C’erano una volta le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. Che poi avrebbero dovuto essere sostituite delle aziende di servizi alla persona. In mezzo si sono però infilati ritardi, burocrazia, incomprensioni e scaramucce politiche. Il risultato? Per Etab La Consolazione e Veralli-Cortesi il futuro è più che mai ad ostacoli.
Prima di guardare a quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi, occorre fare un paio di salti all’indietro. Prima al 2001, quando a Roma si diede il via alla riforma delle Ipab, poi ancora al 2010 quando il consiglio comunale di Todi approvò le linee di indirizzo che avrebbero dovuto portare all’unificazione dei due enti e poi ancora alla fine del 2014, quando la giunta regionale emanò – a sua volta – la legge di riordino delle stesse Istituzioni.
Bene, in tutto questo tempo, sono stati scritti fiumi di inchiostro, correndo dietro a documenti, relazioni, dossier, ipotesi. Tra queste, non va dimenticata la proposta di fusione che a marzo 2017 Veralli-Cortesi ed Etab hanno indirizzato a Palazzo Donini, accompagnata dalle deliberazioni dei due consigli di amministrazione con contestuale trasformazione in unica azienda di servizi alla persona che racchiude la somma delle attività oggi svolte dai due enti, un nome unico (“Letizia Veralli, Giulio ed Angelo Cortesi, La Consolazione”) e addirittura l’indicazione della sede legale (via Tiberina 11 a Todi) ed un nuovo consiglio di amministrazione.
Oggi quella proposta di fusione sembra non essere più percorribile. Perché i ritardi della riforma hanno mandato in fumo la possibilità di accedere ai benefici fiscali legati alle ipotesi di fusione (il regime di esenzione è scaduto dal 2009) e quindi mettere insieme Etab e Veralli-Cortesi costerebbe almeno 3 milioni di euro. E poi, forse, perché scricchiola – o comincia a farlo – la volontà politica di mischiare due enti simili, ma tutto sommato differenti.
Sul punto chi insiste davvero è l’attuale presidente di Veralli-Cortesi, Alfonso Gentili, che non più tardi di un mese rilanciava i suoi appelli, chiedendo «un coinvolgimento urgente ed efficace dei parlamentari umbri di tutti gli schieramenti, dato anche l’attuale governo cittadino, affinché riescano finalmente ad inserire e far approvare un emendamento al disegno di legge di bilancio 2018 che ripristini le agevolazioni fiscali originarie, così da raggiungere finalmente «l’obiettivo, di antica data e strategico per il territorio e la comunità tuderte, dell’unificazione e trasformazione dei due vecchi enti di assistenza (che praticamente hanno più amministratori che dipendenti) in un’unica nuova, grande ed efficiente azienda di servizi alla persona».
Consiglio comunale e giunta, però, fanno orecchie da mercante. Fatta eccezione qualche sporadica fiammata che arriva dalla politica e che punta (dalle parti della maggioranza) a sondare il terreno additando vere o presunte inefficienze gestionali, oppure a rimarcare (dalle parti dell’opposizione) il sospettoso atteggiamento di attesa mantenuto dall’amministrazione.
Tutto questo, mentre l’orologio corre verso la necessità di rinnovare i consigli di amministrazione. Il primo ad andare in scadenza sarà quello di Etab. I cinque anni di Paolo Frongia (presidente) Chiara Ciarlini e Giampietro Primieri (e altri due consiglieri) scadono a marzo, ma le danze sembrano già aperte. Al netto dei presunti appetiti della Lega Nord, la presidenza dovrebbe finire nelle mani di Bruno Severi, quota Forza Italia, già presidente nel quinquennio 2008-2013. Per Veralli Cortesi c’è da attendere: l’insediamento di Alfonso Gentili (presidente), Laura Testadura (vicepresidente), Fabio Cini e Chiara Pepi (consiglieri) porta la data del maggio 2014 e quindi il rinnovo avverrà non prima dell’estate 2019. Un’ipoteca sulla presidenza l’avrebbe però già messa Mario Ciani (Forza Italia). A meno che, prima di allora, questo matrimonio non si riesca a fare.
di Christian Cinti