Dieci anni fa moriva Carmelo Bene, "Il qui presente, assente...". Poca memoria per un grande protagonista della cultura italiana - Tuttoggi.info

Dieci anni fa moriva Carmelo Bene, “Il qui presente, assente…”. Poca memoria per un grande protagonista della cultura italiana

Redazione

Dieci anni fa moriva Carmelo Bene, “Il qui presente, assente…”. Poca memoria per un grande protagonista della cultura italiana

Ven, 16/03/2012 - 16:23

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(Carlo Vantaggioli)- Il 16 marzo del 2002 moriva Carmelo Bene. Alla fine se ne sono ricordati solo quelli di Rai Radio3 che gli hanno dedicato una intera settimana di richiami e citazioni nella programmazione quotidiana. Nella ricorrenza, gli amanti appassionati del lavoro dell’artista sono stati gli unici ad avere una parola di memoria, nei blog o in qualche giornale, per un uomo che ha dato moltissimo alla cultura italiana.

Al di la del piacere o meno, del gusto personale, Carmelo Bene rappresenta un unicum nel contesto delle arti italiane. Ha spaziato dal teatro al cinema alla letteratura, unicità legata indissolubilmente alla voce e a tutto quello che l’artista ha potuto dire e fare con essa. Un Carmelo Bene visto male dalla nomenclatura culturale del paese, come artista da odiare, perché rompeva gli schemi dell’arte teatrale negli anni ’60 introducendo concetti come “l’anti-democraticità della cultura”, ovvero il principio secondo il quale si poteva ritenere di essere in possesso della stessa solo dopo aver dedicato allo scopo tutto l’impegno intellettuale e tutta la tensione morale di cui un uomo è capace.

Quella tensione, che Bene coltivò abbondantemente, coniando sulfuree definizioni per coloro che vivevano di cultura in maniera più o meno militante. “Gazzettieri” definiva sprezzante i critici teatrali, o come quando nelle picaresche discussioni degli anni ’90 al Maurizio Costanzo Show, intratteneva per ore il pubblico disprezzandolo con la famosa definizione di se stesso “ Il qui presente, assente…”. Una lista interminabile di suoi lavori testimonia la profonda ricerca su temi come, solo ad esempio, la voce, il linguaggio, l’assenza, la phonè. Il tutto mediato da una cultura letterale davvero impressionante. Solo alcuni intellettuali comprendevano appieno il genio dell’artista e tra questi, Montale, Flaiano, Pasolini, Moravia. Fu molto amico di Gilles Deleuze e Pierre Klossowski, conobbe e frequentò Jaques Lacan.
L’influenza tardiva di Jules Laforgue lo porta a rivedere i suoi Amleto e Pinocchio trasformandoli in qualcosa d’altro rispetto ai lavori degli anni ’60. Nella cinematografia è un pietra d’angolo Nostra Signora dei Turchi che vinse anche il Leone d’Argento al Festival di Venezia del 1968. Chi scrive ricorda invece un vecchio documentario del 1980 ( visto alla Rai, tv di stato allora ancora degna di tale menzione ed onore), in cui il regista Sandro Bolchi in appena una 15ina di minuti racconta la svolta di Bene che inizia il suo periodo cosiddetto concertistico e della macchina attoriale, arrivando ad esibirsi alla Scala di Milano con un memorabile Manfred in forma di concerto accompagnato dalle musiche di Robert Schumann. Bolchi con una fraseggio che desta una profonda nostalgia per la grammatica corretta e lo stile prezioso e non aulico, si intrattiene con un Carmelo Bene ispirato sul bel canto e la liederistica. Preziosa testimonianza del lavoro che l’artista seguirà da li in poi sui misteri della voce. Pochi altri hanno compiuto studi analoghi, avendo a disposizione anche lo strumento adatto, la voce appunto. Due nomi possono meglio rappresentare il tipo di percorso, Demetrio Stratos, anima e leader indiscusso degli Area, gruppo musicale degli anni ’70 e John De Leo, conosciuto ai più come ex-cantante leader dei Quinto Rigo. Ma eccettuato Stratos, forse il più dotato dei tre, in termini di strumento vocale, Carmelo Bene resta la summa di un percorso complesso e monumentale sulle varie forme dell’attore non più “re-citante”, ma piuttosto “non attore” nel “non luogo” del teatro, appunto il celeberrimo “qui presente assente”.
Un vero peccato che nessuno se ne sia ricordato nel decennale della scomparsa, contando ancora l’opera beniana una folta schiera di attenti estimatori. Ci saremmo aspettati anche un piccolo richiamo in manifestazioni adatte come il Festival dei Due Mondi, e chissà che il M° Ferrara non ci pensi.
In fondo all’articolo, perché si possa apprezzare ciò che Carmelo Bene è stato, piacendo o meno al pubblico, segnaliamo i link del documentario di Sandro Bolchi ( in due parti ), un celebre esercizio per sola voce di Demetrio Stratos ( Flautofonie), ed un brano dell’ultima produzione di John De Leo da solista ( Vago Svanendo)

Carmelo Bene in Musica – L'ultima provocazione – Parte 1 (1980)

Carmelo Bene in Musica – L'ultima provocazione – Parte 2 (1980)

Demetrio Stratos- Flautofonie

John De Leo- Vago Svanendo


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