Mentre Gubbio si riempie di manifesti con i “Grazie” a David Sassoli, in seguito alla lettera di quest’ultimo inviata ai comitati anti Css, alcuni rappresentanti dell’industria cementiera, interpellati da Tuttoggi, hanno voluto attenuare gli “eccessivi trionfalismi”.
Dagli ambienti del settore, direttamente coinvolti nelle polemiche di questi mesi, fanno infatti notare che la stessa missiva del presidente del Parlamento europeo, “se letta con attenzione, non va certo a dar ragione ai comitati né tanto meno va contro le direttive europee in merito all’uso di combustibile solido secondario nei cementifici”.
“Nella lettera di Sassoli – fanno notare – c’è un passaggio fondamentale che i comitati hanno omesso di sottolineare”, come si nota anche nei cartelli che tuttora colorano la città.
“Il presidente, infatti, – ribadendo comunque il nobile impegno e interesse dei cittadini per le sorti dell’ambiente – offre a quest’ultimi uno ‘strumento’, ‘la commissione europea delle petizioni’, a cui rivolgersi qualora ritengano ‘disattesa la direttiva sulle emissioni inquinanti’, ‘motivandone anche la segnalazione’. Solo a quel punto, se l’organismo istituzionale valutasse la fondatezza della segnalazione, trovasse cioè effettive inadempienze rispetto agli obblighi imposti dalle normative europee, ‘potrà agire presso la commissione europea’, la quale valuterebbe a sua volta una procedura d’infrazione”.
Non resta che aspettare, dunque, il prossimo passo dei comitati, per vedere se accoglieranno davvero l’invito di Sassoli a presentare una petizione (motivata) all’apposita commissione. Ma è proprio sulle motivazioni che gli esperti del settore lasciano trasparire dubbi a riguardo, ribadendo come “l’uso del Css nei cementifici sia legittimato direttamente dalla normativa europea, la nuova direttiva ETS 2018/410/UE”.
“La sopracitata normativa – aggiungono – dice che i cementifici devono diminuire le emissioni di CO2, essendo l’Europa un’avanguardia a livello mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici. Per far ciò occorre togliere parte del combustibile fossile dal processo produttivo e sostituirlo (parzialmente) con del combustibile alternativo, il ‘famoso’ Css. L’Europa questo lo pretenderà dal 1 gennaio 2021. Quindi anche gli stabilimenti eugubini dovranno adeguarsi”.