“L'apprendistato sta diventando talmente costoso da scoraggiarne l'utilizzo da parte delle imprese. Siamo all'assurdo: per insegnare un mestiere si deve pagare”.
L'allarme viene dal Presidente di Confartigianato Imprese Perugia – Massimo Nocetti – e dal Segretario – Stelvio Gauzzi – per le norme che minacciano questo istituto.
Dopo che la Finanziaria dello scorso anno ha introdotto contributi previdenziali per gli apprendisti, arriva ora il salario minimo. Infatti, il Ministero del Lavoro, in risposta ad un'istanza di interpello presentata da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, ha fornito una interpretazione della legge secondo la quale la retribuzione degli apprendisti non può essere inferiore per più di due livelli rispetto alla qualifica per la quale sono stati assunti. Ciò senza tenere conto di quanto previsto dalla contrattazione collettiva. In pratica, un vero e proprio salario minimo d'ingresso.
La Confartigianato Nazionale si è rivolta al Ministro del Lavoro Cesare Damiano con una lettera nella quale sollecita “un intervento urgente finalizzato a riconsiderare la posizione assunta dal Ministero e a riaffermare la centralità del ruolo della contrattazione collettiva nella disciplina dell'apprendistato”.
“L'interpretazione del Ministero – spiegano Nocetti e Gauzzi – sancisce di fatto un salario minimo degli apprendisti e quindi lede l'autonomia e la libertà sindacale, privando la contrattazione collettiva della fondamentale prerogativa di stabilire il salario dei lavoratori. Inoltre grava di pesanti costi e quindi penalizza l'uso di un istituto quale l'apprendistato che ogni anno garantisce la formazione di tantissimi giovani e che da sempre rappresenta il principale canale di ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro e costituisce lo strumento principale di trasmissione del sapere e delle abilità tecniche e professionali”.
Inoltre, Nocetti e Gauzzi avvertono che “l'interpretazione ministeriale avrà pesanti ripercussioni sulle trattative per il rinnovo dei contratti dell'artigianato. Nei mesi scorsi sono stati rinnovati alcuni contratti nazionali di lavoro (il più recente è quello siglato lo scorso 11 ottobre e riguarda il settore legno-arredamento) che hanno determinato il salario degli apprendisti sulla base del tradizionale e condiviso principio della gradualità crescente con l'anzianità di servizio. Ora l'interpretazione ministeriale rischia di interferire pesantemente sia sui contratti già rinnovati, provocando gravi elementi di incertezza, sia sui contratti collettivi nazionali di lavoro in corso di rinnovo”.