Orvieto è al centro del secondo libro fi Tondelli "Pao Pao". Tondelli ha prestato il servizio militare nella città della rupe
Martedì 19 aprile arrivano a Orvieto le riprese del film La solitudine è questa, diretto dal regista Andrea Adriatico, e dedicato allo scrittore Pier Vittorio Tondelli, scomparso nel 1991 a causa dell’Aids, a soli 36 anni. Il progetto tra documentario e fiction vede la partecipazione di due attori, Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, e uno dei sette scrittori coinvolti, nati proprio in quegli anni 80 raccontati da Tondelli, cioè Alcide Pierantozzi, ed è sceneggiato da Grazia Verasani, Stefano Casi e lo stesso Adriatico, che insieme hanno scritto il film Gli anni amari, il biopic dedicato a Mario Mieli uscito nel 2019.
Orvieto protagonista con “Pao Pao”
Le riprese si concentrano tra aprile e maggio nei luoghi della biografia di Tondelli, dal paese natale di Correggio (Reggio Emilia) alla città degli studi a fine anni 70 Bologna, dall’Aquila dove il primo libro Altri libertini fu sottoposto a sequestro e processo a Orvieto che è al centro del secondo libro Pao Pao, e ancora Rimini, epicentro dei “postmoderni” e goderecci anni 80 raccontati nell’omonimo romanzo, Milano, dove Tondelli portò a compimento importanti progetti editoriali, e Berlino, città che rappresenta il tema del viaggio e dell’altrove così centrali nella sua opera.
La soltidune di Tondelli
Sulle orme di Tondelli e della sua “solitudine”, i due protagonisti incontrano 7 scrittori contemporanei “under 40” (che richiama l’impegno di Tondelli per gli scrittori “under 25”), ovvero Jonathan Bazzi, Angela Bubba, Viola Di Grado, Paolo Di Paolo, Claudia Durastanti, Alessio Forgione e Alcide Pierantozzi, che raccontano il “loro” Tondelli attraverso le sue opere: Altri libertini (l’opera prima che fu sequestrata per oscenità e lanciò Tondelli all’attenzione del pubblico e della critica), Pao Pao, Dinner party, Rimini, Un weekend postmoderno, Bigliatti agli amici, Camere separate (l’ultimo doloroso romanzo sulla malattia e la morte). La scrittura di Tondelli prende forma grazie ai volti, alle voci e ai corpi di Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, intervist-attori, che offriranno una visione alle pagine dei romanzi.
La produzione è di Cinemare con Pavarotti International 23 srl, con il sostegno del Ministero della Cultura e il contributo della Regione Emilia-Romagna.
Pier Vittorio Tondelli
Pier Vittorio Tondelli, uno dei più importanti e seminali narratori europei del Novecento e uno dei testimoni più importanti e acuti dei suoi anni. Il docufilm La solitudine è questa (frase dal suo ultimo romanzo Camere separate) è al tempo stesso il racconto di un autore che ha narrato il sogno dei suoi coetanei al di là del bene e del male; che ha dato voce ai sogni dei ragazzi più giovani, sollecitati con il progetto di scrittura Under 25; e che ha trasferito la sua omosessualità nelle pagine di racconti e romanzi, rappresentandola dalle visioni più oltraggiose di Altri libertini agli accenti più intensi e universali di Camere separate, passando per gli acuti sguardi generazionali di libri come Pao Pao e Rimini, di un’opera teatrale come Dinner Party, e delle sue cronache giornalistiche (poi raccolte in Un weekend postmoderno). Il documentario è soprattutto il racconto della sua produzione letteraria di scrittore, ma anche di un’epoca passata (gli anni 70/80) e al tempo stesso delle generazioni di oggi, in cerca di radici e di futuro.
Morte per Aids
Questo viaggio inizia il giorno del trentesimo anniversario della sua scomparsa. Tondelli è morto di AIDS, un acronimo che all’epoca faceva ancora paura e vergogna (e che lo scrittore scelse di non dire), il 16 dicembre 1991 a Correggio, il paese emiliano dove era nato il 14 settembre 1955, 36 anni prima, e dove è sepolto nel cimitero della frazione di Canolo.
La lost generation
Partendo dai suoi romanzi e dalle sue invenzioni linguistiche, così come dalle parole di 7 scrittori di oggi, i due personaggi vanno alla scoperta di un autore “del passato”. Ridando corpo e voce alle pagine di Tondelli, all’insegna della solitudine. Perché al di là del mestiere di scrivere, solitario per eccellenza, risalta la componente introspettiva di un narratore che ha vissuto in prima linea le contraddizioni della sua epoca, trascrivendola sulla propria pelle, al punto da divenire il cantore prediletto di un’intera “lost generation” postmoderna.
Un film-viaggio
Anche per questo il film è un viaggio: un viaggio nei suoi libri e un viaggio nelle sue città: Correggio (città natale), Bologna (città degli studi), L’Aquila (città del “terremoto” esistenziale simboleggiato dal sequestro del suo primo libro Altri libertini), Orvieto (città di riferimento del suo servizio militare), Rimini (città simbolo degli anni 80 da lui descritti), Milano (città dove ha vissuto e lavorato negli ultimi anni), Berlino (città emblematica del suo rapporto con l’Europa).
Il regista Adriatico su Tondelli
Per il regista Andrea Adriatico, “Tondelli si è fatto carta assorbente del suo tempo in presa diretta, ha abbracciato la cultura della notte e l’interdisciplinarietà tra le varie forme artistiche, cinema, musica, teatro, moda, fumetto etc, tutti elementi che hanno caratterizzato il suo linguaggio ma che hanno anche fortemente condizionato quello dei narratori nati dopo di lui. Una solitudine che è anche quella del viaggiatore: Tondelli era un viaggiatore instancabile, amava celebrare la provincia e mitizzare l’Europa e l’America come terre di libertà e piacere. Viaggiare però non era solo conoscere altre città, altre lingue, andare a Berlino o Tunisi sulle orme di autori e artisti amati; spesso bastava una discoteca di Rimini o Riccione per osservare la gente. E così lo immaginiamo: capace di isolarsi nel rumore più assordante, prendendo mentalmente i suoi appunti e intrecciando ineludibilmente vita e scrittura“.