Corruzione nel carcere spoletino di Maiano. E’ arrivato alle battute finali il processo che deve far luce sui fatti avvenuti all’interno del penitenziario fino al 2009. Un giro di certificazioni mediche false, prodotte sotto compensi in denaro e preziosi, che permettevano ai detenuti di ottenere sconti di pena o addirittura gli arresti domiciliari. Une ventina le persone coinvolte nelle indagini, tra cui spicca il nome dell’allora dirigente sanitario del carcere. Il quale in realtà, avendo chiesto all’epoca di essere giudicato con la formula del rito abbreviato, è stato già condannato in primo grado a 3 anni e dieci mesi di reclusione. Condanne anche per altre sei persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta, mentre in 15 erano stati rinviati a giudizio e sono ancora in attesa di conoscere le loro sorti.
Ieri, di fronte al collegio penale del tribunale di Spoleto composto dai giudici Bellina (presidente), Laudenzi e Olivieri (a latere), è stato escusso uno degli imputati, un detenuto. Stando alla sua testimonianza l’ex dirigente sanitario avrebbe avvicinato sua moglie per suggerire un metodo illecito per far ottenere i domiciliari al marito. Nello specifico l’uomo ha parlato di una decina di certificati medici che sarebbero costati la bellezza di 5mila euro cadauno.
C’era anche il medico ieri in aula, per testimoniare. Si è però avvalso della facoltà di non rispondere, che gli è stata concessa visto il suo coinvolgimento come imputato in un processo sostanzialmente parallelo. La prossima udienza è stata calendarizzata il 4 novembre prossimo, data in cui dovrebbe finalmente arrivare la sentenza.
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