Un’intera giornata di nuove ricerche ha avuto luogo ieri (12 dicembre) alla diga del Furlo, dove Riccardo Branchini – il 19enne di Acqualagna (Pu) scomparso ormai quasi due mesi fa – aveva lasciato l’auto nella notte tra il 12 e il 13 ottobre.
Il robot sottomarino
Vista l’impossibilità di svuotare la diga (come richiesto dalla famiglia) la Prefettura ha infatti deciso di riprendere le perlustrazioni con un robot sottomarino a comando remoto – il Rov – grazie anche all’aiuto di squadre tecniche dei vigili del fuoco provenienti da Napoli, coordinate dai colleghi di Pesaro, e di decine di sommozzatori.
11 ore di ricerce senza esito
Dalle 7 di mattina fino alle ore 18 sono state dunque utilizzate queste apparecchiature sofisticate con telecamere e sonar, in grado di scendere nelle profondità fangose dell’invaso – mai raggiunte prima per problemi di sicurezza – e di eseguire una sorta di “ecografia” dello spazio acquatico per rilevare eventuali oggetti presenti (o un corpo umano).
Nonostante l’avanzata tecnologia, però, di Riccardo nessuna traccia. Una notizia comunque buona – appare ormai improbabile (anche se non del tutto certo) che il corpo del giovane si trovi nella diga – perché nutre ancora di più le speranze della famiglia e di tutti su un possibile allontanamento volontario del 19enne.
“Riccardo nella diga non c’è”
“Riccardo nella diga non c’è – ha dichiarato l’avvocato dei genitori Elena Fabbri – Dopo un’attenta attività disposta dalla Procura della Repubblica di Urbino arriva la conferma che i macchinari altamente performanti usati non hanno trovato Riccardo in acqua. Le ricerche continuano, tutti insieme con un obiettivo comune: trovare Riccardo”.
“Con questa strumentazione abbiamo veramente controllato tutta la diga, qualsiasi anfratto” ha commentato il Prefetto Emanuela Saveria Greco, anch’essa sul luogo delle ricerche. Presente anche il Procuratore di Urbino Cosimo Rastrelli, che ha aggiunto: “Lo svuotamento della diga rimane un‘ipotesi non praticabile per tanti motivi, sia per la sicurezza delle persone e per i possibili danni ambientali. Tanto è stato comunque fatto direttamente dal gestore, che ha ridotto di molto la profondità delle acque per agevolare la perlustrazione”.
Il fascicolo per istigazione al suicidio e gli altri misteri
Escludendo in qualche modo la presenza di Riccardo in quella diga, le indagini dovranno ora vertere su altri orizzonti, anche quelli di una possibile fuga all’estero. Va ricordato che la Procura di Urbino ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio.
Inoltre sono ancora molte le domande che aspettano una risposta: dal contenuto della lettera ritrovata dal cugino, al messaggio “buona vita” lasciato sul borsone dell’amico, fino a quelle due ore di buco tra le 0.14 (momento della partenza da casa) e le 2.30, quando il custode della diga aveva sentito arrivare un’auto e sbattere uno sportello. A svelare molti di questi interrogativi potrebbero essere anche il pc e lo smartphone del 19enne, tuttora sotto la lente degli inquirenti.