Anche a Terni si svolge la giornata nazionale “Dai un calcio al mal di testa”, grazie alla collaborazione tra l'amministrazione comunale di Terni, la Società italiana per lo studio della cefalea, le associazioni di volontariato, i sanitari dell'Azienda Ospedaliera di Terni coordinati dal dr. Gregorio Iannone e i medici della Asl 4 guidati dal professor Giovanni Mazzotta, responsabile della neuropsichiatria infantile.
Per sabato 8 maggio, a partire dalle ore 9 per tutta la giornata, è previsto l'allestimento di un gazebo in piazza Europa dove tutti i cittadini possono rivolgersi per richiedere informazioni sulle cause e, soprattutto, sui rimedi per fronteggiare il mal di testa.
“La cefalea – spiega il professor Mazzotta – è un problema clinico ampiamente rappresentato in età evolutiva. Varie ricerche epidemiologiche hanno infatti dimostrato come nella fascia di età 2-18 anni l'esperienza del dolore cefalalgico possa interessare il 20-30% dei soggetti. In età adulta queste percentuali si riducono significativamente, ma è importante ricordare che oltre il 70% dei soggetti adulti riferisce che la loro cefalea ha avuto inizio in età giovanile”.
Le cefalee più preoccupanti sul piano clinico – diagnostico sono le cefalee secondarie, vale a dire quelle cefalee che sono espressione di alterazione dei vasi sanguigni cerebrali (aneurismi, malformazioni artero – venose), di fenomeni infiammatori, degenerativi o neoplastici che interessano le strutture anatomiche del cranio con gli organi di senso annessi (osso, meningi, cervello, seni nasali e paranasali, apparati visivo, acustico, etc).
Questi tipi di cefalea rappresentano il 10-15% di tutte le cefalee, mentre la rimanente percentuale è occupata dalle varie forme di cefalea primaria.
Secondo i criteri classificativi dell'International Headache Society (2004), le forme di cefalea primaria sono: l'emicrania con aura e senza aura con vari sottotipi, che rappresentano il 30-35% delle cefalee primarie; la cefalea tensiva, sia episodica e cronica, che rappresenta il 40-45% della patologia e la cefalea a grappolo (1-2%).
“In età evolutiva non bisogna poi dimenticare – spiega sempre il professor Mazzotta – le sindromi periodiche dell'infanzia definite comunemente precursori dell'emicrania, quali i dolori articolari ricorrenti o di “crescita”, le chinetosi (mal d'auto), la vertigine parossistica benigna dell' infanzia, il vomito ciclico e l'emicrania addominale”.
Riguardo alla distribuzione fra i sessi, la cefalea, fino al momento della pubertà, è equamente rappresentata nei due sessi mentre dopo la pubertà aumenta considerevolmente nelle ragazze con un rapporto di tre femmine rispetto ad un maschio. Questo è dovuto al fatto che il ciclo mestruale con le sue variazioni ormonali nei soggetti geneticamente predisposti faciliti l'insorgenza dell'emicrania.
Da ricordare poi che nei soggetti predisposti la cefalea giovanile insorge spesso a seguito di alcuni fattori scatenanti come lo stress psicoemotivo, gli impegni scolastici eccessivi (ad esempio il tempo pieno della scuola dell'obbligo), gli insuccessi scolastici, la situazione di tensione familiare o carenza (separazione, divorzio, lutti, etc.); la competizione patologica; lo stress fisico prolungato; il digiuno; la stimolazione intensa dei sensi (odori forti, luci forti) e del sistema vestibolare (viaggi in auto); abitudini irregolari di vita (orari pasti, ritmo sonno veglia, durata del sonno, etc) e allergeni alimentari.
Nell'intervento terapeutico è esperienza scientifica che un corretto stile di vita contribuisce a ridurre la frequenza degli attacchi. Il medico esperto di questa problematica potrà inoltre suggerire un intervento di tipo psicologico, passando dal counseling al biofeedback, alle tecniche di rilassamento fino alla psicoterapia nelle forme più gravi.
Per garantire questo complesso processo diagnostico e terapeutico è importante la modalità di lavoro dello specialista mediante la “presa in carico” del cefalalgico e dei genitori.