A Spoleto65 anche "Demi-Véronique" una creazione collettiva con in scena Jeanne Candel insieme a Caroline Darchen e Lionel Dray.
Dopo il successo di Le Crocodile trompeur / Didon et Enée, Jeanne Candel e Samuel Achache tornano anche nel secondo weekend con due spettacoli di teatro musicale in cui la musica è la matrice dell’azione teatrale.
Sans tambour diretto da Samuel Achache (1-3 luglio, San Simone), che debutta in prima assoluta a Spoleto per poi spostarsi al Festival d’Avignon, si interroga su come ricostruire la realtà dopo un crollo ispirandosi ad alcuni cicli di Lieder di Robert Schumann.
In scena un uomo sta completando la costruzione di una casa. In piedi in cima a una scala, si prepara a posare l’ultima pietra quando la casa crolla. Quel che resta è solo un muro su cui poggia la sua scala. All’interno dell’abitazione c’è un pianoforte, ora danneggiato. L’uomo sulla scala tenta di intonare una canzone, ma al pianista è impossibile accompagnarlo. È allora che in suo soccorso arriva sul palcoscenico un piccolo ensemble di musicisti. Ma è la musica stessa a subire le conseguenze di questo collasso, non esiste più nella sua forma originale, deve trasformarsi ripartendo da tracce e ricordi. L’uomo sulla scala, con il suo canto, dà vita a una nuova musica, una musica delle rovine. Non avendo più nulla, il canto e la musica diventano la forza trainante dell’azione dando così un nuovo impulso alla ricostruzione. I resti della casa diventano superfici sonore in accompagnamento all’ensemble strumentale che si fa spazio fra le macerie. La fine si rivela essere l’inizio. Il “paese perduto“ è uno dei temi portanti dei Liederkreis op. 39 di Robert Schumann. Il poeta, separato dall’amato o dalla patria come da un confine invalicabile, deve farsi strada attraverso una geografia reinventata. Questa perdita viene percepita come un abbandono e al tempo stesso come una trasformazione.
Jeanne Candel sale sul palcoscenico dell’Auditorium della Stella per lo spettacolo Demi-Véronique, una creazione collettiva di la vie bréve scritta e interpretata insieme a Caroline Darchen e Lionel Dray e ispirata dalla Sinfonia n. 5 di Gustav Maher (in scena fino al 3 luglio, Auditorium della Stella). La musica guida i loro passi, li indirizza nel comporre questa epopea musicale e teatrale. In scena, una stanza che è stata distrutta da un incendio. Il nero ha invaso lo spazio, i mobili, le pareti, il letto, il pavimento, gli oggetti. Tutto è bruciato. Un altro mondo, in gestazione – terra, fango, acqua – si ricompone. Mahler include nella sua sinfonia elementi appartenenti alla memoria collettiva, un fermento di musica popolare che viene da lontano, che riappare o meglio appare, come piccole orchestre fantasma, come echi che evocano le profondità dell’anima.
Gli altri protagonisti del secondo weekend di Festival sono Sentieri selvaggi (American Portraits, 1-2-3 luglio, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi), Davide Enia (Italia-Brasile 3 a 2, il ritorno, dal 1° al 3 luglio, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi), Trisha Brown Dance Company (Astral Converted / Working Title, 1-2 luglio ore 21.30, Teatro romano e Trisha Brown: In Plain Site, 3 luglio ore 17 e 19, Palazzo Collicola), Ayelen Parolin (WEG, dal 1° al 3 luglio, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti), Yoann Borgeois (Tentative approaches to a point of suspension, 2-3 luglio, San Nicolò, Meeting Point, Chiesa di Sant’Agata), Barbara Hannigan (La Voix Humaine, 2 luglio ore 21.30, Piazza Duomo e Jumalattaret, 3 luglio ore 21.30, Teatro romano), Dianne Reeves (3 luglio ore 21.30, Piazza Duomo)