva il saggio “nun ce poi fa gnente”.

Alla lettura della motivazione da parte della presidentessa Urbani, per l’assegnazione del Premio pataccoso, si specifica che il suddetto è destinato alle nuove leve “All’artista giovane…” che si mette in mostra al Festival. E continuando a straparlare di gioventù e futuro a Montano, che si avvia verso il fine carriera, inizia a venire una fastidiosa orchite ma poichè è un artista di mondo, e per nulla cafone, evita di mostrarsi infastidito ed anzi ha parole molto gentili per il pubblico e l’Italia. E questo atteggiamento, senza dubbio, vale il caloroso applauso liberatorio.

Mentre occhiate interrogative, braccia imploranti sollevate al cielo e commenti non riproducibili si sprecano all’indirizzo della giulebbosa premiatrice. Nel frattempo un gruppo di Friends strafatti dalla fatica e dall’artrosi alle ginocchia scappa verso una cena inevitabile, il vero must dell’associazione: attovagliare.

Che altro potrà accadere dopo la pioggia a catinelle e il premio patacca? Le cavallette?

Per la cronaca, il sindaco Andrea Sisti per la prima volta in un discorso pubblico , è stato conciso e senza parlare di Sostenibilità. Che fosse sconvolto anche lui? Mah, saperlo!

Foto premiazione: Tuttoggi (Carlo Vantaggioli)

Foto spettacolo: Festival dei Due Mondi

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