Prima trasformati in salami, poi spezzati in due da una mossa di taekwondo. E ora “tagliati” come fossero droga. Non c’è pace, insomma, per i Ceri di Gubbio che, soprattutto in questi giorni, sono stati al centro del dibattito cittadino per l’uso della loro immagine fatto dalla Fita (Federazione Italiana Tekwondo). Polemiche a non finire, con il sindaco Stirati in prima linea a chiedere, una volta per tutte, “un formale atto di tutela”. I Ceri sono un patrimonio e gli eugubini non sono certo disposti a vederci fare dell’ironia o altri usi d’immagine.
Dopo appena un giorno dalla “denuncia” del logo dell’associazione sportiva, è però apparsa su Facebook un’altra immagine alquanto equivoca dei tre simboli della città: in un manifesto del Movimento 5 Stelle Umbria, a favore dei controlli antidroga per consiglieri e assessori regionali, sono infatti apparse, sotto una mano con tanto di banconota arrotolata, tre strisce di cocaina che rimandano appunto ai tre Ceri (foto). Chiaramente l’intenzione grafica è quella di un richiamo al simbolo della Regione Umbria (va ricordato, infatti, che nel logo della Regione spiccano proprio i tre Ceri di Gubbio), ma il popolo eugubino dei social, già abbastanza sconvolto dai Ceri “spezzati”, si è lasciato andare a svariati commenti di rabbia e disgusto, chiedendo rispetto a gran voce.
Da parte loro i pentastellati si sono difesi dichiarando che per una campagna antidroga rivolta all’ente regionale, doveva essere usata necessariamente un simbolo che richiamasse la regione Umbria. Il consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd), eugubino doc, ricordando i due episodi sopracitati come “vere e proprie offese verso l’istituzione regionale, i simboli che la rappresentano e i suoi rappresentanti”, ha presentato un’interrogazione sul caso alla Giunta di Palazzo Donini:
E’ il momento di dire basta all’uso improprio dell’immagine dei Ceri, spesso oltraggiati e offesi da associazioni o, fatto ancor più grave, movimenti politici. I Ceri non sono solo il simbolo di una città ma di un’intera comunità regionale, emblema di una identità fondata sulla solidarietà e il senso di appartenenza. Per questo, il loro uso improprio e offensivo va sanzionato con tutti gli atti che la Regione Umbria è in grado di intraprendere
“Questo – conclude Smacchi – è un fenomeno che non può più essere tollerato. E’ necessario che la Regione valuti tutte le possibilità giuridiche e amministrative a sua tutela, affinché il simbolo dell’Umbria non sia più oggetto di vergognosi attacchi per mere campagne di promozione commerciale o, peggio ancora, per interessi di bottega politica”.