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Dialettando / Rubrica di dialetto folignate doc a cura dell’Accademia ‘Lu Tribbiu’

Redazione

Dialettando / Rubrica di dialetto folignate doc a cura dell’Accademia ‘Lu Tribbiu’

Lun, 24/02/2014 - 16:09

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“CHI SE SCALLÒ CAMPÒ, CHI MAGNÒ CREPÒ” = Per sopravvivere è più importante scaldarsi che mangiare.

Questo proverbio ci ricorda i disagi degli inverni del tempo che fu. Si intende far capire che durante l’inverno la necessità di riscaldarsi e mettersi adeguatamente al riparo dalle intemperie, è prioritaria persino rispetto a quella del nutrirsi. In passato infatti, l’unica fonte di riscaldamento nelle case, era rappresentata solo dal camino ed in seguito, dalla stufa cosiddetta “cucina economica” a legna o carbone.

“SU LU CAMINO CI STONNO : LI CAPOFOCHI, LA PALETTA, LU SCUPÌTTU, LU SUFFIJTTU, LE MAJOLE.”

Sul camino si trovano: gli alari, la paletta, una piccola scopetta (generalmente di saggina), il mantice e le molle, dal latino molle(m) = cedevole, atto a prendere e rilasciare. Il termine MAJOLE potrebbe derivare dal latino mallèus = martello, maglio, il cui diminutivo è magliolo. Tra gli attrezzi a corredo del camino c’era “LU SPITÒNE” = “lo spiedo” che è parte del girarrosto, il quale può girarsi con la carica incorporata oppure a mano, con l’apposita manovella. L’arrosto infilzato sullo spiedo si posiziona sopra la brace e – durante la cottura – per non farlo seccare, viene unto “CO’ LU PILOTTU” = “scartoccio fatto con carta paglia riempito di lardo macinato e vari aromi”. Il suo grasso, sciogliendosi al calore, ricade sull’arrosto insaporendolo. Dal centro del camino pendeva una lunga catena di ferro, alla quale veniva appeso lu CALLÀRU (caldaio o paiolo) dal latino calidarium = calderone e caldaia = caldaia per cuocere. Il recipiente era particolarmente capiente e largo, dalla forma “tozza”. Per questo una persona corpulenta veniva spesso paragonata alla forma del caldaio. La lunga catena a volte veniva tolta dal camino in occasione di temporali particolarmente violenti, onde evitare di attrarre fulmini, un’usanza legata a credenze popolari e scaramantiche.

“AMMÀZZETE SE CCHE TRIPPA C’HAI MISSU SU! ME PARI ‘N CALLÀRU!” = Accidenti, come ti sei ingrassato! Mi sembri un caldaio. O ancora, come ammonimento: “SE N’ TE LA SMITTI DE MAGNA’ A QUATTRO GANASSE, DIVENTI LARGU COME ‘N CALLÀRU” = Se non la smetti di mangiare con così tanta ingordigia, rischi di diventare largo (corpulento) come un caldaio. Non mancano espressioni di minaccia legate al termine, la più comune e conosciuta: “SE TTE CHJÀPPO A ZZAMPÀTE, TE FO’ ‘N C.LU COME ‘N CALLÀRU!” = Se ti prendo a calci, ti faccio un sedere gonfio come un caldaio!

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