L’ultima settimana della tribolata attesa degli umbri per il voto del 4 marzo è stata segnata dall’arrivo dei due Mattei. Due big della politica nazionale (un terzo, Gigio Di Maio, aveva giocato d’anticipo a Perugia) il cui arrivo dimostra che anche la manciata di parlamentari in palio nella piccola Umbria possono servire in uno scenario futuro quanto mai incerto.
Vecchi e nuovi renziani in pole
Renzi, sabato, ha scelto il Capitini di Perugia per arringare il popolo dem umbro. Stesso luogo, ma facce in gran parte diverse da quando approdò qui, anni fa, per rottamare D’Alema e Bersani (ancora avversari, ma quantomeno adesso in un altro partito). In prima fila tutti i candidati umbri. Una squadra capitanata dalla giovane Anna Ascani, a proprio agio come una padrona di casa. All’appello non manca alcun nume di quelli che troveremo nelle schede elettorali. C’è anche la candidata-coppia Guasticchi, non inserita in questo modo perché la legge elettorale, pur riformata, ancora non lo consente. E poi ci sono i candidati virtuali, gli amministratori regionali e di varie città e, orgogliosamente, i renziani della primissima ora. C’è il duo chic solomeiano Cucinelli-Ginetti. La governatrice Marini. Il professor Oliviero, che a un certo punto era stato dato anche come possibile candidato. Vicino a lui, l’assessore Paparelli, che da anni chiede a Renzi di mettere mano alla contesa intestina che sta lacerando il partito in Umbria. La curva del Trasimeno è caldissima.
Dal Pd secondo Matteo
Il leader non si fida troppo del clima in Umbria, dove è capolista per il Senato. Mentre sta arrivando in auto, chiede le presenze in sala. La foto del Capitini stracolmo lo rassicura: il confronto con il pieno fatto qualche settimana prima da Di Maio regge eccome.
Solo sul palco, in piedi col microfono in mano stile Sanremo, Renzi spiega che “se siamo squadra e ognuno fa il suo pezzettino” queste elezioni si possono ancora vincere. “Squadra” è la parola che ripete più volte. I giocatori, in platea, annuiscono. Chissà, però, quanto convinti. Mira a un potenziale cappotto a centrodestra e grillini. Ma ammette anche che la partita “è durissima”, come a Terni. E ringrazia Damiano. In fondo, siamo a Perugia.
Terremoto Pd Terni dopo la Notte dei lunghi coltelli | E’ sempre più caos politico
Per superare l’altro derby, quello tra renziani e neo renziani (e parlare alle minoranze rimaste a casa, in tutti i sensi) ricorda “il frontale” (la smusata del referendum costituzionale) che gli ha fatto capire che il Pd viene prima di Renzi.
Tregue elettorali
Un nome eccellente fugge via prima della fine. C’è un appuntamento elettorale da onorare, non per altro. Un appuntamento di quelli veri, sul territorio, che portano voti. L’assenza tra le foto di rito rischia di creare un caso, subito rientrato: prove certe dimostrano che “lui c’era”.
In attesa di capire cosa faranno gli esclusi, i candidati si incontrano per sancire la tregua armata: tu aiuti me qui, io ti faccio votare i miei lì. Senza scherzi. Dev’essere stata questa la sintesi dell’incontro Bocci-Leonelli. Per il dopo, si vedrà. Del resto, l’articolazione delle liste ha portato anche, domenica mattina, ad un’iniziativa unitaria dei Gian(m)piero.
L’altro Matteo tra storia, diritto…
A metà settimana, l’Umbria aveva già vissuto una due-giorni con un altro Matteo, il leader della Lega Salvini. Che ha puntato dritto sull’Alto Tevere, ormai da qualche anno enclave leghista nel Cuore verde d’Italia. Sulla strada che dalla calda Macerata lo porta all’Umbria, da un cavalcavia lo accoglie uno striscione minatorio: “Attento Salvini, stavolta spariamo noi”. Un altro striscione, a Umbertide, gli dà del “servo di Berlusconi”. Tutta pubblicità, vista la sua storia politica, passata e recente.
“Salvini stavolta spariamo noi”, messaggio minatorio su E45
Sale sulla recinzione della moschea in costruzione a Umbertide, per vedere meglio. Agli operai, è stato opportunamente dato un giorno di riposo. “Chiuderemo le moschee illegali”, annuncia. E spiega di non avere problemi con alcuna confessione religiosa. “Ma l’Islam in nome di Dio impone una legge”, non compatibile con quella italiana. Islam incostituzionale, è la sintesi delle agenzie, che si leccano i baffi ogni volta che Salvini si avvicina a una moschea.
Si informerà su chi finanzia le moschee, promette, anche quella in costruzione a Umbertide: “Se dietro c’è un regime islamico che finanzia – afferma – perché nel cuore dell’Umbria devo avere l’insediamento di un Paese islamico oltranzista?”. Parole che scatenano le immancabili reazioni dei rappresentanti islamici e di esponenti politici che esprimono loro la propria solidarietà, come il candidato di Liberi e Uguali per il Senato Andrea Maestri. Ma in tv un personaggio locale non certo di destra, come il professore Gianni Codovini, ricorda pure che quell’area era vincolata a centro culturale e non a luogo di preghiera. Insomma, magari non sono proprio incostituzionali, ma uno stop dal Tar i seguaci di Maometto potrebbero anche meritarselo.
… e geografia
Da Umbertide a Foligno, passando per Montefalco, la strada è breve. E Salvini la conosce bene, perché nella terra del Sagrantino c’è stato più volte in vacanza, anche lo scorso gennaio. E’ così che ha convinto il sindaco Donatella Tesei a candidarsi, perché il modello Montefalco “si può esportare”. Il video del “Prima gli italiani tour” lo immortala mentre osserva incantato proprio i vigneti che ricoprono le colline umbre. Sopra, una padana scritta geolocalizza l’erede di Alberto da Giussano a Montefalco, in provincia di Macerata.
Il pensiero, evidentemente, è sempre lì, in quella cittadina marchigiana i cui recenti tragici fatti, da trappola elettorale, si stanno rivelando un trampolino. Il web, si sa, non perdona. Chissà se Salvini avrà perdonato la sua regia. Lo hanno evidentemente perdonato i tanti fans che la sera hanno partecipato alla cena di autofinanziamento col leader ed il giorno all’inaugurazione della nuova sede della Lega a Foligno. Strette di mano e selfie col capo, in questo i due Matteo si somigliano.
Fascismi, antifascismi e sgambetti
Qualche candidato, almeno con il cuore, per un giorno ha lasciato l’Umbria per approdare a Macerata, dove si è svolta la controversa manifestazione antifascista. Nel dibattito che ne è seguito, sembra di essere tornati indietro di settant’anni, se non fosse che parole e immagini sono corse per lo più sul web. Ma non sono mancate anche le vecchie scritte sui muri. Come quella che ha imbrattato l’angolo di Perugia dedicato alla memoria di Paolo Vinti, un santuario dell’antifascismo.
Sfregiato il ricordo a Paolo Vinti, “Macerata è solo l’inizio”
La sinistra (anche quella light) ha manifestato il proprio sdegno in quell’angolo di Perugia. Non c’è il sindaco Romizi, e giù critiche. Perché ha da fare in Giunta e sostiene in queste elezioni Emanuele Prisco, che qualche volta, sul web e non solo, si è lasciato prendere la mano. I saluti romani sotto Palazzo dei Priori, la notte della defenestrazione di Boccali, poi, bruciano ancora a sinistra.
A sfilare c’è, naturalmente, Valentina Salicari, candidata umbra alla Camera dei deputati per il neonato Partito comunista di Rizzo. Che ricorda con preoccupazione le presenze “nere” in zone della periferia perugina, come Ponte San Giovanni. E attacca: “Il fascismo si combatte con lavoro, casa e diritti sociali”.
La condanna delle violenze e delle intimidazioni è il primo tema con cui entra ufficialmente in questa campagna elettorale Marzio Presciutti Cinti, capolista di “10 Volte Meglio”. In Sicilia ad una candidata del gruppo politico che fa capo ad Andrea Dusi (l’inventore di quelli che sono diventati i celebri cofanetti Smart Box) è stata bruciata l’auto. In Umbria non siamo per fortuna a questo livello, ma Presciutti Cinti guarda con preoccupazione all’escalation della violenza verbale in questa campagna elettorale anche in Umbria. Ricorda gli “sgambetti” subiti da “10 Volte Meglio” nei giorni della turbo-raccolta delle firme, e annuncia: “Alla violenza fine a se stessa noi contrapponiamo, nei toni oltre che nei contenuti programmatici, la competenza e la voglia di rendere la nostra terra un posto migliore in cui vivere”.
Intanto, in barba alle norme della par condicio, Andrea Ferroni (Potere al Popolo), quando vede arrivare per il confronto anche l’esponente di CasaPound, si alza, saluta tutti e se ne va, spiegando: “Da antifascista e da sincero difensore della costituzione repubblicana nata dalla resistenza mi è impossibile confrontarmi con chi rivendica orgogliosamente la continuità di rapporti con una certa squallida storia”.
La Freccia e il calumet della pace
Come il treno che riportò l’esiliato Lenin in Russia, il Freccia Rossa in partenza alle ore 5,13 dal binario 1 della stazione di Perugia Fontivegge è entrato a tutto vapore nella campagna elettorale. Giacomo Leonelli spalleggiato da una nutrita rappresentanza di Palazzo Donini; Emanuele Prisco da Palazzo dei Priori. I due candidati più accreditati per un viaggio Perugia-Camera dei Deputati sono saliti sul treno della speranza, in tutti i sensi. Sembra che, in violazione delle regole sul fumo, sia stato acceso anche il calumt della pace.
Non c’è pace tra i cespugli
Non vogliono invece dissotterrare l’ascia di guerra i Socialisti umbri, che non hanno perdonato a Renzi e al Pd l’esclusione dalla lista buona, quella del plurinominale. Da Terni, il Direttivo provinciale ed il Coordinamento comunale dei Socialisti votano ufficialmente e poi annunciano Urbi et Orbi che non parteciperanno a comitati o iniziative politiche a sostegno di una coalizione di centrosinistra che in Umbria si è liquefatta. Decisione presa al cospetto dell’assessore regionale Giuseppe Chianella, del capogruppo in Regione Silvano Rometti, del consigliere comunale di Terni Silvano Ricci e di altri amministratori del Psi nei vari Comuni del territorio. Se il Pd insegue la sua vocazione maggioritaria – è il messaggio inviato, ad esempio, al malcapitato Cesare Damiano – le vinca da solo queste elezioni. I Socialisti ternani, intanto, hanno altro da fare: lavorare al dopo Di Girolamo.
Le polemiche non le fanno, ma le devono parare, i candidati in Umbria della lista +Europa con Bonino, che ha paracadutato in Umbria truppe da ogni parte d’Italia. Colpa del Rosatellum, è la replica di Alessandro Massari, presidente del Comitato nazionale dei Radicali italiani e capolista al Senato. Che aggiunge: “Non è la prima volta che mi presento qui e quindi non mi sento un paracadutato”. Insomma, un umbro di elezione.
E Roberto Capelli sarebbe stato fortemente voluto, a dispetto di chi, da dentro il movimento, spiega che si è impuntato scegliendo la regione da cui lanciarsi in volo. Costretto a candidarsi in Umbria, insomma. Isolata, spiega, un po’ come la “sua” Sardegna. La presenza in Umbria di due immigrate, del resto, conferma che la lista guarda oltre i confini nazionali, figuriamoci se può badare a quelli regionali. L’obiettivo di superare la soglia del 3%? Si punta più in alto, al 5%.
Centrodestra, unito per la foto di gruppo
Dopo la passerella dei singoli partiti, il centrodestra presenta i candidati di coalizione, quelli all’uninominale. Una replica in omaggio alla cervellotica nuova legge elettorale. Che ai “tre partiti più uno” della coalizione (la quarta gamba è Noi con l’Italia – Udc, capitanata in Umbria dall’inossidabile Sandra Monacelli) serve per mostrare che tutti remano dalla stessa parte. Si fiuta l’impresa, con un’affermazione in Umbria che potrebbe essere la ciliegina sulla torta nazionale.
Più vigore, però, anche dal punto di vista della comunicazione, i partiti lo mettono quando si muovono con le mani libere. Fratelli d’Italia gioca la propria partita sapendo che i suoi due candidati all’uninominale devono per forza avere il pieno appoggio di tutta la coalizione.
Azzurri governativi
La conta interna riguarda la sfida Lega – Forza Italia per la leadership nella regione. Gli azzurri non hanno ancora mosso i big nazionali, la coordinatrice regionale e candidata Catia Polidori gioca la carta della squadra “made in Umbria”. L’altra donna forte del partito, Fiammetta Modena, si muove già con la sicurezza di una parlamentare che mantiene i contatti con il territorio. Mobilita gli amministratori locali, soprattutto gli under 40, come a dire: Romizi a Perugia non è un fatto casuale.
Insomma, se la Lega mira al voto di protesta, Forza Italia cerca i consensi dei moderati che vogliono anche una certa stabilità in uno scenario politico nebuloso. Già forza (Italia) di governo, appunto. Si muove già da parlamentare anche Raffaele Nevi, che lascia per ora da parte gli evidenti problemi degli avversari e lancia il suo programma per l’area di Terni-Spoleto, dove è candidato: lavoro, sicurezza, ambiente, agricoltura e infrastrutture le sue priorità.
LeU a uomo sul Pd
Liberi e uguali continua a marcare da vicino il Pd, a Roma come in Umbria. Qui, il candidato Andrea Mazzoni (anch’egli da poco si è sfilato la maglietta dem) rivendica l’essere “di sinistra”. Contro un Pd il cui segretario “sogna l’alleanza con Berlusconi”. Ma poiché, appunto, LeU è la “vera” sinistra, almeno qualche parola va spesa sui nemici storici, i “fascisti”. “Noi dobbiamo affermarci orgogliosamente antifascisti”, rivendica allora il candidato Andrea Maestri.
Una Casa(Pound) per tutti
Con Forza Nuova che si muove più a fari spenti (facile la battuta con l’affinità con tutto ciò che è nero), la squadra di CasaPound, capitanata da Antonio Ribecco, punta sul proprio programma sociale: il lavoro (come a sinistra), ma anche il sostegno alle mamme per far nascere più figli italiani-italiani, la difesa del made in Italy.
Adinolfi sulla riva del Tevere per preparare la diga morale
La famiglia è ovviamente al centro anche del programma politico del relativo Popolo, capitanato da Mario Adinolfi, l’altro big nazionale giunto in Umbria, accolto dal presidente regionale del movimento e candidato, Claudio Iacono. Il primo obiettivo: fermare chi “progetta di modificare la tradizionale visione antropologica della persona”. Da qui, per Adinolfi, la necessità di avere nel prossimo Parlamento rappresentanti in grado di fermare la deriva con un “argine di valori”. Perché, assicura Adinolfi, nella prossima legislatura si tornerà alla carica su eutanasia, pillole “degli x giorni dopo” (sempre più giorni), veri matrimoni gay e adozioni, liberalizzazione delle droghe.
Cinquestelle, non solo web
Galoppano, e tanto, anche i candidati pentastellati, per nulla preoccupati della contro-prova di forza data da Renzi al Capitini che aveva già accolto Di Maio. E lasciate alle spalle le polemiche sul Rousseau 4.0, i grillini battono mercati, piazze, assemblee cittadine. Come faceva il Pci cinquant’anni fa. Perché va bene la democrazia diretta assicurata dal web, ma l’Umbria ha la seconda popolazione più anziana d’Italia.