Situazione critica per la raccolta del tartufo – sia nero che bianco – in Umbria a causa anche dei cambiamenti climatici degli ultimi anni. Con l’offerta che non riesce a soddisfare la domanda di prodotto. A lanciare un grido d’allarme, spiegando i contorni di questo fenomeno e lanciando un appello alle istituzioni locali e nazionali – Regione in primis – anche in merito allo sviluppo maggiore della tartuficoltura, è l’associazione tartufai – tartuficoltori “Pietro Fontana”, guidata da Italo Placidilli.
Riportiamo di seguito la nota integrale dell’associazione.
Per il Tartufo Bianco (T. magnatum Pico) la stagione di cerca e raccolta volge al termine ed è il momento di fare un resoconto sull’andamento della raccolta. In molte parti d’Italia ci si è lamentati per una forte contrazione dei quantitativi, al punto che gli esperti del settore hanno parlato della peggiore annata degli ultimi 40 anni. Di fatto da Nord a Sud, in tutte le aree più o meno vocate, le quantità trovate non sono riuscite a soddisfare le esigenze del mercato, creando delle forti impennate dei prezzi. In generale dobbiamo riscontrare che l’influenza climatica, con il caldo eccessivo e la siccità, ha danneggiato la crescita del Tartufo, dando pezzature al di sotto della norma con qualche sporadica eccezione. Al contrario, invece, si è avuta una eccellente qualità aromatica. Oltre al clima, altro complice importante va ricercato nel super sfruttamento delle tartufaie naturali. In questo, la nostra regione non fa eccezione, e pertanto necessita che i politici si confrontino sempre più con gli esperti e le associazioni del settore, per definire un piano a lungo termine in grado di risollevare la produzione ed evitare il collasso di questo prezioso prodotto, tanto legato alla storia, alle tradizioni e all’economia di larga parte del nostro stesso territorio. Si prenda in esame con i Tecnici Universitari ed il CNR il Tartufo Bianco (T. magnatum Pico), incentivando le pratiche della buona pratica tartuficola sia per quanto riguarda le tartufaie Controllate che Coltivate; si faccia riferimento alle esperienze di tanti esperti Tartuficoltori che da anni stanno facendo questa attività, si facciano leggi che sostengano con appropriati contributi lo sviluppo di questa attività preziosa soprattutto per le aree interne montane, ed infine si ritorni alla salvaguardia delle proprietà private là dove vengono svolte attività agricole che provvedono anche al mantenimento/miglioramento dell’habitat naturale.
La raccolta del Tartufo Nero (T. melanosporum) è iniziata il primo dicembre 2024 e si chiuderà il 15 marzo 2025. Per capire cosa sta accadendo ad oggi, dobbiamo suddividere la materia in due parti: ciò che avviene nelle Tartufaie Naturali (libere) e ciò che avviene nelle Tartufaie Coltivate e Controllate. Per le Tartufaie Naturali dobbiamo riscontrare ciò che da oltre 20 anni sta accadendo, ed ora più che mai: una fortissima contrazione della raccolta e moltissime tartufaie non danno più Tartufi. Tutto ciò è da attribuire al cambiamento climatico, con tanto caldo e poca acqua, ma le cause maggiormente incisive vanno ricercate nello spopolamento delle aree montane, (con il venir meno dell’attività manutentiva dell’uomo e dell’azione del pascolamento che teneva a freno la vegetazione creando le giuste condizioni ambientali per la vita e l’insediamento di nuove tartufaie) e nel super sfruttamento delle tartufaie, che oltre al danneggiamento, facilmente riscontrabile, non lascia il minimo corredo sporifero alle tartufaie stesse, mentre le ultime ricerche ci dicono che la presenza delle spore è alla base dell’innesco produttivo. Altro capitolo è quello relativo alle tartufaie coltivate o controllate dove con le corrette pratiche colturali si riesce ad avere un prodotto di alta qualità ma con quantità che non riescono a sopperire alle necessità del mercato nazionale e tantomeno a quello della nostra Regione, che nel campo della lavorazione del tartufo è all’avanguardia. Così molti trasformatori importano dall’estero prodotti a volte anche qualitativamente mediocri e questo non si evidenzia in alcuna etichetta, come ugualmente l’uso di prodotti sintetici.
Diciamo basta, portiamo a conoscenza degli utilizzatori finali ciò che troveranno nel loro piatto.
Per entrambe le specie di Tartufo facciamo appello alle istituzioni Regionali e Nazionali affinché si incentivi e si sostenga la tartuficoltura, cominciando con l’emanazione di una legge che permetta una sana e corretta coltivazione e cura delle tartufaie, facendo in modo che si realizzi una attività con risvolti sociali ed economici capaci di ripopolare i nostri paesini di montagna, prendendo ad esempio la Spagna dove in alcune zone, in 10 anni, si è riportato i giovani a curare la terra. Questo, in particolare, nella zona di Mora de Rubielos ove da 10 anni ad oggi hanno piantato circa 3.300.000 piantine su oltre 11.000 ettari, passando da 7 a 600 associati, ed esportano circa 100 tonn di Tartufo Nero Pregiato (parte anche in Italia). Nelle locali scuole di primo livello oggi sono iscritti oltre 160 bambini contro i 52 di qualche anno fa.
Egregi politici, fate in modo di recepire totalmente la direttiva UE dove il tartufo è un prodotto agricolo a tutti gli effetti.
Noi operatori del tartufo una proposta condivisa con molti altri operatori del settore l’abbiamo avanzata. La politica la faccia propria e si inizi a pensare al futuro di questo comparto, altrimenti migliaia di tartufaie, indotto collegato, andranno incontro a un declino sicuro e le ripercussioni saranno tali, che il tartufo prima avrà dei prezzi fuori mercato e poi andrà incontro a una vera e propria estinzione. Una luce di speranza c’è ma bisogna agire.