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Discariche, la Regione mette un milione per la riapertura di Borgo Giglione

Redazione

Discariche, la Regione mette un milione per la riapertura di Borgo Giglione

Dal 2019 soprattassa per i Comuni che non raggiungono i livelli fissati di differenziata
Ven, 07/12/2018 - 09:25

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 “Altro elemento positivo – ha aggiunto l’assessore – è la riduzione della produzione dei rifiuti, che si stima sarà intorno alle 450mila tonnellate, e quella più marcata dei conferimenti in discarica, dimezzata del 50%. È la strada su cui continuare per raggiungere gli obiettivi strategici che pone il Piano regionale e, se è vero che l’Umbria, pur non disponendo di un inceneritore alla cui realizzazione peraltro siamo da sempre contrari, sta dimostrando di essere una regione virtuosa, c’è bisogno di dare una svolta e migliorare ancora“.

Scade a metà del prossimo gennaio il tempo che la Regione ha concesso alla Tsa per presentare un progetto di consolidamento della discarica di Borgo Giglione. Ma nel frattempo mette sul piatto un milione di euro per consentire la parziale apertura della discarica. “La Regione – spiega l’assessore regionale Fernanda Cecchini – non ha mai bloccato alcuna discarica – ha sottolineato – ma ha il compito di far rispettare ai gestori le normative e per quanto riguarda Borgo Giglione abbiamo chiesto al gestore di presentare entro tre mesi, termine che scadrà a metà gennaio, un progetto di consolidamento, nell’ottica del principio di precauzione circa il sussistere di problemi di stabilità, e il gestore a sua volta ha confermato l’invio. Un progetto – ha ribadito – che siamo pronti a cofinanziare con 1 milione di euro per dare una svolta a un ‘empasse’ che ha messo in difficoltà il sistema rifiuti e consentire nel 2019 la riapertura parziale della discarica“.

“La Regione fa la sua parte – ha proseguito Cecchini – perché si tratta di una discarica pubblica e la riattivazione è importante così come gli uffici regionali hanno approvato il progetto di revamping che andrà a risolvere le criticità dell’impianto di Ponte Rio, ma i gestori e gli stessi Comuni del sub Ambito, a cominciare da Perugia, devono porsi per primi il problema di una discarica non attiva, di impiantistica obsoleta, della necessità di far ricorso ad accordi interregionali“.

Quanto alla riorganizzazione complessiva del servizio, Cecchini ha informato che “nel 2018, stando ai dati a disposizione che ancora non sono definitivi, dovremmo raggiungere circa il 63% di raccolta differenziata e ci avvicineremo – ha detto – all’obiettivo del 65% fissato dal Piano e dalle precedenti delibere regionali. Anche se non l’abbiamo centrato su tutto il territorio regionale, siamo soddisfatti perché registriamo un andamento di crescita che dal 2015 ci ha portati ad un aumento del 12 per cento, su cui ha inciso in maniera rilevante la riorganizzazione e l’ampliamento della raccolta domiciliare, come è avvenuto a Terni, che ora è al 70%, e a Perugia che nel primo semestre dell’anno superava il 62 per cento di raccolta differenziata“.

Sull’accordo interregionale con le Marche per lo smaltimento di rifiuti urbani, l’assessore ha ricordato innanzitutto che “si tratta soltanto di 10mila tonnellate a fronte di una produzione di 450mila tonnellate. Immaginiamo che verrà chiesta una proroga e avremo comunque la prospettiva anche di accordi fuori per la collocazione del Css, il combustibile solido secondario la cui produzione è prevista dal Piano regionale“.

In Umbria – ha rilevato – pur tra difficoltà, il sistema regionale ci permette di garantire una gestione virtuosa senza incenerire i rifiuti, mandarli all’estero o lasciarli in strada, così come avviene in altre parti d’Italia. Se rispetto alla situazione del 2015 è stato fatto un balzo in avanti, è merito dei cittadini che fanno la raccolta differenziata e complessivamente dei gestori e dei Comuni. Stiamo andando avanti, meglio che nel passato, e gli obiettivi che ci siamo posti, in linea con quelli europei, sono raggiungibili, ma a patto che ognuno faccia la sua parte“.

Nella delibera approvata dalla Giunta regionale si confermano per ciascun Comune gli obiettivi di raccolta differenziata, con particolare riferimento all’obiettivo del 72,3% di raccolta differenziata entro il 2020.

Si stabilisce, tra l’atro, per i Comuni che non hanno provveduto a completare la riorganizzazione dei servizi di raccolta domiciliare e che nel 2018 non hanno raggiunto l’obiettivo di raccolta differenziata del 65%, che sono comunque tenuti a conseguirlo nel 2019, e in ogni caso che i gestori, nelle more della approvazione del Piano d’Ambito Regionale, sono tenuti a presentare entro il 30 giugno 2019 un piano di riorganizzazione dei servizi di raccolta domiciliare dei rifiuti urbani e assimilati al Comune di competenza e all’Auri. L’Auri è tenuta all’approvazione entro il 31 luglio 2019.

La Giunta regionale formula all’Auri la raccomandazione di accelerare il processo di coordinamento dei flussi dei rifiuti e l’ottimizzazione dell’uso degli impianti regionali anche al fine di incrementare l’efficienza del sistema regionale e quindi del contenimento dei costi, promuovendo altresì ogni possibile iniziativa volta ad incrementare il recupero ed il riutilizzo di materia;

Si stabilisce che a partire dal 2019 i Comuni che non hanno raggiunto gli obiettivi derivanti dalla politica nazionale e regionale in materia di raccolta differenziata (65% e 72,3%) e che hanno destinato al conferimento in discarica un volume di rifiuti eccedente quello loro assegnato, sono tenuti al versamento di un contributo ad Auri per il finanziamento della nuova impiantistica necessaria al raggiungimento degli obiettivi regionali, in particolare funzionali al recupero di particolari tipologie di materiali anche sulla base di specifiche esigenze regionali.

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