La situazione politica ternana, alla vigilia delle amministrative, continua ad essere assai incerta, soprattutto per lo strano scenario che si è delineato negli ultimi tempi. L'inaspettata ascesa del Cammello di Franco Todini, la forte candidatura di Angelica Trenta del M5S, hanno messo il piddì tra l'incudine e il martello. Pensare che persino Forza Italia aveva provato 'a dare una mano' all'attuale maggioranza di Palazzo Spada, chiamandosi fuori dalla coalizione di centrodestra e rimanendo ancora senza un candidato sindaco ufficiale. Ma neanche questo è bastato a tenero fuori dai guai il Pd. Oltre alle polemiche interne sull'area di crisi complessa e sulla commissione ambiente, il sindaco di Terni si trova a doversi difendere ancora una volta ad accuse che vengono all'interno del partito stesso. Questa volta il 'falco' è Stefano Bolletta, uno dei possibili candidati a sindaco del Pd quando ancora si parlava di primarie. Come è noto, l'assemblea comunale ha deciso di scegliere la ricandidatura di Leopoldo Di Girolamo senza consultazioni primarie, fatto che ha scatenato la 'violenta' reazione politica di Bolletta che, in una nota, accusa il piddì di “Chiudersi nel fortino della conservazione di sinistra del nostro paese”.
Leggiamo cosa dice Bolletta:
“LA GRANDE PAURA – Avevamo proposto al PD di Terni di farsi promotore di “una rivoluzione nella politica, per fermare il declino della città”, ci hanno risposto con il conservatorismo politico; avevamo detto che “la città ha voglia di aria nuova, ha voglia di un cambiamento radicale”, ci hanno risposto con la continuità; avevamo detto che non bastava un accordo fra correnti, gruppi o sigle di partito, avevamo detto che occorreva “una nuova alleanza fra la politica e la città”, ci hanno risposto che ci sarà una coalizione nuova perché entrerà a farne parte anche Scelta Civica;
avevamo proposto di “riconsegnare la città ai legittimi proprietari, i cittadini”, ci hanno risposto annullando le primarie; avevamo proposto di “cedere potere per riconquistare stima e consenso” ci hanno risposto imponendo un accordo fra correnti di partito che sembrerebbe tutto finalizzato a garantire carriere personali ; avevamo proposto “la città delle regole, contro la città burocrazia, e il sistema dei favori“, ci hanno risposto imponendoci la burocrazia dell'apparato.
L'annullamento delle primarie per la scelta del candidato a sindaco è ovviamente una scelta legittima dal punto di vista formale, una scelta, però, assolutamente sbagliata dal punto di vista politico.
Il gruppo dirigente del PD che con questo atto ha pensato di dare una dimostrazione di forza (una scelta votata a larghissima maggioranza), ha in realtà dato dimostrazione di debolezza e paura.
La paura era quella che una eventuale sconfitta, o debole vittoria, del candidato ufficiale del partito avrebbe rimesso in discussione gli equilibri di potere interni faticosamente raggiunti.
Non siamo stati sconfitti sul campo, semplicemente non c'è mai stato il campo di gioco.
La conseguenza politica grave è che da questa vicenda il candidato Leopoldo Di Girolamo esce sicuramente più debole. E con le altre forze “rivoluzionarie“ della sinistra sostanzialmente “sottomesse“, le prospettive di rinnovamento della politica e della nostra città non sono più cosa del centro sinistra.
Il vento del cambiamento non soffia ancora sulla conca, Terni si conferma come uno degli ultimi fortini della conservazione di sinistra nel nostro Paese
LA GRANDE BUGIA – Per dare un qualche valore politico dignitoso alla cancellazione delle primarie, sono addirittura ricorsi ad una colossale balla: si è detto in più interventi nell'assemblea comunale del PD che “d'altra parte nessuno ha presentato le firme candidarsi alle primarie”, il sindaco è arrivato a dire ” …e che ve le dovevo raccogliere io le firme…” (una caduta di stile che Di Girolamo poteva risparmiarsi, una frase tra l’altro basata appunto su una bugia).
Ovviamente tutti sanno che quando il sottoscritto ha iniziato a raccogliere le firme, è giunta una lettera della segreteria del PD (era il 27 gennaio, lettera a firma del responsabile dell'organizzazione Jonathan Monti, inviata via mail anche a tutti i membri dell'assemblea e ai segretari di circolo), in cui si ricordava che la raccolta delle firme poteva iniziare solo dopo che l'assemblea comunale avesse deciso le date di inizio e fine della raccolta, avesse definito le modalità, ecc.(avesse, insomma, stabilito le modalità di svolgimento delle primarie); nella stessa lettera si precisava che le firme raccolte prima dell'approvazione del regolamento non sarebbero state valide (come tutti ricordano lo stesso concetto è stato espresso ripetutamente anche dal segretario Delli Guanti in diversi interventi sulla stampa), ovviamente il regolamento non è mai stato approvato.
Da parte nostra abbiamo quindi proceduto a raccogliere delle pre-adesioni (raggiungendo un numero più che sufficiente per presentare la candidatura) facendo firmare su moduli provvisori, in attesa dei moduli ufficiali che non sono mai arrivati.
Questo episodio è ovviamente marginale ma la dice lunga sullo spirito con cui si è combattuta questa battaglia politica.
Noi che ci siamo permessi di pensarla diversamente siamo diventati i “nemici”, colpevoli del reato di lesa maestà, un corpo estraneo e fastidioso. La mia paura e che continuando su questa strada il corpo estraneo diventi il PD, rispetto alla città. Nell'apparato siamo forti, ma fuori, nel modo esterno, forse parlano tutta un altra lingua”.